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 2019  aprile 21 Domenica calendario

Il sesso dopo il tumore

Tacciono per pudore, imbarazzo, rassegnazione. E intanto soffrono una crisi personale e spesso di coppia, dopo aver dovuto affrontare un tumore. La vita intima di molti pazienti viene travolta dal cancro e sebbene esistano diversi rimedi a cui possono ricorrere, due sono gli ostacoli principali che devono superare: primo, parlarne con un medico che li possa aiutare; secondo, le donne devono pagare i sussidi di tasca propria, mentre gli uomini che necessitano di farmaci contro la disfunzione erettile dopo le terapie oncologiche possono riceverli con la copertura da parte del Sistema sanitario nazionale. 
«Si tratta di problemi che interessano moltissimi malati, anche molto tempo dopo aver superato le terapie» dice Stefania Gori, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica. «E la questione è ancora più “grave” se si pensa che oggi sempre più pazienti guariscono o convivono anche per molti anni con un tumore: potrebbero vivere bene, hanno diritto a una piena qualità di vita di cui fa certamente parte anche un’intimità soddisfacente. Fondamentale che gli interessati ne parlino con i medici e che gli oncologi che li hanno in cura infrangano il tabù, intavolando un discorso che può essere imbarazzante». 
Se per i costi a carico delle donne c’è una certa rassegnazione, visto che il Ssn fa sempre più fatica a garantire le costosissime terapie salvavita per molte patologie, almeno sul fronte dell’informazione ci sono ampi margini di azione. Perché e come il cancro interferisce con la sfera sessuale? «I trattamenti per la cura dei tumori che colpiscono le donne possono provocare alterazioni transitorie o permanenti che incidono negativamente sulla sessualità femminile» spiega Giorgia Mangili, responsabile dell’Unità di Ginecologia Oncologica Medica al San Raffaele di Milano. «Interventi chirurgici (rimozione delle ovaie), radioterapia pelvica, chemioterapia possono compromettere l’attività ovarica inducendo uno stato di menopausa precoce che può contribuire all’insorgenza di disfunzioni sessuali dovute alla carenza ormonale. Anche la somministrazione di farmaci ormonoterapici (tipici nella cura del cancro al seno) può provocare una serie di sintomi che minano l’intimità».
L’insieme dei sintomi (vampate di calore, sudorazioni, affaticabilità, disturbi del sonno, secchezza vaginale, dolori durante i rapporti e diminuzione della libido) non differisce da quelli che si presentano nella menopausa fisiologica, ma insorgono più repentinamente e sono percepiti, in particolare dalle donne più giovani, come più fastidiosi e difficili da accettare.
«Secchezza vaginale e dolore durante i rapporti sono sicuramente i disturbi più frequentemente riferiti» continua Mangili, che è anche ideatrice di Salute allo Specchio, un percorso dedicato alle donne in cura per patologie oncologiche per ritrovare il sorriso e la fiducia in sé. «La secchezza è causata principalmente dalla carenza di estrogeni che determina cambiamenti della mucosa vaginale che si assottiglia e diventa atrofica e viene meno la normale lubrificazione». 
Anche gli uomini possono avere problemi se hanno subito un intervento nell’area pelvica (retto, ano, vescica, testicoli o prostata), sono stati sottoposti a radioterapia in questa zona o hanno fatto chemioterapia.
«Non è solo una questione di erezione, ma anche di calo del desiderio e perdita della libido (dovuti ai farmaci per chi fa ormonoterapia), oltre a un generale malessere psicologico che non consente di avere una soddisfacente vita sessuale» dice Alberto Lapini, presidente della Società Italiana di Urologia Oncologica e responsabile della Prostate Cancer Unit all’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi di Firenze. «E vanno poi considerati anche anche climacturia (perdita di urine al momento dell’orgasmo), orgasmo doloroso o meno intenso del solito».
Difendere la sessualità è possibile, sia a livello chirurgico, con interventi che salvino quando è fattibile le aree interessate, sia adottando determinati accorgimenti nella zona quando si deve irradiare. Sono determinanti anche il sostegno psicologico e la consulenza con i sessuologi. 
«La questione è molto soggettiva: alcune persone sono così angosciate per la propria sopravvivenza che ritengono irrilevante ogni altro aspetto» sottolinea Paolo Gritti, presidente della Società Italiana di Psiconcologia. «E, almeno nei primi tempi, neppure ipotizzano una relazione intima. Altre, invece, sono disorientate per non aver avuto un’adeguata informazione circa gli effetti a lungo termine dei trattamenti sulla sessualità o dei consigli su come gestirla. Sarebbe opportuno che i medici li indirizzassero verso chi può dare loro un sostegno; senza dimenticare che il contatto intimo e il piacere derivanti dall’attività sessuale, come la tenerezza e l’affetto che ne conseguono, possono essere d’aiuto ai pazienti».