il Giornale, 14 aprile 2019
Torna il Trono di Spade
Li avevamo conosciuti ancora bambini. E visti crescere. Sullo schermo e dal vivo. Ora, dopo otto anni di battaglie, dolore, intrighi, morti, castelli bruciati, draghi volanti, eserciti distrutti, villaggi rasi al suolo, famiglie dilaniate, li ritroviamo adulti e trasformati in star. Come sono cambiati dal primo ciak i rampolli di casa Stark, principali protagonisti della saga del Trono di spade, tornati a Belfast per presentare l’ottava e finale stagione della serie che ha cambiato la storia della televisione e il mondo del fantasy. Sansa (Sophie Turner), Arya (Maisie Williams), Bran (Isaac Hempstead Wright), insieme all’immancabile Jon Snow (Kit Harington) e ad alcuni degli altri personaggi, da Ser Davos Seaworth (Liam Cunningham) a Bronn (Jerome Flynn) a Varys (Conleth Hill), hanno sfilato sul red carpet per l’ultima première che si è tenuta nel centro congressi della capitale dell’Irlanda del Nord. Belfast è la città che ha ospitato gran parte del set e che ha fatto da base per le riprese esterne dei paesaggi del Regno del Nord, il territorio degli integerrimi Stark, la casata dell’eroe Jon Snow legittimo erede al Trono di Spade.
Chi ricorda come noi le prime interviste ad Arya e Sansa, anni fa, quand’erano ancora bambine fragili e spaventate dalla popolarità improvvisa e travolgente, rimane un po’ spiazzato nel ritrovarle star quasi inavvicinabili, che si concedono con parsimonia ai flash e ai microfoni, nonostante siano tornate appositamente a Belfast. Comunque, si godono questi momenti di gloria, si scatenano nei balli nel mega party organizzato dalla casa di produzione HBO per l’occasione e si preparano a un futuro luminoso. Ormai sono delle stelle, con cachet da capogiro. «Non pensavo che sarei sopravvissuta fino ad adesso – riesce a dire scherzando Sophie-Sansa, l’erede del trono del Nord -. A ogni pagina del copione che mi consegnavano temevo di dover morire e lasciare il set. Invece sono diventata grande con la serie (ha iniziato a recitare nel Trono di spade a 13 anni – ndr)». Ma non è stato facile per lei, tanto da raccontare di aver dovuto ricorrere a uno psicoterapeuta per affrontare la depressione in cui era caduta dopo aver «vissuto» tanti fatti orribili: genitori ammazzati, violenze, matrimoni imposti, fratelli scomparsi. Ma ora si sente proprio bene, a giudicare dall’aspetto fisico e dalla radiosità che emana. Anche suo fratello Bran, il corvo, l’erede «soprannaturale» di casa Stark che vola tra passato e futuro, è cresciuto recitando in Irlanda. «Come mi ha cambiato il mio personaggio ? – racconta Isaac, lui sì con grande disponibilità -. Moltissimo. Quello che sono diventato è stato in gran parte influenzato da Bran, dal suo pensiero, dai suoi poteri. Non ricordo quasi come fosse la mia vita prima del Trono di spade».
I milioni di fan li potranno rivedere da stanotte (alle tre di notte) in contemporanea mondiale: in Italia su Sky Atlantic e in streaming su Now Tv, in inglese con i sottotitoli, poi on demand e in prima serata lunedì, invece per la versione tradotta si dovrà aspettare il 22 aprile. Senza disubbidire ai divieti della HBO che «punisce» chi «spoilera» più di Julian Assange, possiamo confermare che il primo episodio mostrato l’altra sera si apre con l’atteso incontro a Grande Inverno tra le sorelle Stark e Daenerys Taragaryen, che – fino alla settima stagione – viene ritenuta la legittima erede al Trono di spade. Tra fantastiche immagini di ghiacciai e di draghi e le gelosie di Sansa Stark per l’amore scoccato tra il fratello Jon Snow e la donna dai capelli di platino arrivata dall’altra parte del mare, arrivano al dunque le vicende delle famiglie nobili di Westeros, che dopo anni di battaglie intestine si devono per forza coalizzare per fermare gli Estranei che stanno scendendo dal Nord. E i segreti più importanti si dipanano in attesa del grande finale, su cui si esercitano migliaia di fan, ma che autori, attori e produttori custodiscono gelosamente. E chissà poi che la conclusione ideata da George R.R. Martin, dai cui libri è ripresa la saga, nei volumi ancora da scrivere non sarà completamente diversa.
In ogni caso per Belfast, almeno per ora, l’altra sera si è chiusa una stagione, un set, un’operazione (imponente l’hangar che raccoglie l’esibizione dei cimeli, dai vestiti alle teste di cartapesta dei draghi alle armature) che ha portato in una città ancora segnata dalle divisioni religiose migliaia di posti di lavoro e di sterline. Attori e maestranze del Trono di spade sono andati via, ma la HBO sta già mettendo in cantiere il prequel, ambientato secoli prima, e parte del nuovo set arriverà ancora in questi studios. Ma ai milioni di fan cosa resterà di queste otto fantastiche stagioni? «Il messaggio più importante – chiosa Ser Davos Seaworth (Liam Cunningham), uno dei pochi uomini di pace della saga – è che la sete di potere è il male assoluto...».