La Stampa, 20 aprile 2019
Stalin è popolarissimo
Il sanguinario Stalin è sempre più popolare nella Russia di Putin. Un recente sondaggio del centro demoscopico Levada rivela che il 70% dei russi giudica positivamente il ruolo svolto dal dittatore sovietico nella storia della Russia. Si tratta di un nuovo record che fa impallidire tutti i risultati precedenti e che secondo gli esperti ha due cause principali: il patriottismo acritico seminato negli anni dal Cremlino e l’abbassamento degli standard di vita che provoca una nostalgia irrazionale per il passato.
Nel 2016, i russi che apprezzavano Stalin erano il 54% del totale, il 32% degli intervistati diceva però di avere un’opinione negativa del satrapo rosso responsabile della morte di milioni di innocenti. Adesso a «bocciare» Stalin è appena il 19% dei russi. Ma l’elemento forse più preoccupante è che il 46% dei 1.600 individui interrogati dal centro Levada ritiene che le repressioni dello stalinismo siano «totalmente» o «in qualche modo» giustificate dai successi raggiunti all’epoca dall’Urss. Solo il 45% del campione sostiene invece che i progressi tecnici e la vittoria nella Seconda guerra mondiale non bastino a far dimenticare gulag ed esecuzioni sommarie. Un bel passo indietro rispetto al 60% del 2008.
Le cause principali
Ma come è stato possibile arrivare a questo punto? Una grossa fetta di responsabilità ricade sulle spalle di Vladimir Putin, che in questi anni ha mostrato un atteggiamento ambivalente nei confronti di Stalin. Da un lato il leader del Cremlino prende le distanze dall’artefice del Grande Terrore, ma dall’altro lo esalta come il fautore della vittoria contro le truppe naziste nella Seconda guerra mondiale e come colui che trasformò l’Urss in una grande potenza.
In Russia, tv e testi scolastici diffondono una versione idealizzata della storia nazionale. Si concentrano sui successi di Mosca, soprattutto su quelli militari, e sfiorano appena i crimini del regime sovietico. Lo scopo è quello di diffondere il patriottismo e compattare i russi attorno al loro leader, Vladimir Putin. Per centrare l’obiettivo sono stati mobilitati persino bambini e adolescenti: sono già mezzo milione i ragazzini tra gli 8 e i 17 anni che indossano il basco rosso della Yunarmiya, un gruppo paramilitare creato tre anni fa per diffondere tra i più giovani il culto della patria e delle sue forze armate. Non è quindi un caso se - come sottolinea l’analista del Centro Levada Karina Pipia - non solo i più anziani ma persino gli under 25 hanno un’idea «irrazionale e romantica» del passato sovietico e della figura di Stalin.
C’è però anche qualcos’altro dietro l’impennata della popolarità di colui che il poeta Mandelštam chiamava con disprezzo «il Montanaro del Cremlino». «Stalin è visto come un personaggio che garantiva giustizia sociale», spiega Pipia, secondo cui i risultati del sondaggio sono in parte dovuti al malcontento per la situazione economica non fiorente e per l’impopolare riforma che ha innalzato l’età in cui si può andare in pensione. La pensa così anche il sociologo Leonty Byzov. «Stalin - afferma - comincia a essere percepito come un simbolo di giustizia e un’alternativa all’attuale governo, ritenuto ingiusto, crudele e insensibile». La riforma delle pensioni ha ridotto il consenso attorno a Putin, che resta comunque molto alto. A fare da parafulmine per le iniziative impopolari c’è sempre il governo del fedele premier Dmitry Medvedev. I russi in compenso hanno in grande considerazione un criminale come Stalin. Nell’ultimo film di Hellboy, il demone protagonista apostrofa la strega Baba Yaga: «Mi ricordo - le dice - come hai cercato di evocare il fantasma di Stalin». Ma in Russia hanno sostituito Stalin con Hitler. A ognuno il suo dittatore.