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 2019  aprile 20 Sabato calendario

Gli affari della famiglia Arata



Una famiglia nel cuore di Matteo Salvini: gli Arata, padre e figli, legati da rapporti di improvvisa passione politica e affari con il leader della Lega. Il caso che riguarda la presunta tangente pagata da Paolo Franco Arata, 69 anni, ex deputato di Forza Italia, al sottosegretario alle Infrastrutture Armando Siri, per agevolare il viaggio di un emendamento sull’eolico all’interno della manovra Finanziaria, rivela qualcosa di più di un semplice legame illecito (se le accuse dei pm saranno provate) fra un corruttore e il corrotto. Ovvero una solida comunione di interessi fra Arata e i suoi stretti congiunti da un lato e il vicepremier dall’altro, che si è andata rinsaldando negli ultimi anni.
Quelli dell’ascesa del "Capitano".
La riprova arriva dal contratto che lega Federico Arata, figlio di Paolo Franco, al sottosegretario Giancarlo Giorgetti. Un incarico ottenuto dopo un periodo di frequentazione intensa degli uffici governativi del rampollo di casa Arata. Che giovedì, quando è esplosa la bufera su Siri, ha cancellato dal suo profilo Facebook alcune foto che lo ritraevano al Viminale.
Adesso i 5 stelle dicono di volerci vedere chiaro. E nelle prossime ore — secondo quanto filtra dai vertici — chiederanno espressamente a Salvini e Giorgetti se gli Arata siano tra i finanziatori della Lega.
Rischiando di acuire una crisi che è già nei fatti.
Ma chi è Federico Arata? 34 anni, laurea alla Luiss di Roma, banchiere con lavoro in Svizzera e curriculum lunghissimo: alpinista e viaggiatore «in 123 Paesi di sei continenti». Ma anche analista politico. È lui che fra il novembre e il dicembre del 2017 pianifica il viaggio negli States di Salvini, dandosi da fare per organizzare l’incontro a New York tra Trump e il segretario del Carroccio, avvenuto dopo una precedente visita americana di quest’ultimo — primavera 2016 — che si era conclusa con un controverso selfie col futuro presidente Usa, da qualcuno derubricato a photo- opportunity pagata 50 dollari. «Sono lo spin doctor della Lega», si presenta Arata junior a una delegazione di elettori del tycoon americano, preparando la trasferta salviniana. Anche quest’episodio, rivelato da L’Espresso, pone le basi per la costruzione della rete sovranista attorno all’attuale titolare del Viminale: è sempre il giovane manager, nel settembre del 2018, ad accompagnare Steve Bannon, ex capo stratega di Trump e guru nazional-populista, nel suo giro romano. Per poi continuare a frequentare gli ambienti della Lega di governo: al fianco di Salvini, di Giorgetti, ma anche del sottosegretario agli Esteri Guglielmo Picchi, leghista di provenienza forzista come Arata senior. Occhio alle date: Federico Arata — vicino all’Intellettuale dissidente, rivista che negli anni ha fatto da cerniera fra la destra sociale e la Lega nazionalista — segue per il Carroccio i rapporti internazionali già dal 2016. Mentre Paolo Arata, oggi indagato per corruzione con l’altro figlio Francesco, compare ufficialmente sulla scena nel luglio 2017, al convegno leghista di Piacenza "Facciamo squadra". Ci sono tutti i big. Oltre a Salvini, naturalmente: è in quell’occasione che il professore universitario si lancia in accorati complimenti per la Lega «che ha appena liberato la mia Liguria da un giogo»; ironizza su Corrado Clini, ex ministro del governo Monti «coinvolto in problemi di tangenti, arresti»; e conclude da dirigente di partito, dando un consiglio «all’amico Giorgetti»: «Se vinciamo le elezioni dobbiamo mettere molti uomini nostri nei posti giusti». Il leader è entusiasta di quel discorso, lo riprende in tre tweet.
Dopo la nascita del governo gialloverde, Arata senior si spende per mettere «gli uomini al posto giusto», facendo attività diplomatica anche in Vaticano per la nomina di Siri. E si muoverà per se stesso, il faccendiere in società con il prestanome di Messina Denaro: facendo pressione su Siri per far passare l’emendamento sanatoria sull’eolico e sfruttando vecchie amicizie per cercare sponde alla Regione Sicilia.
Chiama Gianfranco Micciché, il presidente dell’Ars che sedeva con lui sui banchi della Camera dal ‘94 al ‘96. Lo fa tramite Alberto Dell’Utri, fratello di Marcello, con cui il legame è rimasto forte. Al punto che Arata, e Siri, vengono visti come trait d’union tra Salvini e la vecchia guardia forzista. Non solo dai 5 Stelle. «Ho sempre avuto il sospetto che i due fossero cavalli di Troia di Berlusconi», racconta un leghista siciliano. L’ultimo ritratto colorito della famiglia (allargata) nel cuore di Salvini.