Corriere della Sera, 14 aprile 2019
Kyra, manager delle squillo
Carate Brianza (Monza) I più facevano finta di non vedere. Ma certo non sfuggiva, ai cittadini di Carate Brianza, comune della provincia di Monza tutto villette e parrocchie, quel viavai di signorine in abiti succinti, che ad ogni ora del giorno uscivano per una pausa sigaretta sotto i portici di una palazzina di via Amedeo Colombo, a poche decine di metri da un istituto scolastico intitolato ai Vescovi Valtorta e Colombo, e all’Agorà, un auditorium teatro di numerosi incontri su temi religiosi e d’attualità.
E neanche poteva passare inosservata lei, la titolare di quel gettonatissimo «Centro massaggi» finita in un’indagine dei carabinieri che l’ha portata in carcere a San Vittore con l’accusa di sfruttamento della prostituzione. Una vera e propria manager che gestiva l’«azienda» con efficienza brianzola, e che passava ogni giorno a controllare l’andamento degli affari.
Ungherese, alta, bionda, Edyna Greta Gyorgy, classe 1985 (anche se sul suo sito personale si «ringiovanisce» levandosi 4 anni) si presentava online col nome d’arte di Kyra Kole. Il pubblico del piccolo schermo (o almeno i telespettatori più colpiti dalla sua avvenenza) la ricordano invece come ospite fisso del cast di Ciao Darwin, trasmissione Mediaset condotta da Paolo Bonolis.
Ma la carriera di Kyra nello show business non va oltre qualche reality, o alcune sporadiche apparizioni cinematografiche. Le sue aspirazioni, negli ultimi anni, sembravano rivolte più che altro alla carriera da deejay.
Diverse foto, per esempio, la ritraggono sul palco dal vivo con il duo «Gemelli Diversi», mentre sul suo sito personale propone alcune sue produzioni al mixer (ritmi rigorosamente discotecari). La cura dell’immagine, però, non è mai venuta meno, tanto che anche l’edizione spagnola di Playboy le dedica un ampio servizio fotografico, eleggendola «playmate» del mese a gennaio.
Ma forse la sua vera attitudine potrebbe essere un’altra. Almeno stando all’indagine condotta nei mesi scorsi dai carabinieri di Seregno, guidati dal maggiore Emanuele Amorosi, dalle quali emergerebbe il ritratto di una donna inflessibile, attenta a far funzionare con grande rigore (si vantava di essere aperti «sette giorni su sette») quel centro «olistico», che, stando sempre alle indagini, era in realtà una sala per incontri a luci rosse dove, in pochi mesi, i carabinieri hanno visto alternarsi sette donne, nordafricane, polacche, ucraine.
Dalla più giovane, una marocchina di 18 anni attratta, secondo quanto riferito da fonti investigative, dai guadagni rilevanti, fino all’insospettabile signora quarantenne mossa più che altro da un reale stato di necessità.
Stando a quanto emerge dagli atti, Kyra le reclutava con inserzioni online. Convinta in tal modo di dare una parvenza di legalità alla sua attività, faceva aprire alle ragazze una partita Iva, come fossero state libere professioniste che le pagavano un canone di affitto mensile per le stanze («io lavoro così – diceva a un’amica che le chiedeva informazioni – faccio solo cose in regola»). E invece, queste le accuse contestate dal pubblico ministero Carlo Cinque, tratteneva per sé la metà degli incassi, pretendendo, come una qualsiasi datrice di lavoro temuta per la sua inflessibilità, di essere costantemente informata sulla «giornata lavorativa».
D’altronde, gli appuntamenti erano continui, attirando clienti da tutta la Brianza e anche da altre provincia della Lombardia.
E naturalmente c’era anche un tariffario molto chiaro. Nel quale era previsto il pagamento «120 euro all’ora per un massaggio “completo”, ossia nel quale si poteva “interagire” con la ragazza». Il via vai di uomini, di tutte le età e le estrazioni sociali, era costante. A dimostrazione di un’attività che era diventata estremamente redditizia.