La Stampa, 14 aprile 2019
Anna Wintour si fa intervistare
Anna Wintour, la figura più influente nel mondo della moda, è nota per la sua riservatezza. Non attiva sui social, è riuscita a mantenere la privacy a 360 gradi, creando un alone di mistero anche sulla sua immagine pubblica. Per celebrare i 30 anni a capo di Vogue America, ha accettato, cosa rarissima, di sottoporsi a un’intervista sul palco di Women in the World Summit, l’evento annuale promosso a New York dalla giornalista Tina Brown, dove donne leader e attiviste internazionali si raccontano.
Wintour indossa la sua tenuta abituale: abito maculato, scarpe Manolo Blahnik, grandi occhiali scuri (che stavolta, però, erano giustificati da un intervento agli occhi il giorno prima). Ma ha ammesso di sfoggiarli sempre per mascherare i momenti di noia alle sfilate. «È comodo adottare lo stesso stile tutti i giorni, anche se è noioso. Sto pensando di includere i tailleur nel mio guardaroba».
L’incontro è a meno di tre settimane dal Met Gala, di cui Wintour è madrina. Grazie a lei, l’evento annuale del Metropolitan Museum di New York è diventato l’appuntamento mondano più importante dell’anno: raccoglierà oltre 200 milioni di dollari per il museo. Il tema Camp, dall’opulenza del Re Sole fino alla moda delle drag queen, promette un red carpet straordinario. Lo scorso anno, la mostra era ispirata alla Chiesa Cattolica, progetto ambizioso che è stato difficile realizzare: «Il curatore ha dovuto effettuare numerosi viaggi in Vaticano perché lì, incredibilmente, non usano la posta elettronica», spiega lei.
Non solo, sulla richiesta di ottenere un’ esibizione del coro del Vaticano, pare che il Papa abbia cambiato idea più volte. «Abbiamo quindi proposto a Madonna di esibirsi nella performance. Solo due giorni prima della data, Sua Santità ha deciso di accordare al coro il permesso di esibirsi, quindi abbiamo fatto spazio a entrambi». Ma lo storia non è finita bene. «Al ritorno a Roma, il loro conduttore è stato licenziato, per alcuni comportamenti non apprezzati dai giovani presenti al gala». La Wintour non svela ancora cosa indosserà la sera del Met. Anche se per le occasioni di un certo calibro di solito privilegia Chanel. E con la morte del suo caro amico Karl Lagerfeld potrebbe essere la soluzione più probabile.
Considerata una donna forte e senza scrupoli, promossa in buona parte dal personaggio di Miranda Priestly nel film Il Diavolo Veste Prada, interpretato da una grande Meryl Streep, la Wintour mostra grande sensibilità parlando di Lagerfeld: «Karl era una persona eccezionale, abbiamo bisogno di gente come lui per ispirarci. Ero a Londra quando ho saputo della sua morte, la mattina dopo avevo un volo per Milano per una conferenza stampa. In aereo ero accanto a uomo d’affari che di sicuro non apparteneva al mondo della moda, e sono scoppiata a piangere. Lui gentilmente mi ha passato il fazzoletto e mi ha detto: “Signora, la capisco, tutti noi abbiamo perso una figura importante”».
Un altro lutto difficile da accettare è stato quello di Franca Sozzani, che ha iniziato la carriera a Vogue Italia la stessa settimana di Wintour. Senza contare che i rispettivi, figli Francesco Carrozzini e Bee, si sono sposati di recente: «Si conoscevano da quando avevano 16 anni, ma forse l’amore è nato proprio al Met Gala, tre anni fa, mentre erano seduti vicini.... Franca sapeva che si sarebbero sposati ed era molto contenta»
Come è accaduto per Sozzani, Wintour ha un’autorevolezza indiscussa nel campo dello stile. Quando voci di corridoio la davano in partenza da Vogue lo scorso anno, Condè Nast le ha subito smentite dicendo che Wintour sarebbe rimasta per sempre. Neanche Roger Lynch, il nuovo ceo di Condè Nast preoccupava Wintour: «Non ha ancora iniziato, è un uomo dinamico e carismatico, andrà nei nostri uffici prima di proporre la sua nuova strategia».
Cresciuta nella Londra Anni 60, la Wintour ha esordito nel settore lavorando in alcune boutique per poi passare in varie redazioni – ricoprendo poi il ruolo di direttore al British Vogue – prima di arrivare all’edizione americana. Il giornalismo è un business di famiglia per lei. Suo padre Charles, una figura molto influente, le ha insegnato una forte resilienza. E lei ha imparato ad apprezzare i leader con le idee chiare. «L’indecisione è la cosa peggiore», dice. Sull’evoluzione del mondo dell’editoria fashion è ottimista: «Quando eravamo a British Vogue speravamo di raggiungere 100 mila persone, ora con tutti i nuovi canali, eventi come il Met Gala e i social media, possiamo contarne milioni». Diverse donne l’hanno ispirata. Una è Katharine Graham che, dopo una vita privilegiata di moglie e madre, è diventata l’editore del Washinton Post. Guarda caso anche lei interpretata da Meryl Streep nel film The Post.
Sono molte le donne straordinarie che Wintour ha incontrato nella sua vita. Come, per esempio, la Regina Elisabetta, che le ha conferito l’onorificenza di Dama a Buckingham Palace. «L’anno scorso in prima fila alla sfilata di Richard Quinn abbiamo scherzato su quanto tempo avremmo avuto ancora entrambe per esercitare il nostro ruolo», E ricorda anche Lady Diana, al pranzo proprio con Tina Brown, a sei settimane dalla morte. La principessa pare fosse incerta su cosa indossare per l’incontro: «Ma era stupenda con un tailleur verde di Chanel. Mi ha confidato le difficoltà che aveva la famiglia reale nelle relazioni con i media, cosa che lei invece sapeva maneggiare benissimo».
Wintour ammira anche lo stile di Megan Markle: «Ho apprezzato il fatto che abbia indossato durante il viaggio in Australia capi creati da stilisti del posto. E poi come ha camminato da sola in chiesa il giorno del suo matrimonio... Ha portato una bella dose di modernità alla Famiglia Reale».
Anna Wintour è da sempre una grande fan del partito democratico americano, sostenitrice delle campagne di Obama e Hillary Clinton. Per le prossime elezioni ha un favorito? «Spero che chiunque sia, il partito si muova velocemente nel prendere decisioni, perché Trump ha gia iniziato la sua campagna con pubblicità e occultamento dei voti». Prima di diventare Presidente, Trump ha partecipato al Met Gala, potrebbe mai riguadagnarsi un invito? Risposta lapidaria. «Mai».