Libero, 13 aprile 2019
L’Inps cinese è peggio del nostro
«I cinesi ci compreranno tutti e tutto», è il timore che aleggia in Occidente, e non solo. Ma forse andrà a finire che quando avranno finito di comprarci non ci saranno più. Non sono elucubrazioni fantapolitiche e complottiste: a dare l’allarme sul fatto che la Repubblica Popolare Cinese è in realtà un gigante pensionistico dai piedi di argilla è la molto ufficiale Accademia delle scienze sociali, i cui calcoli sono inesorabili. Per colpa della politica del figlio unico così a lungo adottata e solo di recete rivista, il fondo delle pensioni statali già entro il 2035 si esaurirà completamente. La riserva, ora di 4800 miliardi di yuan, cioè 630 miliardi di euro, tra 16 anni sarà del tutto prosciugata. E nel 2050 ogni lavoratore attivo si ritroverà con un pensionato sulle spalle da mantenere. Per la precisione, il rapporto è del Centro per la sicurezza sociale nel mondo: un ramo dell’Accademia cinese delle scienze sociali. Il fondo considerato è quello degli operai cittadini: uno dei pilastri del sistema pensionistico di un Paese che di fatto è un misto tra ultracapitalismo e capitalismo di Stato, ma che continua a essere governato da un partito che si proclama comunista e che dice di considerare gli operai cittadini la “classe generale” motore della storia, attorno a cui tutte le altre classi dovrebbero girare. La stessa simbologia della bandiera, sul rosso del comunismo, mette in alto a sinistra una stella gialla più grande, simbolo sia dell’ideale socialista da perseguire che del partito; e a tendere verso di essa quattro stelle più piccole che sarebbero, in ordine di importanza teorica, operai, contadini, piccola borghesia e capitalisti.
OPERAI ESTINTI
I contadini sono stati però storicamente la vera base prima del maoismo e poi della modernizzazione economica, i capitalisti trainano ora la baracca, la piccola borghesia trascina i consumi mentre gli operai sono in estinzione. Il bello è che al momento la disponibiltà del fondo è perfino in crescita: nel 2027 arriverà inftti al suo massimo, di 7000 miliardi di yuan: circa 933 miliardi di euro. Ma nel 2035 esso si ridurrà a zero. Secondo il Centro, finanziato dallo Stato, entro il 2050, la differenza fra chi contribuisce e che ne usufruisce potrebbe creare un ammanco di 11.000 miliardi di yuan – circa 1450 miliardi di euro. Il rapporto conferma quanto dicono da tempo molti demografi cinesi: la politica del figlio unico, imposta tra 1979 e 2013 a colpi di aborti forzati, ha creato nel sistema pensionistico uno sconquasso irreparabile. Il governo dopo essersene reso conto sta ora cercando di incentivare le nascite, ma senza successo.
COME FUNZIONA
Nel 2018, i cinesi che hanno raggiunto i 60 anni e che possono richiedere la pensione, sono stati 249 milioni: circa il 18% della popolazione. Il sistema sociale richiede che le compagnie versino fino al 20% dei salari dei lavoratori nel fondo pensioni; il lavoratore deve contribuire per un altro 8%. Ma il versamento dei contributi ha molte falle. I governi locali, per esempio, permettono alle piccole industrie di pagare meno, per tenere alto l’impiego. E ciò avviene anche con grosse industrie. Il mese scorso, per rivitalizzare l’economia, il Consiglio di Stato ha decretato di ridurre al 16% i contributi delle aziende. Ma questo va a tagliare le entrate del fondo pensioni ulteriormente. Dopo che nel 2013 la Corte Suprema Cinese ha cassato la politica del figlio unico, dal 2016 il governo permette alle coppie di avere fino a due figli. Ma una mentalità è stata ormai forgiata, e i cinesi sono ormai restii ad avere perfino un solo figlio. Dal 2000 al 2016, il tasso di fertilità in Cina è stato in media dell’1,18; il più basso al mondo. L’anno scorso in Cina vi sono state 2,5 milioni di nascite in meno e la popolazione è scesa di 1,27 milioni. Nel 2015 la Cina aveva 6,9 lavoratori di età fra 20 e 64 anni, che sostenevano un anziano di 65 anni o più. Nel 2030 ci dovrebbero essere 3,6 lavoratori per anziano e nel 2050 solo 1,7 lavoratori. Poiché nel Paese non vi sono reti di sicurezza sociale o familiari, si teme una vera e propria catastrofe umanitaria. Poichè anche in Cina le donne vivono più degli uomini, la crisi sarà sofferta soprattutto da loro. È vero che, proprio per via dell’aborto obbligatorio, la Cina è un Paese dove le donne sono meno che gli uomini. Nel 2014 in Cina c’erano 700 milioni di maschi e solo 667 milioni di femmine.