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 2019  aprile 17 Mercoledì calendario

«San Pietro non teme le fiamme, ma un sisma»

Luca Virgilio è l’architetto del grande restauro della Basilica di San Pietro, durato 10 anni e “mai terminato” per assonanza con Michelangelo, nonché responsabile dell’ufficio tecnico della Fabbrica di San Pietro.
Guardando le immagini dell’incendio di Notre-Dame ci preoccupiamo subito per San Pietro: è in sicurezza? 
È un tema complesso e non posso esprimermi su questioni che non riguardano solo la Basilica, ma certamente dall’ufficio tecnico facciamo di tutto perché sia in sicurezza. Ci siamo occupati del restauro degli elementi esterni e interni. Ciò che possiamo dire è che il carico d’incendio su San Pietro non sarebbe paragonabile a quello su Notre-Dame.
Perché?
Perché la Basilica è costituita esternamente da travertino e internamenti da stucchi, marmo e mosaici, quindi quasi non infiammabili.
Quindi se ci fosse un incendio a San Pietro non assisteremmo alle immagini che abbiamo visto a Parigi? 
Non bisogna neanche pensarci.
Ciò che è successo in Francia ci fa riflettere sulla fragilità delle opere d’arte rispetto agli eventi naturali. 
Certo, ad esempio mettere a norma antisismica la Basilica di San Pietro non le nego che sarebbe quasi umanamente improponibile. Anche se la struttura è forte e imponente e ha resistito dal 1500 a oggi a diversi terremoti di riflesso, se ci fosse un sisma molto forte, dovremmo saggiarne la reazione.
Ecco, se avvenisse una catastrofe del genere, economicamente, di che cifra parleremmo per la ricostruzione?
In questo caso i danni non sarebbero quantificabili. Non abbiamo mai fatto un restauro o un lavoro di questo tipo. Ho eseguito finora restauri parziali e non mi occupo di questioni economiche. Ma, essendo la Fabbrica di San Pietro a farsi carico dei costi, insieme a sponsor pubblici e privati, dobbiamo stare sempre molto attenti alle spese.
Se domani dovesse ricostruire Notre-Dame da dove inizierebbe?
Bisogna vedere innanzitutto se i tecnici hanno a disposizione rilievi precisi su cui basare la ricostruzione. Poi, appena sarà possibile avere chiara l’entità del danno, c’è da valutare cosa ricostruire e come. Non conosco i manufatti della cattedrale francese, conosco i miei. Sicuramente è ancora presto per saperlo.
Lei conosceva lo stato di conservazione di Notre-Dame?
Non so in che stato fosse e non vorrei fare un torto ai colleghi parlandone. È stata una fortuna che ci fosse un’impalcatura e che sia rimasta in piedi, impedendo così il crollo di altri elementi. Per San Pietro è diverso, parliamo di tutt’altre dimensioni. Noi facciamo tutto il possibile per conservare al meglio il nostro patrimonio per le generazioni future.