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 2019  aprile 20 Sabato calendario

Intervista a Barbara Bonansea, calciatrice della Juve



Fino a poco tempo fa sarebbe stata una scena impensabile. Al termine di un allenamento Nike, con un gruppo di giovani calciatrici di 15-16 anni (sul campo della Scarioni di Milano), i selfie con Barbara Bonansea equivalgono le richieste di foto con Andrea Pirlo. Stesso entusiasmo per uno dei più forti centrocampisti di sempre e per una stella di Nazionale e Juventus Women, vicina al 2° scudetto di fila: manca l’ultimo scatto oggi a Verona per chiudere davanti a Fiorentina e Milan (tre squadre in due punti a una giornata dalla fine), in contemporanea ai colleghi maschi che, curiosamente, dovrebbero festeggiare allo Stadium proprio contro i viola.
«Incredibile. Io e Andrea trattati come idoli alla pari», dice Barbara, 27 anni, ala tutta dribbling, l’espressione raggiante di chi sta vivendo un sogno di un intero movimento.
Sta succedendo tutto velocemente: l’Allianz Stadium, completamente esaurito per Juve-Fiorentina, un altro scudetto vicino, il Mondiale tra due mesi.
«È tutto rapido. Che bello incontrare queste ragazze che vogliono diventare come me.
Prima sognavano di emulare Cristiano Ronaldo. Io stessa da bambina ero ignorante. Non conoscevo il calcio femminile.
Adesso immagino gli stadi pieni in Francia per il Mondiale. Sarà stupendo vedere tanta gente in tribuna per noi donne».
Ronaldo resta un mito.
«Dai tempi della finale europea persa con la Grecia nel 2004. Gli altri del Portogallo delusi, Cristiano distrutto. Mi dissi che dovevo iniziare a seguirlo.
Finalmente sono riuscita a conoscerlo. Me lo sono trovato davanti e non sapevo cosa dire.
Mi sono bloccata. Troppo emozionata. Adesso posso andare a vederlo dal vivo».
Nello stadio che si è riempito per voi.
«Un punto di non ritorno. Non avrei mai creduto di vedere 40mila persone per il calcio femminile. Ricordo una rimessa laterale. Ho avuto tempo di guardarmi intorno. E ho visto la gente che faceva la "ola" per noi. Era bellissimo. Mio padre e mio fratello piangevano commossi».
Famiglia di calciofili?
«Sì, ma non dico per quale squadra tifano. Hanno qualche difetto», scherza Barbara sulla fede granata dei familiari, lei che è sempre stata juventina.
Perché il calcio femminile piace sempre di più e a sempre più persone?
«È un calcio più puro. Aiutiamo a tornare alle origini. Avverto ancora scetticismo. Però le persone iniziano a commentare positivamente le nostre giocate.
Dicono che sono lente, ma diverse. Teniamo meno la palla e non restiamo a terra dopo un fallo. Cerchiamo subito di segnare. A me piace andare in verticale, dritta verso la porta avversaria».
Fuori dal campo?
«Sono appena diventata zia. La mia prima nipote è nata tre giorni fa. Si chiama Benedetta: BB come me. E studio Economia all’università di Torino. Ma faccio schifo ( ride) ci sto mettendo troppo a laurearmi. Non è facile conciliare studio e calcio».
Qual è l’obiettivo dell’Italia
nel Mondiale che parte il 7 giugno?
«Il sogno è vincerlo. L’ambizione è quella di passare il primo turno e fare più strada possibile. Siamo un gruppo che sta bene insieme».
L’unica delusione di questa stagione è stata l’eliminazione prematura in Champions.
«Abbiamo pagato lo scotto dell’esordio. Se torneremo, avremo più esperienza. Anche il Mondiale ci aiuterà a crescere.
Oltre alla competitività in aumento nel campionato».
Ha detto no al corteggiamento del Lione perché è juventina. Ma è facile farsi tentare.
«Deve cambiare qualcosa. Tante giocatrici vogliono venire in Italia attirate dal nome Juventus, Fiorentina o Milan. Il professionismo sarebbe un traguardo stupendo. Non è solo questione di soldi, ma di sicurezze maggiori. Ce lo meriteremmo. È vero che il Lione è fortissimo. Ma la terza o la quarta del campionato francese non ha nulla più di noi. Le abbiamo raggiunte».