La Stampa, 15 aprile 2019
Come investono i Millennials
Come investono i loro soldi il romanista Nicolò Zaniolo o lo juventino Moise Kean e i loro coetanei con patrimoni meno importanti? Può sembrare poco rilevante, eppure questo tema è sempre più sotto i fari. Zaniolo e Kean fanno parte della così detta generazione Millennial, i nati tra la metà degli anni ‘80 e la fine degli anni ‘90. Dovranno costruirsi un futuro solido e molte incertezze li attendono. In più non avranno una copertura pensionistica ampia come quella della generazione che ha molti più anni di loro sulle spalle.
Dove cercare? Le proposte più diffuse sul mercato sono ancora molto tradizionali: dai buoni postali, al conto corrente remunerato, ai piani di accumulo, fino ai fondi comuni, ai fondi pensione e alle polizze vita. Con la diffusione delle nuove tecnologie, tanto vicine ai più giovani, stanno prendendo piede anche nuovi strumenti come le app per risparmiare, le carte di pagamento salvadanaio o i portafogli robotizzati.
Che cosa dovrebbe mettere in primo piano un Millennial che vuole costruirsi una solidità economica? «L’ideale è guardare a un portafoglio composto da vari tasselli e in particolare dai fondi comuni, che consentono di far crescere il patrimonio nel corso degli anni, dalle polizze vita, che offrono risultati consolidati nel tempo, e infine anche dai piani di accumulo, che hanno la prerogativa di riuscire ad attenuare le perdite nelle fasi di volatilità sui mercati» dice Antonio Bottillo, country head per l’Italia di Natixis Im. Si tratta di tre strumenti che consentono di arrivare a una somma che, un giorno, possa integrare la pensione statale. Bastano anche poche decine di euro messe da parte ogni mese. E’ importante però partire per tempo.
C’è però anche un altro aspetto da considerare: per scegliere la strada più opportuna bisogna farsi bene i conti e guardare ai bonus dal Fisco, oltre che ai costi e alle commissioni che nel lungo periodo possono erodere una parte del rendimento che aiuta a far crescere il gruzzolo. Di sicuro quella dell’investimento iniziato a 20 anni o 30 anni è una maratona lunga che richiede quindi molta attenzione su tutti quelli che sono i fardelli lungo il percorso. In questo senso, dal punto di vista dell’efficienza fiscale, i fondi pensione sono lo strumento più vantaggioso (i contributi a fini previdenziali sono deducibili fino a un tetto di 5.164,57 euro l’anno; dopo 8 anni di adesione al fondo si ha diritto a un anticipo sui capitali versati). Tra i fondi d’investimento, i Pir (piani individuali di risparmio) hanno un regime fiscale agevolato (non si pagano le tasse sui guadagni a patto che lo strumento resti in portafogli per almeno 5 anni) mentre le polizze vita presentano diverse detrazioni fiscali. Oltre alla leva del Fisco c’è da considerare i costi. Meno un prodotto costa e più renderà negli anni. Bisogna quindi leggere i prospetti informativi.
I costi
Alcuni fondi, per esempio, prevedono commissioni d’ingresso anche dell’1,5-2%. Una strada percorribile sono gli Etf, i fondi quotati che hanno commissioni bassissime. Un portafoglio composto da Etf ben diversificati può essere di aiuto per chi vuole scegliere la strada del fai da te. Mille euro versati possono moltiplicarsi più volte. I mercati però sono imprevedibili, serve cautela.
L’industria ha da tempo nel mirino i Millennial. Anche perché sono i clienti del futuro. Già oggi rappresentano il 30% della forza lavoro in Usa e dunque sono un target cui indirizzarsi nel proporre soluzioni di investimento, come pure una componente importante della domanda di beni cui le aziende devono guardare per proporre prodotti e servizi coerenti ai loro bisogni e stili di consumo. «In entrambi i casi il fil rouge che accomuna l’offerta, sia essa di servizi di investimento sia di beni di consumo, è costituito dalla sostenibilità, un tema verso il quale due terzi dei Millennial manifestano una forte sensibilità» dice Paolo Proli, Head of Retail Distribution Amundi Sgr.