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 2019  aprile 18 Giovedì calendario

A ruba i romanzi di Victor Hugo

Effetti collaterali della tragedia di Notre-Dame: un improvviso, irresistibile boom di vendite per Victor Hugo e, naturalmente, per il suo romanzo del 1831, «Notre-Dame de Paris», il cui vero protagonista, alla fine, non è il deforme Quasimodo o la bella Esmeralda, ma la Cattedrale stessa. Martedì, il classico era in testa alle vendite sull’Amazon francese, mentre in molte librerie parigine risultava «en rupture de stock», insomma esaurito. Posso confermare che nel negozio dove ho provato a procurarmelo io non se ne trovavano copie in economica (da 4 euro e 60 a sei, a seconda dell’edizione), mentre mi è stata offerta la sontuosa Pléiade a 60 euro, con l’avvertenza però che si stava vendendo parecchio anche quella. 

Boom anche online
Del resto, durante il rogo e subito dopo, sui social imperversava il brano del romanzo che descrive appunto l’incendio di Notre-Dame, un pezzo di bravura che suona sinistramente profetico, anche se Hugo fa alzare le fiamme fra le due torri della facciata, che invece nella realtà hanno sofferto di meno. Mentre in rete sono già in vendita magliette, tazze e fotografie con le immagini del rogo, e addirittura su eBay era all’asta come una reliquia un pezzo di legno delle travi incenerite, l’editoria francese vuole contribuire alla ricostruzione della chiesa. Antoine Gallimard ha annunciato la ristampa del romanzo per Folio classique, 30 mila copie il cui ricavato sarà interamente devoluto alla Fondo nazionale per Notre-Dame. E hanno preso iniziative simili anche Le Livre de Poche (25 mila copie a 4,60 euro, uno dei quali sarà versato al Fondo) e Pocket.
Insomma, si sta verificando per «Notre-Dame de Paris» quel che successe dopo gli attentati del 2015, il Bataclan e gli altri, per «Parigi è una festa» di Hemingway, diventato il simbolo della gioia di vivere della città contro i profeti del terrore e i cultori della morte. Stavolta, semmai, con un’interessante sfumatura solo francese. Hugo, «il nostro più grande poeta, ahimè», come diceva acido Gide, è sempre stato l’icona di una Francia laica, repubblicana e di liberi pensatori, laddove Notre-Dame è quello delle radici cristiane della sua civiltà. Che siano frullati insieme nella stessa ondata di emozione collettiva è, forse, un sintomo di come il rogo stia compattando un Paese disorientato e diviso, anzi lacerato. In fin dei conti, la scommessa di Macron.