La Stampa, 16 aprile 2019
Le corti d’Appello in crisi
Sarà una buona iniezione di ricostituente, per la malata giustizia italiana, ma non risolutiva per le necessità: il ministro Alfonso Bonafede ha ottenuto l’assunzione di 903 assistenti giudiziari, pescando negli elenchi degli idonei al concorso del 2017 (indetto dall’allora ministro Andrea Orlando, ha permesso finora l’assunzione di 3084 giovani). Altre 1300 persone saranno assunte nel triennio come «assunzioni straordinarie» per pareggiare i conti delle «uscite straordinarie» dovute agli effetti di Quota 100. Ma anche così, con questi innesti, i buchi restano terrificanti: si stima che manchi il 21% del personale amministrativo; solo di assistenti giudiziari ne occorrerebbero 9000. E se Quota 100 andasse bene, le scoperture addirittura si raddoppieranno. Eppure di questo dramma, che influisce soprattutto sul lavoro delle Corti d’Appello, trasformatesi in collo di bottiglia dei processi, si parla ben poco.
Il delitto dei Murazzi
Quel che è accaduto a Torino, ad esempio, dove un condannato pericoloso è rimasto a piede libero, e ha potuto uccidere di nuovo perchè mancava il personale che portasse avanti le pratiche, ha infatti destato scandalo. Ma è la quotidianità in troppe Corti d’Appello.
Già qualche anno fa, era l’ottobre 2016, l’Associazione nazionale magistrati organizzò una riunione interna con i diversi capi delle Corti d’Appello. Il quadro che emerse era sconcertante. «Senza interventi straordinari e urgenti per assumere il personale sarà sempre più difficile anche soltanto aprire la mattina gli uffici giudiziari», disse Francesco Minisci, che in quella fase era il segretario generale. «Nessuna azienda potrebbe funzionare con percentuali di scoperture d’organico come quelle degli uffici giudiziari», gli fece eco Piercamillo Davigo, che era il presidente. Da allora, l’Anm non ha mai mancato di ricordare ai politici che se non fossero arrivati i rinforzi nei ranghi del personale amministrativo, oltre ai magistrati, non si sarebbe andati lontano.
Disse ancora Minisci: «Vi sono uffici in cui la scopertura supera il 51%». La realtà degli uffici giudiziari infatti è a macchie di leopardo. Da qualche parte, le macchie sono gigantesche.Sono buchi neri.
Da Torino a Milano
Grazie a un accurato studio del Ciag (Comitato idonei al concorso per assistenti giudiziari), che raccoglie oltre duemila giovani che aspirano solo a entrare in ruolo nella giustizia italiana, possiamo scoprire la Corte d’Appello di Torino dispone di spazi insufficienti; solo reperire una stanza per i nuovi arrivati è un’impresa impossibile. L’accumulo di tanti arretrati, inoltre, ha prodotto la moltiplicazione degli armadi, così gli spazi utili sono diminuiti ancora di più.
L’intero distretto di Torino ha una pianta organica di 2.620 unità, con 537 posti vacanti (percentuale di scopertura pari al 20,50%; a fine triennio saranno il 40,61%). Di contro, se si guarda al numero delle pendenze nella Corte d’Appello, si vede che si è passati da 20.705 fascicoli nel 2017 a 17.765 nel 2018.
Milano resta un modello inarrivabile: la durata dei procedimenti si è ridotta. Per il primo grado, si viaggia sotto i due anni per il settore civile e intorno ai 300 giorni per il penale; per il secondo grado 1 anno e 4 mesi per il civile, 15 mesi per il penale. La scopertura del personale amministrativo è leggermente migliorata, attestandosi al 25,6%. Le pendenze in Corte d’Appello: 7.881 nel 2017; 8.061 nel 2018.
Il collasso della Capitale
A Roma, con una scopertura del 26,6% nel personale amministrativo, i dati dicono che le pendenze in Corte d’Appello raggiungono la cifra-monstre di 277.504 nel 2017; e 268.296 nel 2018. Diceva il presidente della Corte d’appello di Roma, Luciano Panzani: «La nostra situazione è unica ed è il frutto di scelte risalenti a 20 anni fa, col risultato che oggi abbiamo personale di altissimo livello, dotato di grande dedizione, ma numericamente insufficiente. Quando si fecero i calcoli della revisione delle piante organiche degli uffici non si tenne conto dei flussi, i quali generano un arretrato mostruoso».
Infine Napoli: con una scopertura del 28,2%, le pendenze in Corte d’Appello sono aumentate del 9% in un anno, passando da 44.668 nel 2017 a 48.777 nel 2018. E Napoli ha beneficiato nel corso dell’anno 2018 di una assegnazione massiva al Tribunale (62 assistenti giudiziari e 4 funzionari giudiziari) a fronte del collocamento a riposo di 19 unità (2 ausiliari, 1 operatore giudiziario, 5 assistenti giudiziari, 1 cancelliere e 10 funzionari giudiziari). «Persiste tuttavia la già denunciata carenza di risorse umane - si legge sullo studio del Ciag - a disposizione dell’Ufficio. La pianta organica prevede 884 unità di cui risultano coperti solo 657 posti».
Tra Roma e Napoli, insieme fanno il 39% di tutte le pendenze italiane in Corti d’Appello. E allora non sarà un caso se anche i numeri delle prescrizioni si concentrano in queste due sedi giudiziarie. Era un dato saltato agli occhi quando al ministero della Giustizia, nel 2016, hanno finalmente impostato un monitoraggio informatico: alla Corte d’Appello di Venezia si prescrive la metà dei processi, a Roma e Napoli il 40%, a Reggio Calabria oltre il 30%.