Il Messaggero, 16 aprile 2019
Individuato il sito della battaglia di Gaugamela
I manuali di storia hanno celebrato la Battaglia di Gaugamela come un passaggio chiave per le sorti di Alessandro Magno. Siamo di fronte all’epico, ultimo, definitivo duello contro il re Dario III che porterà al collasso dell’Impero persiano. Lo scontro tra Occidente e Oriente è all’apice. Le truppe guidate del conquistatore macedone sconfiggono l’esercito del re dei re: è il momento in cui un mondo finisce e inizia una nuova era. E sulle ceneri di quel campo di battaglia cruenta del 331 a.C. nascerà l’Ellenismo. La storia ha deciso da che parte stare. Eppure, mai le fonti prima d’ora si erano trovare concordi sulla sua collocazione. C’è riuscita un’équipe di archeologi italiani: «Noi abbiamo individuato con ogni probabilità il luogo esatto dello scontro di Alessandro contro Dario, che corrisponde al sito archeologico di Gomel, al tempo della battaglia solo un piccolo villaggio rurale, ma rifondato proprio alla fine del IV secolo», annuncia il professore Daniele Morandi Bonacossi dell’Università di Udine che dal 2012 sta guidando la speciale missione Land of Nineveh.
L’OPERAZIONE Lo scenario è quello del Kurdistan iracheno, un’area di tremila metri quadrati, una delle più ampie mai concesse in Iraq, fino a oggi poco sondata perché proprio lungo la linea del fronte con il Califfato, e per decenni inesplorato a causa della complessa situazione politica. È qui che il progetto italiano, sostenuto da Ministero degli Esteri, Agenzia Italiana per la cooperazione allo sviluppo, Ministero dell’Istruzione, Regione Friuli Venezia Giulia e Fondazione Friuli, sta portando avanti scavi e studi – ogni anno coinvolge 25 specialisti e studenti – affiancando fondi, storia antica, carte archeologiche, con le nuove tecnologie più avanzate. Un lavoro complesso, che grazie alle riprese con droni, a ortofoto (comprese le fotografie scattate nei programmi di spionaggio negli anni 60 e70), allo studio della ceramica e agli scavi stratigrafici, ha ricostruito la storia dell’insediamento. D’altronde, siamo in una delle zone della Mesopotamia con la più alta densità di patrimonio storico, e con ben 1100 siti archeologici rinvenuti.
IL TOPONIMO Dopo anni di dibattiti, su cosa si basa l’identificazione della Battaglia di Gaugamela? «La prova regina è lo studio filologico del toponimo del sito che scaviamo spiega Morandi Bonacossi – oggi è Gomel, nome che deriva per corruzione dal nome di epoca medievale Gogemal, ma che, a sua volta, è una storpiatura del nome greco di Gaugamela. La dizione greca deriva dal nome del sito di epoca assira Gammagara/Gamgamara, che troviamo in un’iscrizione cuneiforme celebrativa dell’epoca del re assiro Sennacherib vissuto tra il 704 e il 681 a.C.». Ma le indagini archeologiche hanno portato alla luce anche testimonianze che ora sono un fattore chiave. «Le nostre ricerche – aggiunge Morandi Bonacossi – hanno dimostrato che il sito di Gomel che stiamo scavando era solo un piccolissimo villaggio rurale poco prima dell’arrivo di Alessandro in Oriente, ma fu rifondato proprio alla fine del IV secolo, contemporaneamente alla battaglia di Gaugamela. E da quel momento si sviluppò come un sito esteso e importante».
Ma a convincere gli archeologi sono soprattutto tre rilievi figurati che testimoniano la presenza di Alessandro Magno. Tre complessi figurati rupestri scolpiti lungo quella infinita rete di canali di irrigazioni costruita dal re Sennacherib per portare acqua a Ninive. «Due di questi – insiste lo studioso – potrebbero rappresentare proprio il condottiero a cavallo ed essere considerati monumenti celebrativi della vittoria di Gaugamela. Un rilievo si trova in una valletta della montagna che domina il sito di Gomel, forse la montagna che, secondo le fonti, dopo la battaglia fu ribattezzata Monte Nikatorion, il monte della vittoria». Raffigura una Nike alata che porge una corona a un cavaliere nell’iconografia tipica di Alessandro Magno. «Il secondo rilievo è ubicato ad alcuni chilometri di distanza dalla piana che abbiamo individuato come il campo di battaglia, in un sito dove già i re assiri avevano scolpito i loro volti».
LA RETE IDRICA Siamo a Khinis, a 20 chilometri, dove un cavaliere di età partica cela un ritratto di Alessandro condottiero. E ancora, completamente sconosciuto, è il rilievo di Nirok, con un volto contornato da soli, proprio come il ritratto di Alessandro Magno al Museo di Bruxelles. Fondamentali, dunque, le indagini in questa rete idrica monumentale. Basti pensare che in tutto sono 250 chilometri, con i più antichi acquedotti in pietra della storia («di ben 400 anni precedenti a quelli romani», sottolinea l’archeologo). Un patrimonio che la missione dell’Università di Udine vorrebbe trasformare in un parco archeologico con un progetto studiato insieme al Cnr. Con tanto di dossier pronto per il suo inserimento nella lista dell’Unesco.
Laura Larcan