Corriere della Sera, 15 aprile 2019
Mangiare dolci alla cannabis è più pericoloso che fumarla
In Italia sono sempre di più i negozi dove chiunque può acquistare cioccolato, biscotti, dolcetti, gomma da masticare, birra e ogni genere di prodotto a base di cannabis (Magica Italia nel 2018 ne ha censiti 713, in aumento del 75 per cento rispetto al 2017). Ce ne sono ormai dappertutto, sedici solo a Milano e, chissà mai perché, in Veneto e specialmente a Verona e Treviso più che altrove. Un business in continua crescita sostenuto anche dall’idea, penso abbastanza diffusa, che i prodotti commestibili a base di cannabis facciano meno danni che non fumarla o aspirarne i vapori («Cosa volete che faccia un biscottino o qualche caramella...»).
Ma è davvero così? No, la cannabis commestibile a parità di concentrazione dei principi attivi – THC e CBD – fa male almeno quanto quella che si fuma e forse anche di più. Come lo sappiamo? Un lavoro appena pubblicato su Annals of Internal Medicinedimostra che in Colorado, dove la cannabis è legale, ci sono stati più casi di intossicazione acuta, più disturbi psichiatrici e più problemi cardiovascolari in chi faceva uso di prodotti commestibili rispetto a chi fumava cannabis. Dipende dal fatto che se uno la fuma o ne aspira i vapori comincia ad avvertirne gli effetti in un paio di minuti, e sopra una certa soglia – che varia molto da un individuo all’altro – c’è un campanello d’allarme (disturbi gastrointestinali, nausea e vomito) e si smette.
I pericoli dell’accumulo La cannabis presa per bocca si assorbe invece lentamente ed entrano in gioco diversi fattori, se lo stomaco è pieno o no, ad esempio, e in cosa è sciolta (con il cioccolato l’assorbimento è più rapido che con la gomma da masticare). Tuttavia chi cerca la cannabis lo fa per sentirsi rilassato, spensierato e un po’ più «social», con biscotti e cioccolato però all’inizio non prova niente, pensa di non averne assunta e ne cerca dell’altra. Nel frattempo la sostanza si accumula e quando si avvertono i primi disturbi potrebbero già essere quelli di un’intossicazione.
I pazienti in Colorado Di questo fenomeno se ne sono accorti per primi al pronto soccorso di uno degli ospedali dell’Università del Colorado. I medici hanno notato qualcosa che a prima vista pareva molto strano, quasi paradossale: quei ragazzi (ma anche gli adulti) che arrivavano dopo aver assunto cannabis per bocca sembravano stare peggio di chi la marijuana l’aveva fumata o inalata. A dirla tutta, rispetto a chi la fumava, quelli che avevano mangiato biscotti o dolcetti alla cannabis erano una piccola minoranza – uno su dieci —, ma sembrava che i disturbi più gravi si concentrassero proprio su di loro. A questo punto i medici hanno deciso di analizzare 10.000 pazienti arrivati al pronto soccorso per abuso di alcol e cannabis. Le analisi hanno dimostrato che in 3.000 di loro i disturbi erano riconducibili solo e soltanto alla cannabis. A quel punto è stato facile dimostrare come i problemi psichici e i disturbi al cuore si manifestavano più spesso e con maggior gravità proprio in quei 250 che avevano utilizzato prodotti commestibili. Non solo: gli unici morti di cannabis – perlomeno in Colorado – si sono registrati fra coloro che l’avevano presa per bocca. Si tratta di casi rari d’accordo, ma qualche volta si trattava di morti violente dovute al fatto che chi abusa di questi prodotti può avere sindromi psichiatriche acute, imprevedibili e difficili da controllare.
Va detto che nei biscotti o nei dolcetti che si vendono degli Stati Uniti c’è certamente più THC che nella cannabis «light» che si può trovare nei nostri «growshop» dove di THC ce n’è poco (o per niente, e allora venderla per marjuana sarebbe una truffa), ma potrebbe essercene più di quanto non si dichiari o di quanto sia consentito. Certo è che biscotti, caramelle e orsetti gommosi alla cannabis non sono «innocenti» come si vorrebbe far credere e non andrebbero considerati dolci come tutti gli altri.
Diciamolo ai ragazzi che una intossicazione può venire anche da prodotti commestibili e anche dopo ore o addirittura giorni di consumo continuato. Si sente dire spessissimo che la cannabis «light» non ha mai fatto male a nessuno, ma che sia «light» o meno dipende anche da quanta se ne assume e in quanto tempo, e comunque per un cervello che non ha ancora raggiunto il suo pieno sviluppo pure piccole dosi possono far male.
Tutto in un morsoSappiamo ben poco di cosa ci sia davvero in questi prodotti. Lo sapevate per esempio che il THC non è distribuito allo stesso modo in un biscotto o in un pasticcino? Può capitare quindi di assumere tutta quella che c’è con un morso solo (è soltanto una curiosità, ma la dice lunga su quanta poca uniformità ci sia in queste preparazioni).
Adesso poi cucinare i cibi più svariati con prodotti che contengono THC sta diventando di moda. Non credo sia una buona idea e può essere molto pericoloso. Qualcuno di sicuro obietterà: «Perché mai a casa sua uno non dovrebbe potersi fare gli spaghetti o prepararsi una pizza e condirli con olio o burro aromatizzati alla cannabis?». Lo può certo fare, e agli adulti non dovrebbe succedere niente di particolare, poi però spiegare ai ragazzi che i dolcetti alla cannabis possono procurare danni diventa più difficile...