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 2019  aprile 21 Domenica calendario

Lo stadio tagliato dall’Equatore

In questi giorni molti fanno il ponte e questa rubrica si adegua, facendo un giretto per il mondo e partendo dallo stadio di Fazendinha, a Macapà. Che è la capitale dello stato di Amapà, nordest del Brasile. Confina a nord con la Guyana francese, a sud e a ovest con lo stato di Parà mentre a est ha grandi spiagge sull’Atlantico. Il campo di calcio ha una caratteristica: è attraversato dalla linea dell’Equatore, che lo divide esattamente in due. Metà si trova nell’emisfero australe, metà in quello boreale. Nel ’90, in un’amichevole, ci giocò anche Zico. Lo stadio è dedicato a Milton de Souza Correa, gloria sportiva locale. I tifosi però lo chiamano Grande Zero: 0° 0’ 0” la latitudine. Costruito nel 1989 (fonte: Avvenire) e mai ultimato per mancanza di fondi, dispone di una sola tribuna centrale, non ha copertura, in compenso sono molto buone le condizioni del terreno. Può ospitare 10mila spettatori. Eduardo Galeano (9) lo definì “il palcoscenico della giustizia”, spiegando: «È l’unico posto al mondo dove nord e sud si affrontano in parità di condizioni». Da Macapà a Cerro Maggiore, Lombardia. Giovedì sera s’incontrano la Virtus Cantalupo e la Rescaldinese, Seconda categoria. Partita che conta, tra la penultima e l’ultima. Alla Rescaldinese servono i 3 punti per continuare a sperare. L’arbitro, 19 anni, è di Abbiategrasso. Molti spettatori, tra cui i bambini delle scuole calcio. Primo tempo tranquillo, poi cresce la tensione. Allenatore e vice della Rescaldinese protestano esageratamente per un rigore secondo loro negato. La tensione continua a crescere. Per doppia ammonizione l’arbitro espelle due giocatori ospiti, poi un altro e un altro ancora. Rimangono in 7 e parte la caccia all’uomo, dopo che i tifosi si sono picchiati in tribuna e i più agitati sono stati accompagnati fuori dallo stadio. La fonte (Qn) scrive che c’era aria di linciaggio. L’arbitro inseguito e minacciato si rifugia tra i giocatori della Virtus, che fanno scudo, e sospende la partita. I giocatori della Rescaldinese si rifanno rompendo le porte dello spogliatoio e allagandolo. Il Giudice sportivo si pronuncerà giovedì. Da Cerro Maggiore a Bruxelles. All’interno de La Maison Degand, «una delle cattedrali del lusso più sfrenato» scrive la fonte, Sw, c’è un calciobalilla. E allora? Allora, costa 80mila euro. Ne esistono solo due esemplari, opera dello scultore francese Stéphane Cipre. L’ha commissionata Jacques Lichtenstein, procuratore di calciatori. Ha una società, Play Art, che lavora sul rapporto tra calcio e opere d’arte. Per esempio, produce Barbie in divisa da calciatrici (20mila euro) e ciascuno è libero di chiedersi se siano opere d’arte. Tra i soci di Lichtenstein c’è Thomas Meunier, terzino del Psg e della Nazionale belga. Nel calciobalilla di Cipre figurano grandi calciatrori di tutti i tempi: Di Stefano, Puskas, Pelé, Maradona, Cruyff, Messi, Sergio Ramos (non si capisce perché). Manca CR7, non diteglielo. In compenso ci sono le tribune per cosiddetti vip e, per i nip, solo posti in piedi a bordocampo. Tutte le miniature sono scolpite a mano. Peso: oltre un quintale. Consiglio del creatore artistico: mai utilizzarlo per giocare. Voto: 4. Da Bruxelles a Kireka, slum di Kampala, capitale dell’Uganda. Damiano Tommasi e Simome Perrotta hanno inaugurato un campo di calcio in erba per i ragazzini, inserito nella scuola primaria e secondaria Luigi Giussani. Giocare ma soprattutto studiare. La scuola è importante. Da Kampala a Mestre. In una notizia con titolo a una colonna il Corsera racconta di un docente, ex segretario di Forza Nuova, che su Facebook ha scritto: “La Costituzione è un libro di m…buono per pulirsi il c…”. Il concetto è chiaro, i puntini sono del Corsera e, trascrivendo, non posso cancellarli. Scrive ancora della senatrice Segre: “Sta bene in un simpatico termovalorizzatore”. Il ministro dell’Istruzione, Bussetti, ha chiesto verifiche dopo l’esposto in Procura di un gruppo di genitori. Di grazia, di quali verifiche ha bisogno? Il docente insegna Storia dell’arte all’istituto alberghiero Barbarigo. Era già stato segnalato “per aver inneggiato alla violenza e all’odio razziale”. A tipi come lui non faccio pubblicità, solo le iniziali: S.S, ma che combinazione. Varie. Titolo della settimana (7,5) quello di Libération sull’incendio della guglia a Parigi: “Notre Drame”. Angolino della poesia. La prima, completa, è di Zuzana Boryslawska. “Le lacrime” è il titolo. “Tolsero gli artigli al gatto/ e volevano che graffiasse/ tolsero la voce all’usignolo/ e volevano che cantasse/tolsero l’argilla alla terra/ e volevano che fiorisse/ ci hanno tolto le lacrime/ e vogliono che ridiamo”. La seconda, di Alfonso Gatto, è intitolata “25 aprile”, ma che combinazione, mutilata delle prime 10 righe. “Tutto quel giorno ruppe nella vita/con la piena del sangue, nell’azzurro/il rosso palpitò come una gola./ E fummo vivi, insorti con il taglio/ridente della bocca, pieni gli occhi,/piena la mano nel suo pugno: il cuore/ d’improvviso ci apparve in mezzo al petto”.