la Repubblica, 17 aprile 2019
In treno con Greta
BASILEA- MILANO Siamo stanchi, ma andiamo avanti: dobbiamo farlo», dice suo padre. Lei, Greta Thunberg, osserva fuori dal finestrino dell’ Eurocity le montagne svizzere con la neve ormai sciolta. Quasi non apre bocca, aggiunge soltanto alle parole del padre: «Andremo avanti finché non ci daranno una risposta». Poi chiude gli occhi, deve dormire: ha bisogno di energie per esortare i potenti a “svegliarsi”. È una Greta provata, silenziosa e determinata, quella incontrata nel lungo viaggio verso l’Italia. Sul tavolino del treno che da Strasburgo la porta nello Stivale, dopo aver cambiato a Basilea, c’è una pirofila di pasta fredda e la consueta borraccia rossa per non sprecare plastica.
Non tocca cibo, contempla soltanto i nuvoloni fuori mentre suo padre Svante discute di politica con la madre Malena. Entrambi, insieme a un cameraman svedese che riprende ogni loro movimento, stanno accompagnando la figlia sedicenne verso Roma, prima in Vaticano, poi in Senato invitata da Elisabetta Casellati e infine a Piazza del Popolo, a manifestare con i ragazzi italiani di “Fridays For Future”.
Nel vagone c’è silenzio, i Thunberg bisbigliano, a Repubblica dicono che quella italiana «è una tappa molto importante, vedremo come andrà». Sanno che i giovani italiani sono molto determinati, si stanno dando «davvero da fare». Intanto, prima di arrivare nella Capitale, ieri Greta ha parlato all’Europarlamento: «È andata bene, abbiamo detto quello che c’era da dire».
Il concetto ribadito dalla giovane svedese è che non c’è più tempo, il cambiamento climatico corre veloce e il mondo è indietro: «Notre Dame sarà ricostruita, ma la nostra casa sta crollando e i tempo stringe, i nostri leader devono agire, non lo stanno facendo. Bisogna pensare come se dovessimo costruire una cattedrale, vi prego di non fallire», ha detto Greta ad Antonio Tajani e colleghi.
Per riuscire a salvare il Pianeta la giovane con la sindrome di Asperger cerca dunque di andare più veloce. È così che camminava a Basilea quando abbiamo iniziato il viaggio con lei: rapida, sguardo basso e entrambe le mani salde al cartello marrone che porta sotto braccio con scritto “sciopero per il clima”. Pare voler dire che non ha tempo, proprio come la Terra.
Nelle stazioni, in mezzo ai viaggiatori, resta in silenzio e accelera, si tiene a debita distanza da tutti, dal padre che sui marciapiedi dei binari guida la carovana dei Thunberg e dalla madre che segue carica di altre valigie. Minuta, con le lunghe trecce che cadono sul grande zaino verde sulle sue spalle, l’adolescente parla soltanto per indicare il binario da raggiungere: «Di qua, è il 10».
Appena prima di salire in carrozza verso l’Italia un gruppetto di ragazzi la riconosce, fa per tirar fuori lo smartphone e scattare un selfie: Greta accelera,quasi a voler sparire, a rendersi invisibile. Lo ha detto lei stessa: «Non parlate di me, parlate del cambiamento climatico». Quello è il problema, quella è la sua missione: farsì che si affronti la crisi. Anche il “tagskryt” fa parte del suo messaggio. È così che gli svedesi indicano, in senso buono, il vantarsi di prendere il treno, molto meglio dell’aereo in termini di emissioni. Qualche anno fa Greta rimproverò il padre Svante per essere andato in Italia con la sorella Beata usando l’aereo, “troppe emissioni” gli disse. Ora che tocca a lei, la famiglia viaggia soltanto sui binari. Ogni tanto scattano una foto per mostrare agli altri l’impegno: da stazione a stazione, inquinando meno.
Sei ore da Stoccolma a Cophenaghen, altre sei fino ad Amburgo, altrettante fino a Strasburgo. Poi quasi sette per Milano e da lì a Roma. «Sono giorni interi che viaggiamo», ripetono i Thunberg sfiniti. Un sacrificio che per Greta fa la differenza: un solo viaggio in aereo dalla Svezia all’Italia significa oltre 300 kg di Co2, con il treno sono almeno un decimo.
Sulle rotaie, da Bruxelles ad Berlino, passando per Francia e ora in Italia, da mesi Greta porta avanti il suo personale interrail per il clima: sa che dopo lo sciopero del 15 marzo, che ha raccolto 1,5 milioni di manifestanti nel mondo, quello previsto per il 24 maggio sarà ancora più importante perché di mezzo ci sono le elezioni Europee. «È essenziale andare a votare, anche per chi come me non può farlo», ha ribadito la sedicenne, il cui libro “La nostra casa è in fiamme” è in vendita con Repubblica.I giovani, come quelli italiani, stanno già facendo «un buon lavoro, speriamo continuino a manifestare per il clima». Adesso tocca ai politici, quelli che ci sono e che saranno eletti. Ma il tempo stringe. Prima di lasciar dormire Greta, sul treno che la porta in Italia, proviamo a chiedere come porterà i dati della scienza al cospetto della religione, lei che incontrerà Papa Francesco. Ci pensa, accenna un sorriso, e gira il capo fissando la natura fuori. «Credo voglia dire che non c’è alcun contrasto: abbiamo tutti lo stesso obiettivo, salvare il Pianeta», sorride suo padre.