ItaliaOggi, 11 aprile 2019
Diritto & Rovescio
Ci sono voluti quattro anni e tre sentenze per stabilire la verità. L’ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, era stato infatti assolto in primo grado dall’accusa di aver approfittato della carta di credito del Comune per una spesa sui 20 mila euro. In primo grado era stato assolto. Ma è stato fatto subito ricorso in base al principio che i processi è meglio se si tirano in lungo, come se la macchina della giustizia non fosse già ingolfata. In secondo grado, Marino è stato condannato. Ma la poi la Cassazione l’ha assolto perché «il fatto non sussiste». Intanto Marino è rimasto a macerare nel fango. Il suo partito, il Pd, ne ha approfittato per lanciarlo come un piattello. Il capo dei pentastellati Marcello De Vito festeggiava la condanna promettendo che avrebbe portato le arance a Marino in carcere. Per l’eterogenesi dei fini, in carcere, adesso, c’è lui, De Vito. I politici, per combattersi fra di loro, hanno inventato delle leggi che, dovendo essere applicate, li fanno fuori tutti. Di questo passo, chi, onesto, oserà assumere una carica pubblica?