Corriere della Sera, 14 aprile 2019
Intervista a Francesco Alberoni, candidato alle Europee
«A novant’anni è facile prendere la decisione di candidarsi. Non c’è il pericolo che sia un impegno per tutta la vita…».
Francesco Alberoni spiega con candore la scelta di buttarsi nell’agone politico.
Perdoni, professore, ma alla sua età non è meglio lasciar spazio ai giovani?
«Anche Carlo Alberto, forte della sua giovane età, pensava di aver vita facile con Radetzky, ma il vecchio generale tedesco a Custoza costrinse l’esercito piemontese alla resa. E che dire del generale Kutuzov e della fine che fece fare all’aitante Napoleone? Non conta l’età ma quel che si ha nella testa».
Ma è un gesto di testimonianza o pensa di andarci davvero a Bruxelles?
«Dipenderà dalle condizioni di salute, ma non sto giocando».
Quale ragione la spinge ?
«La mia più che una adesione è una presa di posizione».
Si spieghi meglio.
«Ho sempre partecipato al dibattito politico come analista e osservatore. Ma stavolta sento l’esigenza di impegnarmi in prima persona perché ho forti dubbi sull’assetto politico che si va configurando nel nostro Paese».
Cosa intende dire?
«C’è un governo che si regge su un accordo privato. E si è formato un direttorio (composto da Davide Casaleggio, Luigi Di Maio, Matteo Salvini e non più di un’altra decina di persone) che decide tutto, senza informare e rendere conto a nessuno».
Faccia un esempio.
«La recente visita di Xi Jinping in Italia. È venuto a firmare non si sa bene cosa e non se ne è discusso a nessun livello. Tutto è gestito in una dimensione privata».
Il governo non le piace?
«Questo è un governo che fa la maggioranza e l’opposizione nello stesso momento. E poi adesso vorrebbero pure inserire un referendum propositivo senza quorum che rischia di farci finire ai livelli di certi regimi sudamericani».
Non dipinge uno scenario troppo negativo?
«Guardi, corriamo il serio pericolo di passare da una democrazia tradizionale, pur con i suoi limiti, ad una democrazia “bastarda”».
Perciò rompe gli indugi?
«Sì. Di fronte ad una situazione del genere, uno come me o sta fuori da tutto o si impegna in prima persona».
Chi ha fatto il primo passo?
«Sono venuti a casa mia Giorgia Meloni e Ignazio La Russa. Ho accettato perché penso di dare un segnale».
Si schiera a destra.
«Mah, è sicuramente più a destra Salvini di me. E, soprattutto, sta con la Le Pen. Io preferisco Giorgia Meloni».
Berlusconi non l’ha sentito?
«Gli ho scritto diverse lettere in questi anni, non mi ha mai risposto. Come se fossi morto».