Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  aprile 18 Giovedì calendario

Vogue non mette in copertina Melania Trump

Evitiamo di fare un paragone tra le due su base estetica perché sarebbe ingeneroso. Così come dobbiamo riconoscere che una si è guadagnata sul campo onori professionali che l’altra ha acquisito soprattutto grazie a un illustre matrimonio. Detto questo, il punto è un altro: perché Anna Wintour, la direttrice della nota rivista di moda americana Vogue, rifiuta di mettere in copertina l’immagine della prima donna degli Stati Uniti, ossia Melania Trump? Per carità, chi è capo di un’azienda privata può fare quello che gli pare. Però suona abbastanza strano che la più importante testata femminile d’Oltreoceano – che esibisce spesso in copertina il volto delle donne più potenti, coinvolte in qualche modo in politica – ignori del tutto l’immagine, peraltro mica male, della moglie del titolare della Casa Bianca. È come se, fatte le debite proporzioni, una testata politica di sinistra in Italia non parlasse mai di Salvini perché non le sta a genio; o se un giornale di destra francese omettesse di nominare l’odiatissimo Macron, che pur sempre presidente della Repubblica resta. 

DONNE LEADER
Allora a pensare male forse non si sbaglia, soprattutto dopo le dichiarazioni della Wintour che, intervistata dalla Cnn, pur senza nominare Melania, di fatto ha spiegato le ragioni per le quali rifiuta di mettere il suo visino sulla pagina buona di Vogue: «Le donne di cui tracciamo un profilo nel magazine», ha detto, «sono quelle che sosteniamo, quelle che riteniamo leader. Soprattutto dopo la sconfitta della Clinton nel 2016, riteniamo che le donne debbano avere una posizione di leadership. Sono donne che riteniamo essere icone in grado di ispirare le donne da una prospettiva globale». Quindi, a detta della Wintour, la signora Trump non sarebbe né una leader né un’icona globale, se è vero che la sua ultima copertina su Vogue risale addirittura al 2005, quando si maritò appunto con The Donald. Mentre lo sarebbero eccome Michelle Obama, che più volte ha fatto capolino sulla copertina della rivista di moda negli otto anni di presidenza del marito, e anche Hillary Clinton che first lady, con tutti i problemi del caso, lo è stata ma che alla Casa Bianca non ci è mai arrivata; e lo sarebbe perfino la senatrice Kamala Harris che alla presidenza Usa al momento è solo candidata. Ma non importa, secondo la Wintour, occupare realmente le stanze della Casa Bianca o sedere di persona sulla poltrona di presidente. Ciò che regola le sue scelte sono altri criteri: l’essere cioè esponente o consorte di un esponente del partito giusto (quello democratico) ed essere il prototipo di una donna gradita nei salotti buoni, femminista, politicamente corretta, possibilmente di carnagione non bianca (vedi Michelle e la stessa Kamala, di origini indiane) e magari emancipata dal marito che l’ha tradita (è la storia di Hillary).

PROFILO SBAGLIATO
Melania, viceversa, incarna il profilo di una donna bellissima (già una colpa, di per sé), sempre defilata rispetto al marito egocentrico e pigliatutto, che sa restare dietro un grande uomo (o uomo grande, che dir si voglia) senza provare a stargli alla pari, come invece aveva fatto Michelle, a caccia di visibilità con le sue campagne dietetiche. E pertanto sarebbe un’icona deteriore, negativa, espressione di una donna sottomessa, non protagonista, o magari – è il non detto – una statuina messa lì solo per fare bella presenza. Una tipa non da Vogue, insomma. Ora, ci chiediamo: incarna più uno stereotipo Melania Trump in quanto non ha velleità di candidarsi, non pretende di fare battaglie buoniste che le strappino i plausi delle donnine radical chic, o lo incarna di più la Wintour col suo snobismo da high society, con la sua puzza sotto il naso per cui chi non è del mio circolo non merita di vedere il proprio nome e volto sul giornale? E non è proprio la Wintour a essere razzista verso altre donne, a discriminarle, a distinguere tra femmine di serie A e serie B, e quindi a essere la prima a ragionare in base a pregiudizi, lei che pure si atteggia a donna libera, aperta, emancipata? Detto questo, la signora Trump fa bene a non adontarsi più di tanto. E a rispondere, tramite la sua portavoce, che «essere sulla copertina di Vogue non definisce Melania Trump. Il suo ruolo come First Lady e tutto quello che fa sono molto più importanti di una superficiale copertina. L’atteggiamento di Vogue è solo un’ulteriore prova di come l’industria dei magazine di moda sia faziosa». Dubitiamo infatti che apparire su Vogue, pur vetrina importantissima nel mondo della moda, rappresenti davvero un titolo di merito. Se il diavolo veste Prada, forse è meglio stare lontani da quell’inferno…