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 2019  aprile 16 Martedì calendario

Il censimento delle Madonnine a Roma

Perfino Hollywood li ha immortalati. C’è una scena del film di culto Vacanze Romane in cui il fascinoso giornalista a caccia di scoop Gregory Peck porta la principessa in incognito Audrey Hepburn a contemplare il muro degli ex voto. Migliaia e migliaia di piccole targhe di devozione alla Vergine Maria affisse sulle Mura Aureliane per la grazia ricevuta di sopravvivere alle bombe su Roma durante la Seconda Guerra mondiale. In fondo, i due divi del cinema sono stati tra gli ultimi a vederli. Poco dopo, quei 20mila ex voto saranno tutti rimossi e trasferiti al santuario del Divino Amore. Fu una questione di decoro: Roma si preparava alle Olimpiadi del 1960. Ma la memoria di quel luogo però è rimasta viva nel profondo folklore romano. Lì dove passeggiarono per esigenze di copione Gregory e Audrey, spicca ancora oggi, sulle millenarie mura, all’altezza di via del Policlinico, un’edicola sacra con una statuetta della Madonna del Divino Amore. «C’è un legame profondo tra questo luogo e la devozione popolare», racconta Lorenzo Grassi coordinatore del gruppo ipogei bellici del Centro ricerche speleo archeologiche Sotterranei di Roma, che ha censito – impresa titanica – tutte le Madonnelle belliche di Roma, ricostruendone per la prima volta storie, aneddoti, testimonianze, documentazione. «Il 19 luglio del 1943 – dice – il tranviere Marco Ferranti viene sorpreso dall’allarme antiaereo su viale del Policlinico e cerca scampo accanto alle Mura Aureliane vicino ad un’edicola sacra con una statuetta della Madonna del Divino Amore. L’uomo si raccomanda alla Madonnina e, miracolosamente si salva dal primo bombardamento di Roma». Il giorno dopo Ferranti appone una targa con la scritta Alla Vergine Maria, per grazia ricevuta. E la devozione ha riempito questo tratto di Mura. Ma sparse per la città ci sono molte altre edicole e altarini dedicate alla Madonna, che hanno avuto origine da episodi bellici. Le indagini di Lorenzo Grassi sono arrivate a pochi metri da San Pietro. Il secondo bombardamento del Vaticano (dopo quello del 5 novembre 1943) avvenne intorno alle ore 20 del primo marzo del 44 vicino Porta Cavalleggeri. L’anniversario dei 75 anni è appena passato. La responsabilità del raid è rimasta misteriosa («forse un errore della Raf, forse una provocazione dei nazifascisti», commenta Grassi). Fatto sta che su un muro tra il Palazzo del Sant’Uffizio e l’ingresso al Pontificio Oratorio di San Pietro spicca l’antica Madonna delle Grazie. «Nel bombardamento, le schegge devastarono il palazzo, ma non toccarono la Madonnina, rimasta intatta al centro di una fitta rosa di colpi», racconta il ricercatore. Per gratitudine, l’opera venne abbellita con una cornice di marmo dove spiccano due angeli che levano grandi scudi chiodati per proteggere la Vergine: «Gli unici due angeli al mondo votati alla protezione antiaerea», dice Grassi. Strategica, nei momenti più drammatici del conflitto bellico, è stata la devozione per la Madonnina del Divino Amore. «A migliaia, seguendo l’invito di Papa Pio XII, l’avevano implorata per la salvezza di Roma e si erano stretti in preghiera nella Chiesa di Sant’Ignazio da Loyola, nel centro, dove l’immagine era stata trasportata dal Santuario di Castel di Leva per preservarla dal rischio di distruzioni», spiega Grassi. Il bello è che, dal 24 gennaio del 44 (lasciato il Santuario) la Madonnina aveva affrontato un lungo tour nella città: da piazza Fontanella Borghese, a San Lorenzo in Lucina, fino a Sant’Ignazio. E del suo passaggio sono rimaste le tracce, con i Santini d’epoca, le edicole sacre. Ma tante altre lapidi in diversi quartieri della città ricordano il ruolo salvifico della Madonna del Divino Amore, come quelle al Rione San Filippo, in via dei Ramni a San Lorenzo o in via Chiana al quartiere Trieste.