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 2019  aprile 17 Mercoledì calendario

Foggia senza legalità

Penultima nella classifica della qualità della vita del Sole 24 Ore, 25esima nella graduatoria dei reati (25.905 denunce pari a 4.142,7 ogni 100mila abitanti, dati 2018 del Viminale al “Sole”), tasso di disoccupazione 2018 del 22 per cento, sulla provincia di Foggia si allunga l’ombra del crimine. Per l’efferatezza con cui è stato compiuto, l’omicidio del maresciallo dei Carabinieri, Vincenzo di Gennaro, a Cagnano Varano, è l’ultimo episodio eclatante, ma questa parte di Puglia ne ha già inanellato molti altri non meno inquietanti. Annota la Dia nella relazione al Parlamento sul primo semestre 2018: qui operano la «società foggiana», la mafia garganica e la malavita cerignolana. E scrive: «La tradizione è quella del “familismo mafioso” tipico della ‘ndrangheta e della ferocia spietata della camorra cutoliana; la modernità, invece, è la vocazione agli affari, la capacità di infiltrazione nel tessuto economico-sociale, la scelta strategica di colpire i centri nevralgici del sistema economico della provincia, e cioè, l’agricoltura, l’edilizia e il turismo».
«Quando si parla di impresa, i fattori essenziali collocati al primo posto sono la burocrazia, le infrastrutture, il costo del lavoro – osserva Gianni Rotice, presidente di Confindustria Foggia -. Da noi, invece, viene prima di tutto la sicurezza». Non che lo Stato non sia presente. Anzi. Tutti evidenziano nella progressiva istituzione dei Carabinieri del Ros, del Servizio di prevenzione crimine della Polizia e del reparto «Cacciatori di Puglia» sempre dei Carabinieri la risposta dello Stato, ma il nodo sicurezza resta. E purtroppo incombe. «L’impatto è molto negativo» rileva Carla Costantino, segretaria Cisl Foggia. «È un fattore che inibisce lo sviluppo, scoraggia le persone e non fa arrivare gli investimenti» aggiunge Maurizio Carmeno, segretario Cgil Foggia. «C’è grande lavoro di squadra tra le forze di polizia – rileva Filippo Schiavone, presidente Confagricoltura Foggia – ma avete idea di cosa sia il territorio della provincia? È tra i primi in Italia per estensione, come si fa ad assicurare un presidio ovunque? Se voglio costruire un capannone in una zona di campagna, chi mi garantisce?».
«Il problema sicurezza c’è – afferma Rotice – ma sinora non ho notizie di imprenditori che hanno detto: non investo più perché ho paura di mafia e mala. Anzi, malgrado tutto, c’è una vivacità nel manifatturiero, nella logistica e negli altri comparti. Penso al rilancio del polo del vetro ex Sangalli da parte di Sisecam, alla presenza di Leonardo nell’aerospazio, a Princes nella filiera della trasformazione del pomodoro. Questa vivacità potrebbe essere più intensa se, oltre al nodo sicurezza, non avessimo anche il gap infrastrutture». «Dobbiamo lavorare in rete per far emergere e rafforzare gli aspetti positivi, noi come Cisl lavoriamo già in sintonia col Vescovo a favore degli emarginati e delle povertà e col procuratore della Repubblica contro le illegalità e il caporalato nei campi» dice Costantino. «La legge anti-caporalato ha voluto che Foggia sia banco di prova nazionale della rete agricola di qualità ma, a fronte di 16mila imprese, solo qualche decina vi ha aderito» sottolinea Carmeno. «Per le aziende che non hanno rapporti di lavoro più o meno continuativi, c’è il problema di come reperire la manodopera per la stagionalità dei raccolti» afferma Schiavone che lancia una proposta: il caporale “bianco” in antitesi a quello “nero”. Una figura legale e autorizzata, osserva, che faccia incontrare domanda e offerta di lavoro. 
Foggia andrà al voto per il Comune a fine maggio e ora le chance di rilancio puntano sul Contratto istituzionale di sviluppo. L’8 aprile, a Palazzo Chigi, il premier Conte ha insediato il tavolo, domani il primo confronto in sede locale. «Patto per la Puglia e contratto di sviluppo possono darci uno slancio – dichiara Rotice -. Il Contratto d’area di Manfredonia non ha funzionato e le aziende sono andate via perché, finita la parte incentivante, si erano poco radicate nel territorio e non avevano adeguate infrastrutture. Qui, invece, vedo un maggior protagonismo locale, una diversa visione e anche una maggiore attenzione alle nostre necessità». Coniugare il bisogno di infrastrutture con la crescita di agricoltura, turismo e manifatturiero, è quello che si chiede. Considerato che Gargano e Vieste sono poli delle vacanze insieme a San Giovanni Rotondo per il turismo religioso. «Se l’invaso di Occhito-Piana dei Limiti fosse finanziato dal Contratto, ci darebbe la possibilità di irrigare un’area vasta» commenta Schiavone. «Il contratto di sviluppo? Conte non ci ha convocato – osserva Carmeno -. Sulle infrastrutture vogliamo vederci chiaro, a partire dalla seconda stazione di Foggia».