il Giornale, 12 aprile 2019
La guerra per il primato su Youtube
È iniziata come una simpatica competizione, in cui i due contendenti ostentavano un cavalleresco distacco. Poi la situazione è degenerata: sono arrivati gli insulti personali e razziali, l’hackeraggio di siti e pagine social, la diffusione di virus informatici per mettere in difficoltà i sostenitori dell’avversario. La guerra, perché di guerra ormai si tratta, ha per oggetto un titolo di prestigio, con qualche ricaduta di business: il primato di canale con più utenti registrati su Youtube. Da una parte il blogger svedese Felix Kjellberg, 29 anni, meglio conosciuto come PewDiePie, dall’altra T-Series, un’etichetta indiana che produce canzoni e film di Bollywood, guidata da Bhushan Kumar.
Per anni, e per la precisione dal 2013, lo youtuber svedese non ha avuto rivali. Dall’inizio del 2019 il confronto si è fatto sempre più serrato e alla fine di marzo, per quasi una settimana, gli indiani hanno avuto la meglio. Sui siti di appassionati il testa a testa viene aggiornato quotidianamente e in questi giorni i due rivali navigano entrambi intorno a quota 92 milioni di appassionati. La volata, però, è in corso da mesi e i sostenitori di Kjellberg non hanno risparmiato le trovate. Per fare pubblicità al collega, Justin Roberts, altro popolare (e danaroso) blogger, è arrivato ad affittare un enorme cartellone pubblicitario in Times Square a New York. Costo dell’operazione: un milione di dollari. MrBeast, ovvero il signor bestia, per nascita Jimmy Donaldson, idolo internettiano degli adolescenti americani, si è presentato all’ultimo Superbowl distribuendo magliette che inneggiavano a PewDiePie e avviando una campagna a suo favore. Da parte sua lo stesso Kjellberg, attraverso il canale web, non ha esitato a prendere di petto i rivali: insieme a un rapper molto popolare negli Usa, ha diffuso tra l’altro una canzone, «Bitch Lasagna» (letteralmente: puttana lasagna), in cui si fa beffe dell’inglese non certo oxfordiano usato dagli indiani nell’approccio al mondo femminile. L’attacco gli è subito valso una salva di cosiddetti «diss track», «canzoni insulto», lanciate contro di lui via internet da decine di blogger indiani.
La squadra di T-Series (a curare il canale sono una dozzina di persone) ha il vantaggio di rappresentare un Paese in cui internet, e Youtube in particolare, sono diventati un passatempo nazionale. Le società di telecomunicazioni locali hanno negli ultimi anni puntato su campagne commerciali a tappeto per diffondere connessioni internet ad alta velocità, anche in zone marginali o economicamente depresse. Il risultato è che 500 milioni di indiani sono connessi alla Rete (secondo paese al mondo la Cina) e quasi la metà di loro segue regolarmente Youtube via telefonino. In più Bhushan Kumar, figlio del fondatore del gruppo, ucciso qualche anno fa da un fanatico indù, può contare sui talenti di Bollywood e le giovani promesse dello show business locale, fino ad animare 28 sotto-canali. A suo modo l’India è perfettamente attrezzata per affrontare la nuova realtà globale: chiunque abbia fatto qualche anno di scuola parla la lingua del mondo, l’inglese. Così, personaggi come Anisha Dixit, video-blogger di 28 anni, indiana per nascita ma cresciuta in giro per il mondo, e poi tornata a Mumbai per sfondare, è diventata popolare più di attrici e presentatrici tv.
Al successo di T-Series non è estraneo nemmeno il sentimento nazionalistico. L’ultimo slogan utilizzato dal canale è stato «Making India Proud», rendiamo orgogliosa l’India. Utile per mobilitare gli internauti del subcontinente, anche se con una controindicazione: durante l’ultima fase di tensione politica con il Pakistan, decine di siti del vicino Paese islamico si sono mobilitati a favore del rivale svedese.
Dalla parte di PewDiePie, c’è la sua popolarità, che per motivi che rimangono ai più misteriosi, non conosce davvero confini: a Tallin, capitale dell’Estonia, si è svolta di recente una manifestazione di piazza in suo favore. Alcuni hacker americani hanno preso di mira centinaia di migliaia di stampanti e smart tv collegati in Rete, diffondendo messaggi per sostenerlo. Parte della sua fama è legata anche all’Italia: da anni è legato affettivamente a Marzia Bisognin, 26 anni di Arzignano, anche lei blogger di successo con il nome di CutiePieMarzia. I due (che per un certo periodo hanno anche vissuto nella Penisola) hanno spesso girato video assieme, almeno fino a quando nell’ottobre del 2018 la Bisognin ha annunciato di ritirarsi da Youtube.
Non sempre la popolarità di Kjellberg è andata a suo vantaggio: nel 2017 il Wall Street Journal individuò alcuni video in cui lo svedese aveva usato espressioni anti-semite. In uno erano filmati due uomini che tenevano in mano un cartello con la scritta «Morte agli ebrei». La denuncia è valsa al giornale americano un attacco informatico dei sostenitori del blogger, l’interessato, però, accusato di razzismo, ha perso un ricco contratto con al Walt Disney. Ancora peggio è successo di recente: prima di iniziare il folle raid nella moschea di Christchurch, in Nuova Zelanda, l’autore del massacro ha registrato un messaggio poi lasciato in Rete: «Sottoscrivete il canale di PewDiePie».