Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  aprile 20 Sabato calendario

Le api sul tetto di Notre-Dame sono salve

PARIGI «Per le api, i gas di scarico delle auto non sono niente rispetto agli insetticidi e ai pesticidi che vengono usati nella campagne. Le api muoiono nei campi, ma stanno benissimo in città», dice Nicolas Géant, che dopo avere piazzato le sue prime arnie sul tetto del Grand Palais ha cominciato nel 2013 a produrre miele sul tetto di Notre-Dame. 
Non aveva previsto le fiamme, ma le sue 200 mila api hanno resistito anche all’incendio di lunedì: tra quel che si è salvato, oltre alla struttura portante della cattedrale, le due torri, i rosoni, le statue, la corona di spine e l’organo, ci sono anche le tre arnie.
«Guardando le foto dal satellite si vede il tetto che è bruciato, il buco creato dal crollo della guglia, ma loro ci sono ancora». Sant’Ambrogio, patrono di Milano ma anche delle api, ha ascoltato le sue preghiere. «La polizia e i vigili del fuoco non mi hanno ancora permesso di salire a controllare – dice Géant —, ma spero di poterle rivedere la settimana prossima. Mi hanno detto di averle viste entrare e uscire dalle arnie una volta spento l’incendio, quindi si sono salvate. Ai primi segni di fumo le api reagiscono cercando di proteggere la regina e tendono a non uscire dall’alveare». L’apicoltore dice di avere ricevuto messaggi da tutto il mondo, «dall’Europa ma anche dall’America del Sud, dal Giappone, dal Sudafrica». 
Ogni arnia produce circa 25 chili l’anno di miele, che viene venduto al personale di Notre-Dame. «Produrre miele sul tetto della cattedrale era il mio sogno», dice Géant, che con la sua azienda Beeopic fornisce materiale per produrre miele in città. Le api «buckfast», più docili di altre, sono usate a Notre-Dame ma anche all’ospedale pediatrico Necker, e nelle arnie piazzate in altri luoghi celebri di Parigi: l’Arco di Trionfo, l’Opéra, il Louvre, e sul tetto della Tour d’Argent, il ristorante nei pressi di Notre-Dame che usa il miele autoprodotto per i sui famosi piatti all’anatra e per i dessert. La sorte delle api di Notre-Dame fa parte delle buone notizie che hanno seguito il dramma dell’incendio di lunedì. Il sollievo nel vedere la cattedrale danneggiata, ma ancora in piedi ha provocato in Francia un momento di comunione nazionale. 
Il presidente Macron, che ha annunciato una ricostruzione a tempo di record entro cinque anni, sta risalendo nei sondaggi: l’ultima ricerca BVA diffusa ieri indica una popolarità al 32 per cento, tre punti in più rispetto al mese scorso. Macron torna al livello del settembre 2018, ovvero prima dei gilet gialli. Oggi la cattedrale verrà circondata da un «perimetro di sicurezza» per proteggerla dai manifestanti nel giorno del «23° atto» della protesta. 
Il ministro dell’Interno Christophe Castaner teme nuovi scontri e schiera 5.000 agenti nella capitale. La conferenza stampa del presidente prevista mercoledì scorso e poi rinviata per l’incendio a Notre-Dame si terrà giovedì prossimo: in quella sede Macron annuncerà le nuove misure che, nelle intenzioni, dovrebbero chiudere la crisi dei gilet gialli.