Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  aprile 16 Martedì calendario

Gli antibiotici pericolosi

Finire invalido per una sinusite. Non si tratta, purtroppo, di una complicazione della patologia, diffusa e piuttosto banale, ma di un terribile effetto collaterale della cura. Abbiamo da tempo imparato tutti a nostre spese che leggendo i bugiardini delle medicine riesce difficile ingurgitare anche la più innocua delle compresse. Se va bene si tratta di nausea, insonnia, nevralgia. Ma molti farmaci prevedono tra le conseguenze non previste dell’assunzione disturbi ben più gravi, che in alcuni casi possono anche provocare la morte. Esagerazioni, certo, precauzioni per indurre alla cautela e per fare in modo che il farmaco sia sempre preso sotto stretto controllo medico. Ma in alcuni casi non si tratta solo di allarmi giustificati da quote di probabilità infinitesimali, di avvertenze che nella maggior parte dei casi possono essere trascurate. A volte il pericolo è reale e tutt’altro che peregrino. È il caso di una famiglia di antibiotici su cui l’Agenzia italiana del farmaco ha deciso di puntare i riflettori fino ad arrivare al divieto di commercializzazione di alcuni principi attivi. La classe di farmaci attenzionata dall’autorità nazionale che opera sotto la vigilanza e la direzione del ministero della Salute, è quella degli antibiotici chinolonici e fluorochinolonici. Ai più la definizione scientifica non dirà nulla, ma si tratta degli anti batterici più diffusi in Italia, dopo le penicilline, per curare le infezioni di vario tipo. In particolare quelle che colpiscono l’apparato respiratorio e quello urinario. Per intenderci, stiamo parlando di farmaci che vengono normalmente prescritti, tra l’altro, in caso di faringiti, tonsilliti, bronchiti, rinosinusiti, otiti e cistiti. Ebbene tali medicinali, secondo quanto riporta l’Aifa in una circolare diffusa pochi giorni fa, possono provocare «reazioni avverse invalidanti, di lunga durata e potenzialmente permanenti, principalmente a carico del sistema muscoloscheletrico e del sistema nervoso».

CASI GRAVI
Nei casi più gravi che riguardano ossa e muscoli si possono verificare tendiniti, rotture del tendine, mialgia, debolezza muscolare, artralgia, gonfiore e disturbi della deambulazione. Sul fronte del sistema nervoso centrale e periferico gli effetti collaterali gravi vanno dall’insonnia alla depressione, dall’affaticamento ai disturbi della memoria, fino alla compromissione della vista, dell’udito, dell’olfatto e del gusto. Come se non bastasse, nel caso dei fluorochinoloni ci sono anche rischi di aneurisma aortico e di dissezione aortica. Insomma, c’è poco da scherzare. Al punto che dopo un primo avvertimento dello scorso ottobre, l’Aifa ha deciso di mettere direttamente fuorilegge alcuni principi attivi. Nel dettaglio, la cinoxacina, la flumechina, l’acido nalidixico e l’acido pipemidico. Tutti i farmaci che contengono tali molecole, che sono assai numerosi trattandosi di brevetti scaduti che aprono la strada ai generici, saranno immediatamente tolti dal mercato. Molti di questi prodotti, a dire il vero, sono già scomparsi da tempo dai banchi delle farmacie. Non è da ieri, infatti, che l’Aifa ha messo in allerta i medici (la prescrizione su questi farmaci è obbligatoria) sull’utilizzo smodato e nocivo di questi antibiotici. Il fenomeno è ben conosciuto a chi è del ramo. Ma anche a chi si fa quattro chiacchiere al bar o nel posto di lavoro. La facilità con cui assumiamo antibiotici per qualsiasi disturbo di lieve entità ha provocato l’adattamento dei germi (che diventano più resistenti) e la progressiva perdita di efficacia dei farmaci. Il risultato è che le dosi sempre più massiccie di anti batterici non servono più a curare, ma solo a provocare gli effetti collaterali. Tanto più pericolosi quanto più aumentano le quantità. reazioni avverse Per questo, accanto al divieto assoluto di vendere le quattro molecole considerate più nocive, l’Aifa, rilanciando un’indicazione arrivata dall’Agenzia europea del farmaco (Ema), ha messo in guardia gli operatori della sanità dalla prescrizione facile su tutta la classe dei chinolonici e fluorochinolonici, in particolare quelli basati sulle molecole ciprofloxacina, levofloxacina, moxifloxacina, pefloxacina, prulifloxacina, rufloxacina, norfloxacina, lomefloxacina. Tali farmaci non devono mai essere somministrati «per il trattamento di infezioni non gravi o autolimitanti, a meno che altri antibiotici comunemente raccomandati per queste infezioni siano ritenuti inappropriati». In ogni caso, occorre prudenza e, soprattutto, vigilanza. I pazienti devono, infatti, interrompere l’uso del farmaco al primo segnale di reazione avversa. Sperando che non sia troppo tardi. «Sono stati segnalati soltanto pochi casi di queste reazioni avverse invalidanti e potenzialmente permanenti», spiega l’Ema, «ma è verosimile una sotto-segnalazione. A causa della gravità di tali reazioni in soggetti fino ad allora sani, la decisione di prescrivere chinoloni e fluorochinoloni deve essere presa dopo un’attenta valutazione dei benefici e dei rischi in ogni singolo caso». Insomma, quando la cura è peggiore del male, meglio tenersi l’infezione.