Libero, 19 aprile 2019
Riconosce la figlia in tv dopo 34 anni
È stato il momento più emozionante di sempre della televisione italiana, quello trasmesso in diretta mercoledì sera su Canale 5 davanti a un pubblico di quattro milioni di abitanti della penisola, tutti incollati al televisore con il respiro corto e le palpitazioni. Ospiti del programma “Live – Non è la D’Urso”, condotto dalla stacanovista indefessa Barbara D’Urso, due donne, vissute una a mille chilometri dall’altra per quasi 35 anni, ignorando la reciproca esistenza, hanno scoperto di essere madre e figlia. Dopo l’avvento dell’epoca dei reality-show, tuttora in corso, la quale ha reso protagonista la gente comune trasformandola in personaggio, Barbara ha segnato un ulteriore passo in avanti nella storia del piccolo schermo: la vita reale supera ogni immaginazione e non si consuma sull’Isola dei famosi o nella casa del Grande Fratello, bensì proprio in studio, accanto alla conduttrice, e in questo preciso istante, quello in cui mamma e figlia leggono il risultato di un esame del dna, che dissipa ogni dubbio riguardo il loro legame di sangue.
STORIA DRAMMATICA
Allorché Imma aveva partorito 34 anni fa, era una ragazza non sposata. Il giovane con cui aveva concepito la sua creatura era un calciatore appena andato via da Catanzaro, il quale neanche sapeva che sarebbe diventato padre. Nelle piccole comunità del Mezzogiorno rimanere incinta al di fuori del matrimonio e crescere un bimbo da sola è considerato tuttora inaccettabile e vergognoso, vero segno del degrado culturale che ancora affligge certe aree del nostro Paese. Al fine di evitare le malelingue, i pettegolezzi, gli sguardi maligni della gente, la madre di Imma si macchiò del delitto peggiore che possa essere fatto ad una genitrice: non appena nacque la bambina, di cui era nonna, non permise ad Imma nemmeno di abbracciare colei che aveva portato nel grembo per nove mesi, né di scorgerne il viso. Le comunicò che la neonata era nata morta e che di questa vicenda non avrebbero dovuto parlare mai più. Ma Imma, nel profondo del suo cuore, sapeva che quella non era la verità e che la sua pargoletta non era affatto deceduta, bensì le era stata strappata dalle braccia. Si sigillò nel suo dolore e andò avanti, come sanno fare le donne. Diversi anni dopo si sposò ed ebbe un’altra figlia, senza mai dimenticare la prima. Covava nell’animo questo suo segreto e di notte piangeva domandandosi: dove sarà la mia piccola? È felice? È amata? I decenni scorrono veloci, si susseguono le stagioni, i giorni si rincorrono. Un pomeriggio, mentre segue il programma di Barbara D’Urso “Domenica Live”, Imma vede sullo schermo una giovane showgirl di origine calabrese, Paola Caruso. Si sente mancare l’aria, il battito accelera, il cuore le dice che quella ragazza, che ha appena partorito e che è stata abbandonata dal padre del suo neonato, è la figlia che quasi 35 anni prima aveva messo al mondo e di cui le avevano garantito la morte. Paola è viva ed è la sua primogenita.
EMOZIONE INDICIBILE
Non riesce a trattenersi e confida alla sua secondogenita quella tragica vicenda, aggiungendo che è sicura che Paola Caruso è sangue del suo sangue. In effetti, quest’ultima è stata adottata proprio 34 anni fa ed è cresciuta in Calabria. Imma si mette in contatto con Barbara D’Urso, la quale parlando con la signora si rende conto che ciò che le sta narrando potrebbe essere vero e nota una certa somiglianza tra Paola ed Imma. Una mamma si fida del cuore di un’altra mamma. Ed ecco che si arriva al test del dna, del cui esito le donne sono venute a conoscenza mercoledì sera, insieme agli italiani. Ebbene sì: le due sono madre e figlia. Proprio ora che Paola ha più bisogno di lei, dal momento che si trova da sola a crescere un bimbo, la sua mamma arriva a lei per sostenerla e starle accanto. L’emozione ha invaso lo studio. Imma tremava e stava per svenire, Paola non riusciva a pronunciare una parola, Barbara lacrimava. Esiste qualcosa di più potente al mondo dell’amore materno? Esso vince le distanze temporali e spaziali, le menzogne, ostacoli e difficoltà. Il cerchio si è chiuso. Dopo quasi quattro decenni. Ma il tempo andato non conta. Conta quello che resta ancora da trascorrere insieme. Qualcuno da lassù ha ascoltato il dolore muto di una genitrice a cui è stata sottratta con l’inganno la sua ragione di esistere. E non è rimasto indifferente. E noi ci crediamo ancora con più forza: tutto è possibile. Miracoli inclusi.