Libero, 20 aprile 2019
Gli africani piallano i seni
Venite a dirci adesso che è una tradizione altrui da rispettare in nome del relativismo culturale. Venite a dirci che sono le donne stesse a volerla e, come tale, non può essere condannata. Sarebbe piuttosto il tempo di alzare la voce contro questa ennesima pratica barbara ai danni del genere femminile, non meno atroce e non meno pericolosa di altri riti disumani come quello dell’infibulazione. Si chiama appiattimento del petto (in inglese, breast ironing) e consiste nel contenere o provare a ridurre la grandezza dei seni di bambine o adolescenti tramite strumenti rudimentali o attrezzi da cucina come pietre roventi, bastoni incandescenti, cinture, fasce elastiche e ancora mestoli e pestelli. La pratica è particolarmente diffusa negli Stati dell’Africa occidentale (dal Togo al Benin, dalla Guinea alla Costa d’Avorio) e soprattutto in Camerun, dove risulta che una donna su quattro (quindi circa 2 milioni e mezzo di ragazzine) sia stata sottoposta a questo trattamento, mentre in tutto il mondo sarebbero almeno 4 milioni i casi, secondo una stima fatta ora dall’organizzazione tedesca Giz, che ha diffuso i dati relativi sia al numero di vittime sia ai contesti in cui si verifica il fenomeno. pratica antica L’appiattimento del seno viene praticato perlopiù su bimbe e ragazzine tra gli 8 e i 12 anni ed è svolto in casa dalla madre o da altre donne di famiglia, trattandosi di una “tradizione” femminile tramandata di generazione in generazione: il classico caso di violenza perpetrata da donne su altre donne. Lo scopo ufficiale della pratica è ridurre l’appetibilità sessuale delle ragazze al fine di non renderle oggetto di molestie o stupri; e ancora, di prevenire gravidanze precoci e di permettere loro di proseguire gli studi, anziché costringerle a un matrimonio in giovanissima età (un seno già formato le renderebbe già maritabili).In apparenza, dunque, l’appiattimento del seno sarebbe una misura a tutela della donna, della sua sicurezza e perfino della sua libertà. Nella realtà si tratta di una vera e propria mutilazione sessuale che causa alla vittima profonde ferite sia fisiche che psichiche. Innanzitutto per i metodi con i quali viene svolta. Varie ricerche condotte sul campo da Pia Grassivaro Gallo, già docente presso l’Università di Padova, mostrano la sistematicità del trattamento sul seno di donne in età puberale: applicazioni quotidiane di pietre, bastoni o altri attrezzi bollenti, della durata di alcuni minuti, per cancellare il nocciolo all’interno e farlo scomparire e «rimandare indietro il seno», come riferiscono le testimonianze di alcune vittime, e poi obbligo di usare fasce e cinture costrittive durante il resto della giornata e la nottata. Il tutto protratto sistematicamente per uno o due mesi fino a che non si ottengono gli effetti sperati: un seno ridotto o svuotato. Studi medici hanno poi rilevato le conseguenze, a medio e lungo termine, che questa pratica può provocare: cicatrici e macchie, e ancora infezioni, accessi, malformazioni, per non parlare dell’insorgere di cisti o tumori al seno e di problemi in fase di allattamento, oltre ai traumi psicologici, come la depressione. L’aspetto forse più inquietante del fenomeno è che esso non è più limitato solo all’Africa, ma ormai attecchisce anche in Europa, soprattutto in Gran Bretagna, come conferma una recente inchiesta del Guardian, che ha riscontrato episodi di breast ironing su tutto il territorio nazionale, da Londra a Leeds, dall’Essex a Wolverhampton, perlopiù nella comunità camerunense e in quella nigeriana. In alcuni casi si tratta di donne che hanno subito questa tortura prima di trasferirsi in Europa, in altri di donne che lo hanno subito una volta trasferite. «Pensano che sia come un vaccino: è doloroso, ma aiuta», spiega al Guardian Karyne Tazi, il direttore esecutivo del Centro di assistenza per Donne e Famiglie di Wolverhampton.A contenere il fenomeno (relativo a circa mille donne in Gran Bretagna) non aiutano le leggi inglesi e di nessun altro Paese europeo, che non prevedono un reato specifico per chi commetta questa pratica; e semmai stabiliscono, in casi sospetti, solo l’affidamento ai servizi sociali per alcuni giorni della bambina vittima, per poi restituirla alla famiglia. Anche l’Onu, che pure ha inserito l’appiattimento del seno tra i crimini mondiali contro le donne, non ha ancora previsto un piano di contrasto. Ma forse, a garantire l’impunità di chi lo compie, concorre soprattutto il silenzio delle femministe che tacciono colpevolmente, forse perché ciò che accade in Africa è da accettare a prescindere, forse perché le violenze commesse da donne su altre donne sono un po’ meno violenze delle altre…