la Repubblica, 12 aprile 2019
L’altra faccia del taglio ai vitalizi
Sono arrivati i primi generosi passi indietro nell’applicazione del taglio dei vitalizi: in silenzio, da gennaio a oggi, la Camera ha già sospeso undici volte la riduzione degli assegni. Provvedimenti varati dal consiglio di giurisdizione di Montecitorio per motivi caritatevoli, in nome del «diritto al mantenimento, all’assistenza e a un’esistenza libera e dignitosa» degli ex parlamentari o dei loro parenti finiti sotto il colpo di scure della delibera Fico. In seguito ai tagli, infatti, i titolari dei vitalizi non riuscivano più ad assicurarsi le spese mediche o l’assistenza di badanti. Erano finiti, insomma, in uno stato improvviso di quasi- povertà, «non consono alla rilevanza delle funzioni parlamentari svolte»: fra i “salvati” il comasco Renzo Pigni, 93 anni, deputato del Psi e il Psiup fra il ’ 53 e il ’ 72, l’ex leader della sinistra Dc romana Elio Mensurati, 78 anni, e Renato Sandri, 92 anni, già partigiano e membro della sezione Esteri del Pci. Gli altri casi sono quelle di vedove e figli di onorevoli che, da un giorno all’altro, hanno avuto almeno dimezzata la “pensione”.
È l’altro aspetto dell’operazione spazzaprivilegi, approvata al suono della grancassa fra Camera e Senato e in via di importazione nelle Regioni. L’imposizione retroattiva del metodo contributivo aggredisce vitalizi” pesanti” che non sempre però vengono ridotti: chi ha navigato più a lungo nelle aule parlamentari, come Ciriaco De Mita, Gianfranco Fini, Publio Fiori o Massimo D’Alema, continua a percepire assegni lordi da circa 10 mila euro al mese. C’è però una middle- class di pensionati della politica, che ha fatto poche legislature e a volte (non sempre) lontano dalle luci della ribalta, che paga un prezzo salato alla riforma cara ai grillini. Un dato emblematico lo illustra Antonello Falomi, presidente dell’associazione ex parlamentari: «Gli ultraottantenni, che sono 82, hanno visto ridursi mediamente del 69 per cento i loro assegni. Un taglio indiscriminato, peraltro molto più duro di quello che in queste ore viene deciso per i dipendenti della Camera», attacca Falomi.
In questa platea di superpenalizzati ci sono anche politici tuttora in attività. Come Luciana Castellina, 89 anni, volto storico della sinistra, ricandidata da Syriza in Grecia per le Europee: «Ho subito un taglio del 68 per cento del mio vitalizio, che oggi ammonta a circa 1.200 euro netti. Non mi lamento, mi ritengo comunque una fortunata, ma penso alle anziane vedove cui vengono a mancare le risorse per l’assistenza in una casa di riposo. Come si può pensare che, dopo una vita spesa per la politica, un ottantenne possa cercarsi un lavoro o debba avere un’altra pensione?».
Franco Grillini, storico leader dell’Arcigay ed ex deputato dei Ds, combatte con un mieloma: «I medicinali per fortuna li fornisce lo Stato ma con i 1.800 euro lordi che mi sono rimasti dopo i tagli non riesco a pagare un assistente, e non posso farlo in nero. Mi faccio aiutare da mia sorella, e ho tanti amici per fortuna…». Persino un rivale storico come Pierferdinando Casini si era mosso per fargli riavere il vitalizio per intero: «Non ho avuto nulla – replica Grillini – Mi è appena arrivata una comunicazione dalla Camera che respinge pure una richiesta di riduzione del taglio del 50 per cento. Bisogna essere moribondo per avere il beneficio? Io, per fortuna, non lo sono». Tutto ciò fa pronunciare a Luigi Manconi, protagonista di mille battaglie civili, una sentenza inappellabile: «Il vitalizio è un diritto, per quanto speciale: dunque non presento ricorso contro un taglio che personalmente mi penalizza per 800 euro al mese, ma capisco e apprezzo chi lo fa. Siamo di fronte a una norma iniqua che colpisce tante persone meritevoli o bisognose. E approvata da chi, in un anno, non ha saputo ridurre di un euro – conclude l’ex senatore – le proprie indennità». In Sicilia, fra i destinatari della misura, anche figure simboliche della lotta alla mafia: dalla fotografa Letizia Battaglia, 83 anni, a Irma Chiazzese, vedova di Piersanti Mattarella. Sotto la tagliola anche Zahra Haider Mohamed. Chi è costei? La vedova etiope di Giancarlo Matteotti, ovvero la nuora di Giacomo Matteotti: «A gennaio mi hanno dimezzato la pensione, mille euro al mese non mi bastano per pagare l’affitto. In queste condizioni a maggio avrò lo sfratto. Mio marito, che ha regalato l’esistenza alla politica andando alla Camera pure con l’Alzheimer, oggi si vergognerebbe».