il Fatto Quotidiano, 15 aprile 2019
Le divise della Polizia sono Made in Romania
Le divise delle nostre forze dell’ordine non vengono prodotte in Italia ma in Romania. Sembrerà assurdo, ma la delocalizzazione riguarda anche quelle che spesso, con la fierezza del patriota, indossa il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Il settore conta poche aziende che da anni fanno incetta di bandi pubblici per le forniture a Polizia, Carabinieri ed Esercito; hanno la sede perlopiù in Lombardia o in Toscana, ma i loro stabilimenti sono più vicini a Bucarest che a Milano o Firenze. Ed è proprio da lì che sfornano centinaia di migliaia di uniformi con costi ben più bassi di quelli che sosterrebbero qui. Solo che il nostro Stato paga quegli equipaggiamenti come se fossero cuciti e confezionati dentro i confini nazionali.
Questo sistema di fatto permette alle imprese di fare la “cresta” sugli ordinativi ricevuti dalla pubblica amministrazione. Stasera se ne occuperà la trasmissione Report – in onda su Rai Tre alle 21.20 – con un’ampia inchiesta firmata da Emanuele Bellano, con la collaborazione di Alessia Cerantola e Greta Orsi. L’impressione è che attorno agli appalti per la creazione delle divise militari si sia formato una sorta di cartello. E infatti succede spesso che queste gare vengono aggiudicate con ribassi minimi: un esempio di pochi mesi fa è un bando dei Carabinieri diviso in nove lotti, cinque dei quali vinti da aziende con ribassi inferiori all’uno per cento.
Report ha visitato le sedi produttive di alcune tra queste società. La Alfredo Grassi Spa ha ottenuto una commessa per la fornitura di divise al prezzo di 163 euro l’una. Il costo per prepararle nella fabbrica rumena di Targutrotus si ferma però a circa 90 euro. In pratica, un guadagno dell’80% per ogni capo.
Specializzata in tenute mimetiche è la Lovers, che ha 16 dipendenti in Italia e oltre 300 all’estero. Che le forniture per le nostre forze dell’ordine arrivino da Falticeni, nel Nord della Romania, è noto anche ai vertici militari: sono gli stessi colonnelli a recarsi frequentemente in questi stabilimenti per il controllo qualità. E di questo è al corrente anche il sovranista Matteo Salvini, che – rispondendo a Report – ha dato la colpa al fatto che si tratti di bandi europei, promettendo che cercherà di cambiare le regole. Insomma, sanno tutti che queste imprese prendono soldi dai contribuenti italiani per dare lavoro a operai rumeni pagati 290 euro al mese. Lo stesso meccanismo che il governo vuole provare a combattere con il decreto Dignità; le norme anti-delocalizzazione contenute in quella legge non potranno però fare nulla in questo caso, anche perché la Romania è nell’Unione Europea. Il paradosso è che mentre il nostro Stato paga per queste forniture prezzi sproporzionati rispetto ai costi, le nostre forze dell’ordine continuano a lamentare una carenza di divise.