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 2019  aprile 16 Martedì calendario

Biografia di Paola Perego

Paola Perego, nata a Monza il 17 aprile 1966 (53 anni). Conduttrice. Ex indossatrice. «Se non avessi fatto televisione, forse ora farei la segretaria a Brugherio» (a Francesco Canino) • «“Sono cresciuta a Brugherio: […] eravamo in quattro in una casa di 55 metri quadri. Io e mia sorella dividevamo un letto da una piazza e mezzo in camera con i nostri genitori. Crescendo non ci stavamo più: lei dormiva su un divano e io su un letto nascosto nel mobile che la sera aprivamo. Mio padre era falegname, mia mamma casalinga. Prima era operaia in fabbrica: ha smesso di lavorare quando siamo nate noi”. Che ricordi ha della sua infanzia? “Bellissimi. I giochi, ce li costruiva mio padre. D’estate le vacanze non ce le potevamo permettere, ma i primi 15 giorni di agosto ci si svegliava alle 5 di mattina, si preparava il pranzo, si caricava la 600 con tavolino e sedie da pic-nic sul tettuccio, legati con gli elastici, e si partiva per il Lago di Como. Passavamo la giornata lì, e alle 6 di sera si ritornava a casa. Per il resto, io e mia sorella giocavamo con le formine con la segatura nel laboratorio di papà. Se la bagni con l’acqua, ha la stessa consistenza della sabbia. E ancora oggi amo l’odore del legno tagliato. Le scarpe nuove erano rarissime: mia sorella ha 18 mesi più di me, e mi passava le sue. Quanto ai vestiti, c’erano quelli che ci davano le nostre cugine con il papà impiegato, quindi più ‘ricco’. Ma sono stata una bambina felice, e non mi vergogno a raccontare tutto questo”» (Stefania Zizzari). «Cosa sognavi di fare? “Da più piccola il falegname come mio padre: giocavo sempre con la segatura. Poi, dopo aver passato la fase parrucchiera ed estetista, avrei voluto diventare architetto”» (Tiziana Leone). «“Ho cominciato a lavorare prestissimo”. Dove? “Come barista, poi in una cartiera e ancora in un bazar che vendeva ‘tutto a 9.900 lire’. Ricordo anche che con mia madre avevamo un lavoro a domicilio: assemblavamo pezzi di macchinine, poi impacchettavamo tutto e rimandavamo indietro. Ci davano 2 lire a macchinina. A 16 anni avevo un fidanzato che faceva pubblicità per un’agenzia. Con lui ho cominciato a lavorare nella moda, ma sempre in attesa del lavoro ‘serio’”. […] Cos’era il lavoro “serio”? “L’impiegata: lo stipendio fisso. Era il mio sogno. Quando non hai niente, lo stipendio fisso ti permette di rateizzare. Se vuoi comprare una macchina, devi portare la busta paga. Ecco: io volevo la busta paga, per essere autonoma economicamente”» (Zizzari). «Cruciale fu andarmene da casa, a 19 anni. Fino ad allora mia mamma, una chioccia, mi preparava il latte alla mattina. D’improvviso, da Brugherio a Milano, dalla provincia alla metropoli: un salto destabilizzante. Nell’ambiente della moda: può capire. Ero timida e lottavo contro la mia timidezza. Mi sentivo inadeguata, un passo indietro alle altre. Fu un trauma, sì» (a Cesare Lanza). «Poi è arrivata la televisione… “Ho cominciato ad Antenna 3: cercavano modelle per fare le vallette mute. Prima con Ric e Gian, poi con Teo Teocoli e Giorgio Faletti. Sempre lì ho fatto le aste e venduto bagni: ‘Questo lavandino è perfetto, e guardate la cromatura…’ (ride, ndr). Ho fatto anche l’annunciatrice. Poi mi hanno chiamata a Canale 5 per la sigla di Attenti a noi due, con Sandra e Raimondo. La prima co-conduzione fu nel 1984 con Marco Columbro, ad Autostop su Italia 1. Da lì è cominciato tutto”» (Zizzari). «Fu con Calciomania, il mio secondo programma con la redazione sportiva con il quale vincemmo il Telegatto, che capii che nel mio futuro ci sarebbe stata probabilmente la tv». Seguì una lunga serie di trasmissioni, tra Telemontecarlo (Settimo squillo, Quando c’è la salute), Rai Due (Mattina 2, Mattina in famiglia, Mezzogiorno in famiglia, Pomeriggio in famiglia), Canale 5 (Aspettando Beautiful) e Rete 4 (Forum). «“A Mediaset, in sintesi, mi avevano detto che il mio posto era a Forum. Nulla di meno e nulla di più”. E allora? “Dopo sei anni l’adrenalina era finita. E nel mio contratto, da sempre, era previsto che facessi altro, una serie in prima serata, altre cose. Invece, niente. Allora ho detto: se resto, faccio male a me, e anche Mediaset fa male a se stessa. Perché l’entusiasmo è passato. Loro non credono in me, e io sono stanca di quel programma. E me ne sono andata”. Ha lasciato un contratto importante senza niente in mano? “È così. Una decisione sofferta, con due bambini che vivono con me, il mutuo della casa da pagare… Poi è arrivata la chance della Rai”» (Lanza). Iniziarono allora i suoi maggiori successi: La Talpa (nel 2004 su Rai Due, nel 2005 e nel 2008 su Italia 1), Verissimo (Canale 5, 2006) e Buona Domenica (Canale 5, 2006-2008), tutti e tre oggetto di numerose critiche (per la volgarità dei contenuti La Talpa e Buona Domenica, per la conduzione di interviste da parte di una non giornalista Verissimo). «Qual è stata la trasmissione di “svolta” nella tua carriera? “Forse Verissimo. Sono stata l’apripista nell’infotainment per le conduttrici che non erano anche giornaliste. Ci fu una guerra non facile con il comitato di redazione del programma: è stato doloroso come passaggio”» (Leone). Dopo aver condotto qualche altro programma sulle reti Mediaset (La fattoria, Lo show dei record, Wind Music Awards), tornò alla Rai, e su Rai Uno le furono affidate varie trasmissioni, tra programmi di prima serata (Attenti a quei due – La sfida, Superbrain – Le supermenti, Eroi di tutti i giorni, Così lontani così vicini, Il dono) e contenitori televisivi pomeridiani (Se… a casa di Paola, La vita in diretta, Domenica in, Parliamone… Sabato). Allontanata dal piccolo schermo per alcuni mesi sull’onda delle polemiche deflagrate in seguito a una puntata di Parliamone… Sabato del marzo 2017 – nella quale era stato mostrato un elenco dei «motivi per scegliere una fidanzata dell’Est», comprendente peculiarità quali «sono tutte mamme, ma, dopo aver partorito, recuperano un fisico marmoreo», «sono sempre sexy, niente tute né pigiamoni», «perdonano il tradimento» e «sono disposte a far comandare il loro uomo», degnamente commentato in studio da ospiti del calibro di Fabio Testi («Un mio carissimo amico, fidanzato con una bellissima ragazza di Mosca, va a Mosca per il suo compleanno. A lume di candela lei gli dice “Voglio farti un regalo”, e lo porta al bordello, dove gli ha fatto scegliere una ragazza e si sono divertiti tutta la notte in tre… Come fai a non innamorarti di una così? È difficile che una donna italiana ti faccia un regalo così») –, dopo aver minacciato di intentare contro l’azienda una causa per «danni morali, biologici e di immagine» («Avevo smesso di dormire, di mangiare. Soffrivo maledettamente, mi sembrava impossibile trovarmi in quella situazione») tornò su Rai Uno nel gennaio 2018 per la terza edizione di Superbrain – Le supermenti, cui seguì in giugno la conduzione in seconda serata di Non disturbare, nuovo programma di interviste confidenziali «da donna a donna» ambientate in una camera d’albergo; entrambe le trasmissioni, salutate da discreti indici d’ascolto, sono tuttora in produzione. «“Freccero ha detto che vuole rifare La Talpa, e io aspetto che mi chiami. […] Tantissimi sui social chiedono che il programma torni in onda e credo che Freccero, da uomo intelligente qual è, lo abbia capito”. Se il programma tornasse con una nuova conduttrice ne soffrirebbe? “Moltissimo. È una mia creatura, farei proprio fatica”» (Mario Manca) • Due figli, Giulia e Riccardo, dal primo marito, il calciatore Andrea Carnevale; dal 2011 è sposata in seconde nozze, dopo dieci anni di fidanzamento, con Lucio Presta, agente dello spettacolo tra i più influenti. «Quando l’ho conosciuto mi sentivo santa Miserina: lavoravo, mi dicevano che ero brava e che facevo ascolti, ma non mi affidavano mai niente d’importante». «È sotto gli occhi di tutti: spesso hanno colpito me per ferire lui. Ma, se questo è un modo di proteggerlo e mostrare il mio amore per lui, sono felice di pagarne il prezzo» • «Sei diventata nonna da poco. Com’è essere nonna a poco più di 50 anni? “Meraviglioso. Non si può esprimere a parole. Sono orgogliosissima di mia figlia: è una mamma molto giovane e super organizzata”. Sei diventata nonna all’età in cui alcune donne diventano madri… “Non avrei più l’energia per fare la mamma. L’ho già fatto. Ora aspetto solo che mio nipote cresca per viziarlo come mi pare”» (Leone) • «“Con mia figlia ho scoperto il contatto fisico: prima avevo un problema nel toccare le persone. […] Per dirne una, io ho fatto analisi, e alla mia analista ho dato la mano l’ultimo giorno, alla fine dell’ultima seduta. Mai toccata prima. In ogni caso, quando è nata mia figlia, c’è stato un cambiamento radicale: me la toccavo, me la baciavo, me l’annusavo, avevo un rapporto fisico con lei fortissimo”. Ma come mai prima era bloccata? “Non saprei. Un po’, credo, l’educazione: io vengo da una famiglia milanese di contadini dove […] nessuno ti dice ‘Ti voglio bene’: uno si occupa di te, e così ti dimostra che ti vuole bene. Non è che mi sia mancato l’amore: mancava la manifestazione fisica dell’amore. E io con mia figlia ho voluto essere esattamente l’opposto, ma lei dormiva con me, anzi, su di me: sdraiata sopra la mia pancia”» (Azzurra Della Penna) • «Sono molto credente. Pregare mi dà serenità» • «“Anni fa sono stata attaccata al muro da un politico. È la prima volta che lo racconto e non dirò mai il nome perché non mi interessa. Eravamo nel suo ufficio, e mi salvai con una bella ginocchiata dove non batte il sole, come diceva mia mamma”. […] Degli esordi ricorda ancora i momenti più difficili: “Al primo showroom a 16 anni mi accompagnò mamma. E, appena mi lasciò sola con questo tipo, lui si avvicinò sul divano e mi disse: ‘Andiamo a letto?’. Scappai di corsa”» (Giuseppe Di Piazza) • «Adora i capelli lunghi perché la madre la costringeva a portarli corti, “e così le mie orecchie a sventola svettavano come cartelli”. Finché non s’è operata, è “andata in giro con le orecchie incollate dietro i capelli col silicone o col nastro bioadesivo”» (Angelica Amodei). Da bambina ha portato per cinque anni un busto ortopedico. «Una scoliosi grave. Il busto era un limite meraviglioso alla mia fisicità: non puoi mangiare più di tanto, non puoi respirare più di tanto, non puoi essere donna più di tanto. Il giorno che l’ho tolto, ho avuto il primo attacco di panico». «Nel 2011 si è sottoposta ad un intervento di mastoplastica riduttiva al seno, passando così da una 5ª ad una 3ª» (Gianfranco Gramola). «Non mi piace vedermi le rughe in viso. Detesto il fatto di non avere più la pelle di una ragazza e adesso so, sulla mia pelle appunto, che cosa sia la forza di gravità. Ma mi piaccio più di un tempo. Sono molto più sicura di quando ero una modella che non riusciva nemmeno a comprare il pane da sola» • «Paola Perego ha aria algida e labbra carnose, modi alteri e curve generose: il condensato dell’ormone femminile» (Alessandra Comazzi) • Da una caustica e antifrastica recensione di Aldo Grasso (precedentemente definito «coglione» da Lucio Presta per aver descritto la moglie come una sua raccomandata): «Ha una voce pastosa, coinvolgente (a differenza di certe conduttrici con voce nasale e metallica, tipo gessetto sulla lavagna), quasi uno strumento musicale per le sue continue battute di spirito, per la sua grazia espansiva. Per non parlare dei suoi abiti (è sempre così charmante e sciantosa) che, potrò sbagliarmi, la aiutano molto a scaldare il cuore del pubblico, seduto estatico in poltrona. A questo punto, ecco la fatidica domanda che mi frulla. Ma Beppe Caschetto, il potente agente delle star televisive, avrà una moglie?» • «“La consapevolezza non si raggiunge con l’età. Crescere aiuta, ma non basta per capire chi sei. Io ci sono riuscita dopo molti anni di lavoro su me stessa”. Psicoanalisi? “Anche”. Che cosa ha scoperto? “Che dovevo smetterla, di cercare di piacere agli altri per paura di non piacere a me stessa. Non potevo più andare avanti a modulare i miei desideri su quelli delle persone che amavo per farmi amare. Dovevo smettere di aver paura di arrabbiarmi, di litigare. Anche con il mio compagno”. Adesso litiga con lui? “Oh, sì. Ed è una meraviglia. Non ci parliamo per giorni: stupendo! Tanto lo sappiamo, che ci amiamo comunque: dopo 20 anni insieme non è una litigata che manda all’aria un rapporto. Anzi”. In passato l’hanno spesso accusata di essere fredda, poco empatica in video. “Per anni il lavoro è stato l’unica cosa che io riuscissi a fare in pubblico. Andavo in onda con l’aiuto dei farmaci che il mio medico mi prescriveva. Lavoravo e poi mi richiudevo in casa”. Stava male: perché? “Soffrivo di attacchi di panico e non volevo ammetterlo. Me ne vergognavo, perché mi sembravano una debolezza inaccettabile. Non riuscivo a fare cose banalissime, come guidare. Ancora adesso che tutto è passato, ho paura ad andare in autostrada e in tangenziale”. […] Lei è una donna forte? “Ho passato periodi molto tosti. Ma sono consapevole anche delle mie fragilità. Non me ne vergogno più”. Periodi tosti: quali? “Un buco nero nell’infanzia di cui non ha senso parlare. Mi è servito riconoscerlo, nel mio percorso interiore, per capire che i traumi del passato non possono essere affrontati con lo sguardo di una bambina spaventata. E poi ci sono state altre cose, le cose della vita. A 30 anni mi sono separata dal mio primo marito (il calciatore Andrea Carnevale, ndr) rimanendo sola con un figlia di 4 anni e un figlio di pochi mesi. Ero disperatamente sola. Il mio bambino soffriva d’asma, non dormiva la notte e io avevo paura a prenderlo in braccio: temevo di buttarmi dalla finestra insieme con lui”. Riusciva a lavorare? “Vivevo a Roma e andavo a Milano ogni due settimane per registrare in un giorno 15 puntate di Aspettando Beautiful su Canale 5. Poi tornavo, e mi chiudevo in casa con i miei figli sperando di trovare la forza per fare qualcosa, come alzarmi e lavare il pavimento”» (Stefania Rossotti) • «“Lo ammetto. In passato ho fatto pure televisione trash. Non mi pento e non rinnego. Ma io sono molto diversa”. Che cosa vorrebbe cambiare nel suo modo di condurre? “Forse devo lavorare un po’ su come far passare i miei sentimenti. A volte temo di essere ancora individuata come ‘fredda’ anche se in realtà quello che mi fa paura è il rischio opposto. Detesto i conduttori che mettono se stessi al centro, appropriandosi del dolore delle persone che intervistano”. Che cosa le piace di se stessa, a questo punto della vita? “Mi piaccio io, nonostante tutto. Ho capito una cosa difficile, ma vera di me. Io sono una donna molto ansiosa. Lo sono, e non ci posso fare niente”» (Rossotti) • «Pretendo sempre tantissimo e non mi va mai bene niente. Sarà per questo che normalmente non rivedo mai le cose che faccio in tv. […] Mi capita spesso di pensare che avrei dovuto rifare tutto in maniera diversa». «Da sempre devo conoscere il programma. Capire, vedere ed entrarci dentro. Devo sapere tutto, anche quello che non mi interessa. È il mio approccio al lavoro. Forse sarà la mania del controllo». «Oggi faccio questo lavoro in maniera più disincantata e con una leggerezza per me inedita. Non sono ostaggio degli ascolti, mi mostro al pubblico per quella che sono. Sto vivendo una seconda fase della mia vita lavorativa: oggi sono libera di scegliere». «Non bisogna mai dare niente per scontato, giocare da mediani se serve e non sempre da attaccanti, non avere paura di sporcarsi le mani con tutti i generi televisivi. Sono cambiata insieme alla tivù, non sono rimasta immobile, e poi ho avuto la mia buona dose di fortuna».