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 2019  aprile 13 Sabato calendario

Il pubblico applaude due volte

L’altra sera a Piazza Pulita (La7), alla domanda di Corrado Formigli se i rom siano come noi, un ragazzo di Casal Bruciato ha detto no, non sono come noi, e il pubblico in studio ha applaudito. Verrebbe facile rispondere al modo di Alioscia, che su Twitter ha detto di essere rom, serbo, quarantacinquenne, ingegnere, incensurato. E verrebbe facile ricordare che i rom in Italia sono circa 150 mila, e nei campi ne vivono meno di trentamila. Gli altri abitano appartamenti, li abbiamo per vicini di casa, fanno i baristi, conducono il tram, mangiano al ristorante, e non sappiamo che sono rom perché sono come noi. E tuttavia quel ragazzo ha detto a modo suo, malamente, qualcosa di non così esclusivo: si riferiva proprio ai rom dei campi, al loro stile di vita, al frequente rifiuto di uniformarsi al nostro, ed esprimeva l’inevitabile diffidenza di ognuno di noi quando in metropolitana ci ritroviamo un rom a fianco. L’aspetto più interessante è stato però un altro: quando Formigli si è detto spaventato dall’applauso del suo pubblico, il suo pubblico ha applaudito di nuovo. Aveva applaudito a chi diceva che i rom non sono uguali, e ha applaudito a chi diceva che invece sono uguali. E del resto non sono tempi, questi, in cui è considerato utile maturare un’opinione, perché l’emozione è più che sufficiente. Si sente uno, si ascolta il battito del cuore, e si reagisce. Già il sentimento è questione troppo complicata: sta al giudizio come l’emozione sta al pregiudizio. Emozione e pregiudizio sono immediati, sentimento e giudizio richiedono fatica e lavoro, e noi non abbiamo energie e tempo da buttare.