Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  aprile 18 Giovedì calendario

Macron chiude l’Ena, scuola elitaria in crisi

L’Ena chiude. O meglio viene inglobata da un nuovo istituto, che nascerà da un’ampia riorganizzazione delle grandi scuole dell’élite amministrative francese, a cominciare appunto dalla Scuola nazionale di amministrazione (École nationale d’Administration), dalla Scuola nazionale della magistratura (École nationale de la magistrature) di Bordeaux.
Sarebbe questa – insieme a una riduzione dei contributi sulle pensioni, aumentati da Emmanuel Macron in quello che è stato il grande passo falso della sua politica – la proposta più eclatante che il presidente francese intenderebbe fare dopo la chiusura del Grand Débat.
Una mossa populista
L’indiscrezione è stata pubblicata da Le Figaro, e non si può escludere che sia un ballon d’essai lanciato dallo stesso Eliseo – che non ha confermato nulla – per valutare la reazione dei cittadini: nel “lontano” 2007 un sondaggio rivelava che era a favore della chiusura solo il 27% degli intervistati.
Sarebbe una mossa decisamente “populista”: Macron, nel discorso poi non mandato in onda, avrebbe voluto dire che la Francia ha bisogno di favorire una selezione dei candidati «in funzione unicamente del loro merito e non della loro origine sociale o familiare». Una evidente risposta alle manifestazioni antielitarie dei Gilets Jaunes.
Una riforma ancora elitaria
Fuor di retorica, l’idea è quella di selezionare in modo diverso, più equo, i candidati alle scuole. «Lo Stato – avrebbe dovuto dire il presidente – deve dare l’esempio. Se vogliamo costruire una società dell’uguaglianza della opportunità e dell’eccellenza repubblicana, occorre rifondare le regole di reclutamento, le carriere, e l’apertura dell’alta funzione pubblica».
L’impostazione resta quindi elitaria: «Credo nell’eccellenza repubblicana – avrebbe proseguito Macron – e abbiamo bisogno di una élite, di decisori. Semplicemente, questa élite deve essere ad immagine della società ed essere selezionata su basi esclusivamente meritocratiche».
Proposte ricorrenti
L’Ena è invece molto disprezzata dai francesi proprio per la sua natura elitaria, e molti politici – a volte essi stessi énarques - hanno annunciato la chiusura della scuola, fin dalla sua creazione nel 1945. A favore della soppressione si era pronunciato, nelle presidenziali del 2007, François Bayrou, fondatore del Mouvement Democratique – che oggi sostiene Macron – e, nelle primarie della destra, Bruno Le Maire, ex énarque e oggi ministro dell’Economia. 
La discussione nel governo
Questa volta, però, la soppressione sarebbe stata discussa a lungo dal consiglio dei ministri e la proposta quindi acquista concretezza. Del resto Macron – che con la partecipazione all’Ena ha ottenuto automaticamente, per merito, il suo primo incarico come ispettore delle finanze – chiede una riforma dell’istituto dal 2004, dal giorno in cui consegnò – come elaborato per ottenere il diploma finale – un rapporto molto critico sulla scuola.
Il problema del nepotismo
Il problema del reclutamento è, da anni ormai, il nepotismo – in senso lato – che si è aggravato nel corso del tempo. Tra i vincitori del concorso di ammissione all’Ena, sette su dieci sono oggi figli di manager o di professionisti di pari livello (sei su dieci al Polytechnique). Negli anni 60 e 70 il sistema era invece più democratico. Come prevedeva la vocazione iniziale della scuola che nacque da un compromesso tra i gollisti e il Partito comunista. Recentemente l’Ena ha anche subìto una riduzione del numero di candidati: molti giovani preferiscono accedere alle scuole che preparano alla carriera nelle aziende private.
Discriminazione positiva?
Sembra che nella discussione in seno al governo sia stata presa in seria considerazione la possibilità di introdurre un sistema di discriminazione positiva a favore dei candidati di origine «modesta». Un sistema analogo è stato introdotto a Science Po, l’Institut d’études politiques de Paris, che costituisce la principale via d’accesso per l’Ena (l’82% degli studenti dell’Ecole viene dall’Istituto di studi politici). I risultati del sistema non sono però esaltanti. Oggi il 40% degli studenti che usufruiscono delle deroghe istituite a favore dei meno abbienti proviene comunque dalla categoria delle famiglie più ricche: era il 36% nel 2010 e il 20% nel 2000. 
L’Ena, insieme ad altre grandi scuole, ha tentato in passato una strada diversa: ha previsto corsi ad hoc – alcuni istituti addirittura sono “sbarcati” nelle ultime classi delle scuole delle banlieues - per la preparazione dei candidati, ma i risultati non sono stati giudicati soddisfacenti.
Una scuola in crisi
Culla dell’élite francese – e internazionale: negli anni hanno seguito i suoi corsi più di 3.600 stranieri – l’Ena è oggi in crisi. Il numero di candidati ammessi è in calo (dai 187 del 2002-04 ai 102 del 2018-19): molti studenti preferiscono le scuole che preparano in maniera più specifica alla carriera nel settore privato. L’idea – valutata dal governo – di abolire il “posto garantito” per il gruppetto di dodici-quindici allievi migliori (chiamato la botte) potrebbe ulteriormente ridurre l’appeal dell’istituto. Non mancano problemi economici: nel 2017 la scuola ha registrato un deficit di 2,8 milioni di euro (su ricavi per 40,8 milioni). La scuola paga i suoi allievi: circa 1.360 euro netti al mese nei 24 mesi di corso (che potrebbero essere ora ridotti a 20).