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 2019  aprile 18 Giovedì calendario

Roma commissaria la Sanità calabrese

In una Reggio Calabria blindata dalle forze di sicurezza il Consiglio dei ministri straordinario vara oggi un decreto con misure altrettanto straordinarie per tentare di risanare la sanità calabrese al collasso. Stritolata da anni di malagestione pubblica che ha fatto da apripista alle infiltrazioni mafiose, documentate nell’inchiesta pubblicata l’8 aprile su questo giornale.
Il prezzo di tutto questo lo hanno poi pagato gli assistiti calabresi con l’offerta di servizi indegni di un paese civile. Un dato su tutti per dare un’idea. Nella classifica dei Lea, i livelli essenziali di assistenza che dovrebbero essere garantiti a tutti, la Calabria è buon ultima in Italia, con un punteggio di 136 lontano anni luce dalla sufficienza collocata a quota 160.
A costo di andare al braccio di ferro con il governatore calabrese, Mario Oliverio, il Ministro della salute Giulia Grillo ha convinto il premier Giuseppe Conte a rompere gli indugi e varare proprio nella tana del lupo un decreto dove di fatto è lo Stato centrale a commissariare la sanità calabrese.
Prima di tutto il Commissario ad acta nominato dal governo, il generale dell’Arma Saverio Cotticelli, già dopo 30 giorni potrà rimuovere gli attuali direttori generali di Asl e ospedali, tenendo conto «dell’eventuale inerzia amministrativa o gestionale già manifestatasi». Poi ogni sei mesi scatta la verifica e in caso di esito negativo la rimozione immediata. Per passare al setaccio la passata gestione fatta anche di doppie e triple fatturazioni per le stesse prestazioni fornite dai privati, i commissari straordinari che prenderanno il posto dei Dg potranno avvalersi anche di carabinieri, guardia di finanza e Agenas, l’Agenzia per i servizi sanitari regionali. E in caso di «comprovate disfunzioni nell’erogazione dei servizi» scatterà la gestione straordinaria.
Per porre un freno agli appalti senza controllo, che hanno finito per avvantaggiare anche imprese interdette per mafia, d’ora in avanti l’Anac, l’Autorità anticorruzione, vigilerà sulla gestione degli enti sanitari, che per gli acquisti dovranno avvalersi esclusivamente della Consip o di centrali di acquisto di altre regioni.
Per l’edilizia sanitaria ci si dovrà invece rivolgere a Invitalia, l’agenzia degli investimenti controllata dal Tesoro. Un modo per interrompere quell’altalena di appalti per la costruzione di nuovi ospedali vinti in passato da imprese puntualmente fallite senza che degli acconti si trovasse traccia.
Un pacchetto di misure al quale Oliverio vuole replicare a breve con le “sue” nomine ai vertici delle Asl, che il Governo è pronto ad impugnare. Ma sulla Calabria è duello anche nell’esecutivo. Perché a fronte di un disavanzo passato dai 30 milioni del 2014 ai 168 del 2018, l’Economia ha deciso di ripristinare il blocco delle assunzioni e di autorizzare d’ora in avanti solo le spese per l’ordinaria amministrazione. Che significherebbe infierire il colpo di grazia a un sistema sanitario già al collasso, con ospedali e ambulatori fatiscenti e 4.485 addetti in meno del necessario accertati. Lo sanno anche i Commissari nominati dalla Grillo, Cotticelli e Thomas Schael, che la scorsa settimana hanno invitato i vertici delle Asl ad inviare entro 24 ore l’elenco dei professionisti che hanno superato i concorsi per accelerare le assunzioni in base alla graduatoria prima del blocco. Ma ha sorpresa i file inviati erano tutta una lunga sequenza di “dato assente”. Un auto-boicottaggio che, secondo i ben informati, coprirebbe la gestione opaca delle assunzioni. Con le quali la ‘ndrangheta da tempo ha cercato di garantirsi il consenso nel territorio.