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 2019  aprile 18 Giovedì calendario

Sergio Costa: «Nessun blocco ai soldi per il dissesto, sui rifiuti propongo una differenziata spinta»

Sergio Costa, Ministro dell’ambiente, è nato a Napoli.
Sergio Costa non si sente nel mirino della Lega. «E anche se fosse, ho spalle larghe». A chi lo accusa di ritardi nelle tante cose che il Movimento 5 stelle si è impegnato a fare su inquinamento, dissesto idrogeologico, clima, il ministro dell’Ambiente – già generale dei Carabinieri nella Terra dei Fuochi – ribatte spiegando ogni passo: dal decreto legge cantiere Ambiente alla raccolta differenziata “spinta”. Il governo ha stanziato 6 miliardi e mezzo per il dissesto idrogeologico. Ma quei soldi risultano fermi al suo ministero. Che succede? «Non sono fermi. Quella cifra copre il periodo che va dal 2019 al 2033. Sono 900 milioni ogni triennio. Poco più di 300 all’anno. Per spenderli, bisogna fare gli accordi di programma con le Regioni, i cui presidenti sono commissari per il dissesto». Lo avete fatto? «Sì. Abbiamo chiuso quelli con Abruzzo, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. Nell’ultimo anno sono stati tecnicamente impegnati 450 milioni di euro». Più di 300. Si può? «Certo perché c’è la compartecipazione della Regione. In più, abbiamo ancora i 320 milioni che vanno impegnati entro l’anno corrente. Di questi, 74 sono già stati destinati alle aree metropolitane. Per gli altri 250 abbiamo chiesto, sempre alle Regioni, se i piani individuati dal portale Rendis sono quelli giusti: se dicono sì, partiranno anche quei fondi». Sembra complicatissimo. E molto lento. «L’elefante si sta muovendo. Ma stiamo cercando di farlo correre. In due modi: permettendo di derogare a quanto deciso dall’algoritmo del portale Rendis, che tende a privilegiare le aree più popolose a scapito dei paesini. E con il decreto Cantiere Ambiente, che velocizza i tempi del 70 per cento. C’erano alcuni passaggi in cui sembrava di giocare a Monopoli, con i comuni costretti a ripartire dal via. Tutto questo finirà. E lo Stato sarà in grado di anticipare anche i fondi per la progettazione, a volte onerosa». Quando? «Il decreto ha fatto un primo passaggio in Consiglio dei ministri, è in conferenza Stato-Regioni perché è materia concorrente e poi ci sarà il varo definitivo. Si fa in tre settimane». Vedrà Greta Thurnberg? La ragazzina che sta scuotendo il mondo con i Fridays for Future. «Spero di farlo venerdì mattina, prima della manifestazione. Dove non vado perché non voglio dare l’impressione di metterci il cappello per una photo opportunity. I ragazzi devono manifestare liberi e sereni, senza colori e bandiere. È la loro forza». Lei è uno dei ministri più bersagliati dalla Lega. Secondo il ministro dell’Interno è il ministro del No. Si sente nel mirino? «Io ho le spalle larghe per la mia vita professionale, non mi sento nel mirino. In Consiglio si discute molto: quando sollevo una questione, dico come la risolverei e chiedo se ci sono alternative. Ma i problemi non si eludono». Come sulla Tav o sulle trivelle. Arriverete mai una sintesi? «Sono il ministro dell’Ambiente e devo tutelarlo. Ho il dovere costituzionale di dire che quel tracciato attraversa colline dove c’è l’amianto. O di chiedere a chi vuole fare una piattaforma petrolifera quanti rifiuti produce, dove li mette, per quanto tempo starà lì, cosa ne sarà dopo». Il suo no sui termovalorizzatori è contrastato in molte città sommerse dai rifiuti, come Roma. «Per avere un ritorno economico dai termovalorizzatori servirebbero minimo 20 anni. La direttiva europea sull’economia circolare ci impone di agire diversamente. Quello che propongo ai comuni è una raccolta differenziata spinta». Che vuol dire? «Che la Tari non va pagata in base a dove si vive, ma in base a come si smaltisce. Vanno premiati i comuni che raggiungono gli obiettivi stabiliti. E anche i singoli cittadini». Ci sarà nel decreto crescita la norma che toglie l’impunità ambientale per i vertici Ilva? «Non dipende da me. Ma ci abbiamo lavorato e mi auguro di sì. Siamo tutti uguali davanti alla legge. L’immunità era a scadenza, ma non bisogna lasciare nulla all’interpretazione».