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 2019  aprile 13 Sabato calendario

Omofobia, solo 20 denunce l’anno

L’Emilia-Romagna puntava al colpo grosso: una legge regionale «contro l’omotransnegatività». Dieci articoli per consentire «a ogni persona la libera espressione e manifestazione del proprio orientamento sessuale e della propria identità di genere». Un pacchetto di misure finalizzato a «prevenire le discriminazioni» a danno degli omosessuali in ambito lavorativo, scolastico, sportivo e sanitario. Una sorta di “norma pilota” in grado, nelle intenzioni della giunta di centrosinistra, di agevolare l’approvazione di un provvedimento simile a livello nazionale. Magari confidando nel Movimento 5 Stelle, che lo scorso 26 marzo ha depositato a Palazzo Madama l’ennesimo disegno di legge per la tutela delle «vittime di omofobia e transfobia» (prima firmataria: Alessandra Maiorino). Ma in Italia, come dimostrano i numeri diffusi dall’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori – Oscad, incardinato nell’ambito del dipartimento della Pubblica sicurezza del Viminale – non c’è un’“emergenza gay”. L’Osservatorio ha fatto il punto su oltre sette anni di attività (dal 10 settembre 2010 al 31 dicembre 2017). E su 2.030 segnalazioni pervenute, quelle che hanno avuto per oggetto l’orientamento sessuale sono state 338: il 16,7% del totale. Al primo posto ci sono state le chiamate di chi si è sentito discriminato a causa della propria razza o etnia: 1.041, ovvero il 51,5% delle segnalazioni. LEGGI INUTILI Il dato più significativo, tuttavia, è un altro. E si riferisce alle denunce che effettivamente, per l’Osservatorio del Viminale, hanno fatto venire alla luce un reato. Su un totale di 1.036 segnalazioni che poi hanno avuto un seguito, quelle che hanno avuto come causa l’orientamento sessuale sono state appena 140: il 13,5%. Questo significa che in media, ogni anno, le segnalazioni su presunta discriminazione da “omofobia” meritevoli di approfondimento sono state 20. Per fare un confronto: in testa ci sono le denunce per discriminazione su razza/etnia (622, pari al 60%), seguite da quelle per il credo religioso (187, il 18,1%). Dati che fanno dire a Jacopo Coghe, vicepresidente del Congresso mondiale delle famiglie, che norme come quelle studiate dal consiglio regionale dell’Emilia-Romagna, o da M5S, sono «inutili. Le segnalazioni costituenti reato legate a tematiche di orientamento sessuale sono poco più di una l’anno per Regione. Le persone con tendenze omosessuali che vengono ingiustamente discriminate hanno già tutti gli strumenti per difendersi e sono costantemente monitorate e sostenute». Un riferimento al codice penale e alle altre leggi dello Stato che puniscono minacce, soprusi, ricatti, lesioni personali e violenze di ogni genere. IL FLOP DEL PD Coghe, nel giorno in cui l’Emilia-Romagna doveva esaminare, in Commissione, la contestata proposta di legge sull’omofobia, ha presenziato a Bologna al convegno «Sì alle leggi per la famiglia, No alla legge sull’omotransnegatività» insieme ai consiglieri regionali di centrodestra. Appuntamento che, inaspettatamente, è stata l’occasione per “festeggiare” lo stop alla legge regionale, rinviata a data da destinarsi a causa delle divisioni nel Pd. E questo perché due consiglieri regionali dem di area cattolica – Giuseppe Boschini e Giuseppe Paruolo – hanno avuto l’ardire di presentare un emendamento per il contrasto alla «surrogazione di maternità». L’utero in affitto. Proposta che ha fatto imbufalire l’ala oltranzista del fronte “anti-omofobia”, provocando così un cortocircuito a sinistra. Ma in Parlamento, nonostante i numeri dell’Oscad, l’attivismo per spianare la strada a una legge che contrasti “omofobia” e “transfobia” non si ferma. La grillina Maiorino, che dei pentastellati è capogruppo a Palazzo Madama, ha raccolto 36 adesioni sul suo testo e punta in alto: «Sono molto fiduciosa che lo spirito di questo provvedimento sarà compreso e non troverà ostacoli».