ItaliaOggi, 17 aprile 2019
L’agnello vestito con abiti dei cani sfugge alle volpi
Dopo molti millenni di gradito consumo, una parte commercialmente interessante della razza umana si è recentemente scoperta intollerante al glutine contenuto nei cereali. Un po’ alla stessa maniera, e sempre dopo millenni d’ignoranza, si è finalmente riconosciuta l’insospettata necessità di vestire i nostri amici cani con dei cappottini per proteggerli dai rigori di inverni che si suppongono sempre più miti per effetto del riscaldamento globale. Purtroppo, mentre i cani piccoli, incapaci di difendersi, accettano abbastanza di buon grado la vestizione, i tagli medi e grandi spesse volte si mostrano ingrati e insofferenti. Il risultato è un certo eccesso di cappottini smessi, difficili da riciclare. Per fortuna, la moderna tecnica di repurposing, in parole povere, il riutilizzo per scopi diversi da quelli originali, viene in aiuto.Gli allevatori di pecore inglesi hanno un problema: le volpi apprezzano molto la carne d’agnellino. Una volta la difficoltà si affrontava con la classica caccia alla volpe a cavallo, oppure con la lupara. Sono pratiche da tempo vietate in Inghilterra. Ora però gli allevatori hanno trovato, secondo quanto ha riportato il Telegraph, che quegli abitini da cani sono molto utili per proteggere le pecore piccole dalle incursioni dei predatori.
Esattamente perché siano così efficaci allo scopo non è chiaro. Inizialmente si sospettava che potesse dipendere dall’odore di cane rimasto sulla stoffa, specialmente perché le volpi cacciano soprattutto con l’olfatto. L’effetto però dura dopo ripetuti lavaggi. Ora si pensa che forse il poco familiare (alle volpi) odore del detersivo potrebbe essere la causa del fenomeno. Altri esperti osservano che siccome, trovata la preda, la volpe comunque attacca a vista, potrebbe dipendere invece dall’effetto camuffamento dei vestiti sgargianti. Qualunque sia la spiegazione, forse i cappottini da cani non sono una moda passeggera. Devono solo essere spostati su un altro animale.