la Repubblica, 13 aprile 2019
Lucano indagato, un altro avviso di garanzia
«Contro di me c’è una battaglia politica e mediatica, altrimenti questo calvario non si spiega». Fresco di rinvio a giudizio, raggiunto da un nuovo avviso di conclusione indagini per truffa aggravata e falso ideologico, Mimmo Lucano non è abbattuto. È furioso. «Mi difenderò nel processo e non dal processo come certi ministri – tuona – ma rimango basito di fronte a quest’ennesima iniziativa». Poco dopo aver saputo che dall’ 11 giugno, insieme ad altri 26 collaboratori, dovrà affrontare a processo l’accusa di aver costruito a Riace un” sistema criminale”, Lucano si è riscoperto indagato. Anche stavolta, nel mirino della procura di Locri c’è la gestione dei fondi per l’accoglienza. Al centro della nuova inchiesta, ci sono le case di Riace Marina in cui la cooperativa Girasole ha accolto i rifugiati. Per il pm Ezio Arcadi sono inidonee perché prive del certificato di abitabilità e in alcuni casi anche del collaudo statico, dunque non conformi «al manuale operativo Sprar e alle convenzioni stipulate con la Prefettura». E Lucano “colpevole” di aver firmato le determine di pagamento degli affitti e attestato la conformità degli immobili alla normativa. «Primo i certificati di abitabilità competono all’ufficio tecnico, perché accusano me? Secondo» attacca Lucano, «queste verifiche sono state mai fatte nella” nuova” tendopoli di San Ferdinando, voluta dalla prefettura, in cui sono morte delle persone? Lì c’è il certificato di abitabilità?». Per Lucano dunque un percorso ad ostacoli che rischia di complicarsi. Non può mettere piede a Riace e dopo il rinvio a giudizio, così sarà per un altro anno. Il Riesame di Reggio Calabria – ha deciso la Cassazione – potrebbe interrompere il suo” esilio”, ma l’udienza non è fissata. A breve però, gli stessi giudici dovranno definire l’appello presentato dalla procura di Locri contro il gip, che nell’ottobre scorso aveva demolito l’inchiesta su Riace. Un verdetto che nel processo potrebbe avere un peso.