Geppi, cos’è "Rai Pipol"?
«Il late show americano ha due o tre ospiti celebri, in genere in promozione. Noi abbiamo la velleità di raccontare le persone comuni: nella prima puntata il pubblico è formato da "secondi", nello sport, nel lavoro, nella vita e in amore. Medici e avvocati forniranno una guida. Sarà uno show caldo, a quell’ora gli spettatori si avviano tra le braccia di Morfeo».
Avrà degli ospiti?
«È un’ossessione quella degli ospiti. Ci sarà Roberta Petrelluzzi, che sta per tornare con Un giorno in pretura. Ma non farò un’intervista intima a lei, il fulcro sono le persone che conosceremo nella serata. L’idea di non fare riunioni che iniziassero con la domanda "Chi abbiamo come ospite?" mi rende felice. Ascolterò chiunque abbia una storia da raccontare. Spero di essere una padrona di casa dotata del calore un po’ ruvido che ho anche nella vita».
Come si era preparata per la cerimonia dei David al Quirinale?
«Non era la mia prima volta al Quirinale, avevo già incontrato il presidente Mattarella, che amo e apprezzo. Avevo una scaletta con quattro minuti di saluti iniziali che potevo usare come volevo, in questi anni abbiamo avuto la percezione che quel meraviglioso uomo tenesse per sé dei pensieri. Io l’ho semplicemente detto, e tanti hanno pensato che era così».
È riuscita con garbo a rompere la formalità. Sapevano cosa avrebbe detto?
«La parte formale era scritta, ci avevo lavorato. Il portavoce Giovanni Grasso non poteva sapere che avrei un po’ improvvisato. L’improvvisazione si è unita alla scrittura, il resto è venuto da sé».
Ha strappato un sorriso anche a Mattarella. Che rapporto ha con la politica?
«Nel mio spettacolo Perfetta c’è una frase bellissima, scritta da Mattia Torre: "La gentilezza è l’ultimo atto politico che ci è rimasto". La trovo ideale per la nostra politica. Ma anche per i vicini, i compagni di vita e di lavoro. La gentilezza è tutto e Mattarella è un esempio».
Dritta all’obiettivo armata di ironia, spesso caustica: è così anche nella vita?
«Per fare un’ora a mezza di radio a Un giorno da pecora c’è un grande lavoro, ma è imprevedibile. Se non scomodi te stessa non regge, devi metterti in gioco. Amo improvvisare, la reazione istintiva all’imprevisto diventa contenuto. Somiglio all’immagine che la gente ha di me, nonostante non sia ciò che faccio. Ho una ruvida sicurezza distante dalle fragilità e dai limiti di cui sono portatrice».
In "Perfetta" interpreta una donna attraverso le fasi del ciclo mestruale, ironia sulla realtà.
«Mattia Torre ci conosce bene, la moglie fa l’ostetrica. Il monologo — che riprenderò in autunno nei teatri al sud — parla delle donne e della vita. Il mio nipotino, che ha dieci anni, è voluto venire a vedermi e ha detto alla madre: "Mamma, quella a volte sei tu". Un bambino che ignora la complessità femminile percepiva il vissuto dietro lo spettacolo».
A "Zelig" parlava del rapporto uomo-donna, successo pazzesco. Perché non l’ha più fatto?
«I testi erano scritti con Lucio Wilson, c’era una frase ironica su di me, poi parlavamo dei rapporti. Ho smesso quando la gente ha cominciato a pensare che fossi "quella che ce l’ha con gli uomini"».
Ha un modello?
«Da ragazzina percepivo il talento immenso di Anna Marchesini. Ha segnato il mio gusto ma non è potuta essere il mio modello, non ho il suo talento. Poi ricordo Bice Valori».
Radio teatro tv cinema: cosa preferisce?
«Non è possibile ripetere la magia che si crea in teatro. Ogni colpo di tosse è un colpo alla mia tempia. Mai successo che abbiano lasciato acceso il cellulare ma quanto disturbi la luce del cellulare, l’effetto grotta di Lourdes sul viso degli spettatori, qualcuno lo immagina? È una laserata al cuore. Altro che suoneria, abbassate la luminosità».
Gli uomini ridono o davanti a una donna ironica si intimoriscono?
«Amarissima consolazione: gli uomini intelligenti e forti non hanno paura di nessuno. Esattamente come le donne».