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 2019  aprile 21 Domenica calendario

Il re del porno che salvò Lolita

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Cosa mai può venire fuori dalla tua vita se a quindici anni disegni per tuo padre la copertina della prima edizione mondiale di Tropico del Cancro? È accaduto a Maurice Girodias (1919- 1990), il fondatore dell’Olympia Press, “il re del porno”, “l’editore crociato contro l’oscurantismo puritano e proibizionista”. Lui invece diceva: «La libertà deve essere totale: deve governare le nostre vite, le nostre attitudini, il nostro punto di vista». Era la Parigi di metà anni Cinquanta, ma accadeva lo stesso a New York e a Londra; tirava ovunque una brutta aria d’inquisizione. «Il mio obiettivo è depravare e corrompere». «Devi renderlo più zozzo», così incitava i suoi autori. In una manciata d’anni infila una lista impressionante di grandi nomi: Beckett, Miller, Durrell, Nabokov, Donleavy, Burroughs, Nin. Non leggeremmo Lolita o Molloy o Il pasto nudo se Girodias non avesse lottato per farli pubblicare.
È il padre a mettere a punto il metodo. Jack Kahane è un immigrato inglese di origini ebraiche che ha scelto Parigi come dimora. Nel 1929 fonda la Obelisk Press con l’intento di creare una zona protetta per gli scrittori a cui avevano messo la museruola nel paese d’origine. Comprava i diritti a prezzi irrisori e pubblicava i libri in inglese a Parigi, propinandoli a un folto pubblico di espatriati. Tropico del Cancro, Winter of Artifice di Anaïs Nin, perfino alcuni frammenti del Finnegans Wake. L’occupazione di Praga del 15 marzo 1939 fa precipitare tutto. Ad aprile viene approvata una legge sulla censura e molti dei libri della Obelisk vengono sequestrati. Miller leva le tende e Maurice adotta il cognome della madre, Girodias. Il 2 settembre Kahane muore e il figlio, per reazione, fonda una casa editrice, Édition du Chêne, specializzata in libri d’arte. Ma Girodias ha bisogno di denaro, così riprende in mano il giocattolo paterno e fa ristampare Tropico del Cancro e Tropico del Capricorno con in copertina la scritta «Jane Eyre di Charlotte Brontë»: un colpo di genio. Le vendite sono consistenti e così Girodias sforna una manciata di classici, tra cui il vecchio thriller erotico Fanny Hill di John Cleland, che fa centomila copie. Quando perde Les Édition du Chêne ha già in testa di costruire «il più grosso baluardo contro tutte le censure». Ma c’è una novità. Girodias si è accorto di un gruppo di giovani intellettuali squattrinati riuniti attorno a una rivista d’avanguardia, Merlin. Con fare smargiasso si offre come finanziatore e garante; promette il grande salto. Capitanati dal ventiseienne Alexander Trocchi, un talento affogato nella sregolatezza, questa banda di scapestrati dialoga con Ionesco, Neruda, Miller, Sartre, e scopre Beckett pubblicando un estratto di Watt (rifiutato da parecchi editori inglesi). La collaborazione viene presto estesa alla nuova casa editrice fondata da Girodias, la Olympia Press. Le regole d’ingaggio sono memorabili: li invita a cena e quando la girandola alcolica raggiunge il punto di non ritorno tira fuori un taccuino con le sinossi di futuri romanzi erotici (Perizoma, Cosce bianche, A bocca a aperta, Scuola per mogli). È a partire dai titoli più gettonati che avveniva la spartizione, più o meno a caso. Lo stesso per i nom de plume (Carmencita de Las Lunas, Count Palmiro Vicarion, Harriet Daimler). Tiratura cinquemila copie, due settimane di tempo. Il primo è Trocchi (Frances Lengel) con Helen and Desire.
La censura arriva, certo, ma è un po’ ottusa e Girodias trova sempre il modo di aggirarla: a volte basta cambiare il titolo (Helen and Desire diventa Desire and Helen) e i funzionari non se ne accorgono. Chiunque passa di lì e ha un minimo di talento viene assoldato, parenti e amici compresi. Poi c’è la storia di Lolita.
Non c’è bisogno di renderlo più spinto: le righe trasudano una peccaminosità mai vista prima. Girodias si rende subito conto che il libro ha un incantamento ferino. Negli Stati Uniti e in Inghilterra non l’ha voluto nessuno, come se avesse la rogna. Girodias ne fa due volumi, e l’accoglienza è una sequela di stroncature ed esaltazioni: per John Gordon, sul Sunday Express, è «pornografia a ruota libera»; Graham Green sul Sunday Times lo definisce la migliore uscita del 1955. Gli ufficiali si presentano più impettiti del solito e portano via casse di libri. Due anni di interdizione, e si arriva al paradosso: mentre la versione di Gallimard scala le classifiche, a Parigi la Lolita dell’Olimpia Press non si trova. Certificato il “valore letterario” il libro esce in Inghilterra e in America (centomila copie in tre settimane) e, a stretto giro, in tutto il mondo, anche se parecchie librerie si rifiutano fieramente di venderlo. Girodias e Nabokov sono ai ferri corti («non voglio stare in mezzo a quella paccottiglia»); il contenzioso giudiziario dura un decennio, ma entrambi guadagnano un mucchio dei soldi. Mentre la Olympia apre sedi in tutta Europa, in Francia de Gaulle torna al potere e nel 1960 riesuma una vecchia legge dal nome spettrale (“Contro i libri che oltraggiano le buone maniere”) che agisce perfino sui volumi non ancora pubblicati. Girodias viene interdetto per otto anni e gli viene comminata una multa stellare. A levare le tende ci mette pochissimo, destinazione America, ma l’esperienza nel Nuovo Mondo non è esaltante: fonda nuovi marchi e finisce male. In particolare con un libro: President Kissinger, la storia di un americano nato all’estero che diventa presidente degli Usa. Una girandola di accuse, il visto che scade all’improvviso, Girodias è di nuovo nei guai (anche perché nel frattempo aveva perfino fatto un libro contro Scientology). Ci aveva visto lungo anche quella volta.