La Stampa, 14 aprile 2019
Francia contro Italia per il salone sulle macchine agricole
Escluso alla fine di febbraio lo spostamento del salone internazionale delle macchine agricole di Parigi è stato annunciato nei giorni scorsi e non solo rischia di mandare in frantumi un equilibrio costruito negli anni tra le organizzazioni nazionali dei costruttori ma di fatto ha aperto uno scontro con gli industriali italiani che parlano di un atto «ostile e dannoso». I vertici del Sina, infatti, hanno deciso di anticipare dall’8 all’11 novembre 2020 l’appuntamento con l’esposizione francese che di fatto si sovrappone con lo storico appuntamento di novembre dell’Eima di Bologna programmato dall’11 al 15 dell’anno prossimo.
Facciamo un passo indietro. Il mercato delle macchine agricole è in crescita a livello globale. Ai paesi occidentali (Europa e Stati Uniti), che sono storicamente grandi acquirenti di macchinari e attrezzature per ogni tipo di lavorazione, si sono aggiunti negli ultimi anni i Paesi emergenti, in primo luogo India e Cina, ma anche Brasile e Turchia, e in prospettiva anche Indonesia, Vietnam e Thailandia che registrano un forte sviluppo dell’agricoltura e quindi della domanda di tecnologie. Il mercato, dunque, si è fortemente spostato verso Oriente (la sola India ha assorbito nel 2018 circa 800 mila trattrici, 4 volte il mercato degli Stati Uniti o di quello europeo), le grandi piazze commerciali restano in Europa: l’Agritechnica di Hannover (oltre 400 mila visitatori), l’Eima di Bologna (oltre 300 mila con operatori provenienti da 150 paesi) e il Sima di Parigi e il Fima di Saragozza.
Alessandro Malavolti, il presidente di FederUnacoma, spiega: «Il calendario delle esposizioni di settore si è strutturato negli anni in modo che le quattro grandi fiere fossero distribuite in modo alternato. Il Comitato europeo dei costruttori (Cema) è in qualche modo garante di questo equilibrio. La scelta dei francesi, che sconvolge questo equilibrio, è stata presa in modo unilaterale quindi nella totale inosservanza del ruolo stesso del comitato europeo».
Ma al di là del protocollo dietro la scelta francese, almeno secondo Malavolti, si cela un «atto ostile perché mira a scalfire la leadership della rassegna di Bologna e dannosa perché crea uno sbilanciamento nel panorama europeo degli eventi di settore, che avrà così una sola manifestazione negli anni dispari, quella di Hannover». Dal suo punto di vista «il nuovo assetto nuoce alle imprese della meccanica per l’agricoltura, la cura del verde e la componentistica, costrette a moltiplicare gli sforzi economici nell’anno pari oppure a rinunciare ad alcune fiere a vantaggio di altre, con danni consistenti in termini di visibilità e opportunità di business».
FederUnacoma, comunque, non molla e ha deciso di confermare Eima 2020 perché «costituisce una piattaforma per promuovere l’industria italiana della meccanica agricola, che con i suoi oltre 11 miliardi di euro di fatturato e «la sua amplissima gamma è una delle più quotate al mondo». Ma secondo il presidente «per consentire ad Eima di crescere e di battere ogni concorrenza occorre “fare sistema” e occorre quindi una precisa volontà politica. Le risorse per le attività fieristiche, i fondi Ice per il commercio estero che dipendono dal Ministero dello sviluppo economico, le risorse nazionali e regionali per l’internazionalizzazione delle imprese debbono poter convergere in modo consistente su un evento come l’Eima».