La Stampa, 12 aprile 2019
Riecco Achille Lauro
Un outsider, bello e dannato. Achille Lauro è un Dorian Gray moderno, costantemente in bilico tra leggerezza e malinconia. Sono queste le sensazioni che trasmette 1969, il disco più innovativo uscito negli ultimi tempi in Italia. Dieci canzoni che pescano dalle sonorità del passato e allo stesso tempo proiettano nel futuro. «Per la prima volta - dice l’artista romano che quest’anno ha partecipato a Sanremo con Rolls Royce - mi sento al posto giusto nel momento giusto. Nell’album ho riproposto le sonorità Anni Sessanta e Settanta, ma in una chiave tutta mia. In quell’epoca c’era tanta voglia di cambiamento, ed è quello che sto inseguendo».
Sulla copertina dell’album - uscito oggi - campeggiano quattro icone: James Dean, Marilyn Monroe, Jimi Hendrix ed Elvis Presley. Miti che in un modo o nell’altro hanno ispirato il lavoro di Achille. 1969 (anno dello sbarco sulla Luna) è un viaggio a zig zag tra i generi, dal rock al punk fino al rap. Tracce più introspettive come C’est la vie, Roma e Scusa, si alternano alle potenti Je t’aime - duetto con Coez - e 1969 (brano che richiama alla mente Rino Gaetano). «Nessun pittore dipingerebbe lo stesso quadro per tutta la vita. Nella vita mi è capitato di sentirmi un fantasma e quindi mi sono detto: “Ho 28 anni e voglio rimanere”. Voglio parlare a tutti, un po’ come ha fatto Vasco. A Sanremo ho capito che questo sogno di comunicare a più generazioni era reale. Così quattro ore dopo la fine del Festival mi sono chiuso in studio a lavorare». I pezzi, prodotti dall’amico Edoardo «BossDoms» Manozzi e da Fabrizio Ferraguzzo, fotografano gli alti e bassi della vita. «Cambiano sound e parole, ma la mia anima è sempre la stessa. Non mi interessa seguire le mode, mi interessa dire la mia e tirare fuori un pensiero». Tra icone e simboli, restano impresse le riflessioni sul ciclo della vita, sul tempo e sull’immortalità: «All’inizio mi imbarazzava espormi così tanto. Ma in fondo anche la disperazione che si sente nel disco fa parte di me. E poi sono concetti che riguardano tutti». Quando si parla di fama, però, Achille Lauro ci tiene a sottolineare che la musica è una strada tortuosa: «Sono operaio del mio successo. Questo traguardo è frutto del lavoro di anni e di sacrifici. Questo è il momento delle responsabilità, soprattutto verso le persone che hanno lavorato al progetto. Se sbaglio cascano in tanti, anche la mia famiglia». Sugli obblighi verso il pubblico, dopo le polemiche su Rolls Royce (o le critiche che vengono rivolte ad artisti come Sfera Ebbasta), è chiaro: «Non si può prendere un artista come capro espiatorio. Un artista non è un educatore. L’arte non può essere censurata».
Anche dal vivo (dal 7 giugno) Achille Lauro si prepara a portare una nuova ondata di musica: «In questo disco ci sono tanti strumenti, è perfetto per il live. Ci sarà una band, ma sarà uno spettacolo diverso». E a proposito di grandi show, da giorni circolano insistenti le voci che sarà Achille il nuovo giudice di X Factor (anche se lui non si sbilancia): «Sarebbe bello, lo spero. Ma per ora non ne so nulla».