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 2019  aprile 14 Domenica calendario

Non è di Ratzinger il testo sulla pedofilia che accusa il Sessantotto?

Per la prima volta in sei anni il Vaticano diventa stretto per «due papi». O meglio, per il Pontefice e l’emerito. Gli «appunti» di Benedetto XVI sulla pedofilia rischiano di creare una frattura in questa situazione unica: la coesistenza di due successori di san Pietro dentro il «recinto di Pietro». Finora l’equilibrio si è mantenuto grazie al rapporto affettuoso tra i due papi, oltre alla prudenza dell’emerito, ma adesso la Santa Sede soffre per il peso di questa compresenza.
Si pone dunque una questione «costituzionale» sul ruolo dell’emerito. Partendo dal presupposto che il papa è vescovo di Roma, chi la sottolinea si rifà alle indicazioni «per il ministero dei vescovi», in cui si legge: «L’emerito svolgerà la sua attività sempre in pieno accordo e in dipendenza dal Vescovo in modo che tutti comprendano chiaramente che solo quest’ultimo è capo del governo».
Al di là del contenuto del testo di Ratzinger – in cui critica la teologia progressista e scrive che il collasso spirituale causa della pedofilia è iniziato col ’68 – mai come in questa vicenda la sostanza diventa forma. Oltretevere il clima è teso. Perchè molti ritengono che con questa uscita irrituale Ratzinger non sia stato «nascosto al mondo» come aveva annunciato dopo la rinuncia al papato. E ad aggravare la situazione è il tema, decisivo per il pontificato di Bergoglio e per la Chiesa tutta. L’accusa è esplicita: il Papa emerito interviene con un testo che può rappresentare «una linea pastorale e teologica parallela a quella del Papa», e si presta così a essere usata come arma per gli avversari di Francesco.
E tra le «stranezze» rilevate c’è per esempio la trascuratezza nel documento di casi emblematici come quello di Marcial Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo, che iniziò a compiere i primi abusi sessuali negli anni ’40, ben prima del ’68; ed era tutt’altro che della corrente progressista.
Allo stesso tempo le affermazioni ratzingeriane vengono considerate dalla galassia conservatrice e tradizionalista come parole di verità necessarie e urgenti per salvare la «barca di Pietro» che starebbe affondando. Un po’ come twitta il cardinale Robert Sarah: «Dobbiamo ringraziare il Papa Emerito per aver avuto il coraggio di parlare. La sua analisi della crisi della Chiesa è di fondamentale importanza».
Gli occhi sono puntati soprattutto sull’entourage di Ratzinger, accusato di voler insistere nel far proseguire in qualche modo il pontificato ratzingeriano, avvalorando la tesi che il vero e grande Papa è quello tedesco, non l’argentino. L’indizio numero uno sarebbe la modalità dell’operazione mediatica, con il coinvolgimento di media cattolici e non-cattolici che negli Usa fanno parte dell’apparato in continua propaganda contro papa Francesco.
In più, viene messa in dubbio l’autenticità del lungo articolo. Come sostiene Luis Badilla, direttore del Sismografo, sito vicino al Vaticano: «Il cerchio ferreo attorno a Ratzinger non poche volte si è sostituto al Papa emerito». E come dichiara Gian Franco Svidercoschi, ex vice direttore dell’Osservatore Romano, autore per Rubbettino del pamphlet “Chiesa, liberati dal male. Lo scandalo di un credente di fronte alla pedofilia”: l’incertezza «sgorga obbligata, legata alle precarie condizioni di salute, non solo fisica, di Ratzinger». E poi emerge «un’acrimonia che non gli appartiene». E se «qualcuno potrà rispondere che non è così – prosegue – allora perché non si è limitato a trasmettere questi “appunti” a Francesco?». Per Svidercoschi «il fatto che ne siano stati informati sia Parolin sia Francesco non attenua la gravità di un gesto inevitabilmente interpretato come un attacco a Bergoglio». Anche perchè, «come si poteva rispondere “no” a una richiesta del Papa emerito?». Inoltre lo staff di Benedetto, con questo «coordinamento internazionale anti-Francesco, mette in difficoltà anche Ratzinger, costretto ad avere un ruolo che non vuole. Subisce così un’altra imposizione». Spiega: dopo le dimissioni «lui voleva chiamarsi padre Benedetto e non assumere il titolo di emerito, nè essere vestito di bianco e abitare in Vaticano. Ma poi qualcuno lo ha forzato».