Panorama, 15 aprile 2019
Quanto risparmiano gli italiani?
Non li mettono più sotto il materasso, ma li lasciano parcheggiati sui conti correnti a interessi quasi nulli e con le spese di gestione bancaria da sostenere.
Il rapporto degli italiani con i propri risparmi, specie nei momenti di crisi, è piuttosto morboso e, secondo quanto fotografa Bankitalianei sui suoi report periodici, determina un aumento dei capitali depositati sui conti privati cui, però, non corrisponde la capacità di reinvestire il denaro per far circolare l’economia.
Detto in altri termini nel 2018 dei 4.287 miliardi di ricchezza finanziaria posseduta dalle famiglie italiane, 1.371 miliardi si sono trasformati in risparmi e sono rimasti fermi sui CC con una crescita del 32% rispetto all’anno precedente.
Si tratta di una propensione al risparmio che cresce in maniera costante da almeno un decennio cioè da quando, intorno al 2008, sono iniziati i primi accenni della crisi economica che stiamo ancora attraversando. Secondo quanto riporta Abi nel biennio 2005-2006 i risparmi degli italiani ammontavano al 26% della ricchezza totale; già nel 2009 questo tesoretto copriva il 29% e oggi è arrivato al 32%.
Italiani, dunque, grandi risparmiatori, ma pessimi investitori. Il denaro che resta sui conti correnti, infatti, sostanzialmente non rende nulla, ha interessi scarsissimi (in media della 0,3%) e ha costi di gestione che si aggirano, per un conto tradizionale (più economico l’on-line), intorno ai 142 euro l’anno per famiglia. Anche i conti di deposito vincolati (dove si trovano circa 500 miliardi di euro) hanno interessi medi al di sotto del tasso dell’inflazione annua e quindi, spesso, non generano ricchezza.
La gente ha paura e la paura crea stasi. Si teme di perdere il lavoro, si temono spese impreviste, aumento delle tasse o arrivo della recessione e per questo, nel dubbio, si preferisce tenere il proprio denaro a portata di mano per quanto questo non generi aumento di capitale.
In Italia c’è una scarsa propensione alla cultura finanziaria e poca fiducia negli investimenti. Nessuno compra più azioni (con il rischio del bail-in in agguato), fondi o altri prodotti finanziari per paura di perdere tutto.
Si preferisce, quindi, adottare l’antica tecnica della formichina e, infatti, da quanto riporta il periodico bollettino economico di Bankitalia, la propensione al risparmio è salita all’8,1% del reddito disponibile che significa che su cento euro guadagnati più di 8 vengono risparmiati e quasi un italiano su due alla domanda “Cosa faresti con 100.000 euro” risponde: “li metterei da parte" (Secondo l’analisi dell’Osservatorio Anima Gfk riportata da Corriere della Sera).
Se da una parte, dunque, è positivo sapere che in Italia esiste un tesoretto fatto dai risparmi della famiglie, dall’altro un Paese dove il denaro non circola è un Paese che resta in una situazione di stallo e non cresce.