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 2019  aprile 17 Mercoledì calendario

Esplorare Saturno e Nettuno

Grazie alla missione Cassini-Huygens abbiamo svelato una moltitudine di segreti su Saturno e le sue lune. La prossima tappa? Di Nettuno sappiamo poco, credo che andrebbe esplorato». Carolyn Porco, classe 1953, è un’astrofisica e planetologa americana, approdata all’«Università del cosmo»: così viene definito il «Jet Propulsion Laboratory» della Nasa a Pasadena. È da questo centro che dagli Anni 60 vengono gestite le missioni delle sonde-robot nel Sistema Solare. E lei è stata responsabile del gruppo «imaging» della spedizione Cassini, che ha orbitato attorno a Saturno dal 2004 al 2017. È stata anche consulente per film come «Contact» e «Star Trek».
Carolyn Porco ha aperto l’edizione 2019 del National Geographic Festival delle Scienze all’Auditorium di Roma. E mostra con orgoglio una delle immagini storiche scattate dalla Cassini: la biglia lucida di Saturno, gli anelli, in controluce le lune del gigante gassoso e minuscola, in basso a destra, la Terra. Ha chiamato lo scatto «Il giorno in cui la Terra sorrise».
Titano si è rivelata una delle lune più affascinanti: è possibile che ospiti la vita?
«Su Titano abbiamo avuto la conferma che le temperature sono molto basse e non abbiamo ottenuto risultati importanti dal lato esobiologico. Però ci sono piccoli oceani di idrocarburi e dall’atmosfera piovono idrocarburi con molecole che fanno pensare alla presenza di forme biologiche di vita. Ma non basta solo la “base organica”, servono anche energia, la giusta temperatura...».
Come definirebbe Titano?
«Più che una luna è un vero e proprio pianeta. È battuto da venti e solcato da acque. E ci sono nuvole».
Anche Encelado, la luna ghiacciata, è un candidato per forme di vita: è così?
«Sì. Encelado è stata un altro obiettivo. È una luna straordinaria e abbiamo scoperto mari salati sotterranei. Potrebbe ospitare forme di vita, ma per averne una conferma dovremmo realizzare una nuova missione, con una sonda-sommergibile. Per ora è proprio Encelado il migliore candidato per ospitare una forma di vita extraterrestre simile a quella sulla Terra».
Una missione là è in programma?
«Una è allo studio: speriamo venga approvata! Quando si programma una missione di questo tipo devi sapere quello che stai cercando, ma noi non sappiamo niente di forme di vita aliene. Se sapessimo cosa cerchiamo, avremmo maggiori probabilità di trovarlo».
Un bilancio complessivo della «sua» missione Cassini, conclusa nel 2017?
«Straordinaria. È durata 30 anni, a partire dalla sua progettazione. È stato fantastico, ma doveva finire. Ora sono pronta a passare ad altro. Sento di aver partecipato alle due missioni migliori di sempre. L’altra era Voyager: iconica e coraggiosa».
Quando lei divenne consulente Nasa, era in viaggio proprio Voyager 2: qual è stato il suo ruolo?
«Arrivai quando la Voyager 2 aveva già esplorato, a distanza, Giove, Saturno e Urano e si avviava verso Nettuno, raggiunto nell’agosto 1989. Devo dire che sono affascinata da questo pianeta: ci nasconde ancora molti segreti. Un mio desiderio per il futuro? Direi una missione in stile Cassini destinata a Nettuno».
Ora il sogno è la conquista umana di Marte: ci si riuscirà in tempi brevi?
«Non in tempi brevi. È importante mettere in piedi un programma di cooperazione internazionale e fare grandi investimenti per raggiungere questo traguardo, che proprio per questo motivo non vedo imminente. È invece imminente, per ciò che riguarda l’esplorazione umana, il ritorno alla Luna. Che è più vicina a noi e dev’essere il passo logico successivo, in termini di avamposti umani, dopo la Stazione Internazionale. E comunque non scinderei i due obiettivi: Luna e Marte possono coesistere».
Nel frattempo?
«Puntiamo a nuove missioni robotiche su Marte, che ci daranno ulteriori e importanti risultati!».
Scopriamo sempre più esopianeti: pensa che sia possibile inviare una sonda verso una «simil-Terra»?
«Sarebbe magnifico, ma è troppo complicato in termini di tempi di viaggio. Bisogna ideare nuovi metodi di propulsione. E nel frattempo un progetto già c’è: è quello che tra gli ideatori vide anche Stephen Hawking e prevede di inviare uno sciame di micro-sonde verso una delle stelle a noi più vicine».