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 2019  aprile 11 Giovedì calendario

In Corsica si rafforzano i movimenti sovranisti che ora chiedono la separazione da Parigi

Se la Francia sottrae all’Italia l’influenza sulla Libia (appoggiando apertamente il generale Khalifa Haftar) noi possiamo sottrarle la Corsica. Ovviamente siamo sull’ironico ma il sovranismo dilagante sta mettendo le ali agli indipendentisti corsi, che vogliono staccarsi dalla Francia e costruire, nell’autonomia, un rapporto privilegiato con l’Italia. Una prima avvisaglia della voglia di autonomia dei corsi si era manifestata alle elezioni regionali del 2015 quando per la prima volta il partito indipendentista (nato dalla fusione di Femu a Corsica con Corsica libera) divenne il primo partito col 35,5% dei voti, superando sinistra (28,5%), destra (27%) e l’estrema destra di Marine Le Pen (10%). Il presidente eletto, Guy Talamoni, tenne il suo discorso d’insediamento in lingua corsa per rivendicare l’afflato autonomista.Nelle successive elezioni del 2017 lui e i suoi alleati hanno di fatto asfaltato tutte la altre formazioni politiche ottenendo il 56,9%. Da allora Talamoni sta cercando (con scarsi risultati) di trattare con Parigi per ottenere l’amnistia per i «prigionieri politici» (cioè gli indipendentisti autori in passato di attentati), la lingua corsa con pari diritti del francese e il varo dello status di residente corso. Il passo successivo sarebbe l’organizzazione di un referendum sul futuro dell’isola. Il presidente non forza la mano per non finire come la Catalogna ma non molla la presa e chiede ai suoi concittadini di avere pazienza in attesa che arrivi il sol dell’avvenire. Intanto cerca di mettere qualche spina nel fianco ai francesi, presentandosi autonomamente a taluni consessi internazionali e, per esempio, con la richiesta alla Federazione mondiale calcio di potere partecipare con una propria Nazionale ai vari tornei.
La carta che sembrano volere giocare i sovranisti è quella della Corte di giustizia dell’Ue poiché essi sostengono che l’annessione della Corsica alla Francia non sarebbe regolare dal punto di vista del diritto internazionale, non essendo mai stata ratificata da un referendum popolare, che appunto sarebbe da tenere ora, rimediando alla «dimenticanza».
I francesi assunsero il controllo della Corsica nel 1943, in seguito alla disfatta bellica italiana. L’irredentismo è datato 1976 quando venne costituito un Fronte di liberazione nazionale, collegato con l’Ira irlandese e l’Eta basca. Incominciarono attentati dinamitardi e agguati ai capi della Gendarmeria, con l’omicidio del prefetto Claude Érignac, la sera del 6 febbraio 1998 ad Ajaccio. Anche in seguito a questi eventi la Francia concesse uno statuto speciale, assai lontano però dall’obiettivo degli indipendentisti.
La Corsica ha 300mila abitanti (è separata dalla Sardegna dalle Bocche di Bonifacio e, nel punto più breve, le due isole distano circa 11 chilometri). La sua superficie è circa un terzo della Sardegna. La bandiera, bianca con la testa di moro al centro, è quella adottata da Pasquale Paoli quando nel 1762 dichiarò lo Stato sovrano di Corsica.
La crisi economica ha colpito duramente: un giovane su quattro vive sotto alla soglia di povertà, mentre la disoccupazione giovanile è oltre il 15%. L’isola ha una certa valenza strategica, vi è dislocata una base dell’aeronautica militare francese (nel Comune di Ventiseri), inoltre partecipa al controllo delle risorse del mar Ligure e di Sardegna.
Del futuro della Corsica si occuperà anche il parlamento italiano. Da tempo una parte dell’irredentismo corso chiede aiuto all’Italia e a muoversi è stato il deputato di Forza Italia, Giorgio Silli, che ha rivolto un’interrogazione al ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi: «Una petizione firmata da molti cittadini corsi sostiene che sulla base dell’ articolo 4 del Trattato di Versailles del 1768 la sovranità giuridica sulla Corsica spetta all’Italia poiché ha ereditato le pertinenze giuridiche della Serenissima Repubblica di Genova». L’isola sarebbe arrivata alla Francia solo in prestito: «Re Luigi XVIII ha continuato a tenere la Corsica associata alla Francia solamente in via temporanea – sostiene Silli – per l’impossibilità del Regno di Sardegna di prenderne subito il possesso». Quindi, è la richiesta del deputato al ministro degli Esteri, non è il caso di chiederne conto a Emmanuel Macron?
Sui social sono molto attivi due gruppi: Per l’indipendenza di a Corsica (con 4.673 simpatizzanti) e Mossa politicu separatistu (con un migliaio di membri). Il primo pubblica periodicamente dei proclami: «Siamo impegnati, con la maggioranza dei corsi, quelli che non sono più silenziosi e continueranno a far sentire la loro voce, a costruire la nazione». Su Facebook vi è anche il gruppo Corsica italiana (4.096 membri) che si presenta così: «Il nostro obiettivo è quello di creare una repubblica autonoma di Corsica federata con l’Italia, provvista di autogoverno, indipendenza economica, lingua corsa ufficiale e italiano insegnato nelle scuole».
La recente visita di Emmanuel Macron in Corsica si è rivelata assai poco proficua, è stato accolto da manifestazione di protesta e alcuni sindaci nazionalisti si sono rifiutati di incontrarlo. Commenta Massimo Cogliandro, che ha promosso l’Alleanza antifascista per una Corsica federata all’Italia: «Il presidente francese ha evocato il Serment de Bastia del 1938 contro il fascismo. È evidente la sua irritazione per le iniziative degli italo-corsi. Ci dà dei fascisti ben sapendo che la nostra è una proposta politica democratica».
Il fuoco continua a covare sotto la cenere. Qualche tempo fa vi furono incidenti a Nizza in occasione della partita tra la squadra locale e quella corsa di Bastia. Il prefetto aveva emesso un’ordinanza preventiva con cui vietava ai tifosi ospiti l’esposizione di striscioni, bandiere e magliette inneggianti all’indipendenza o contenenti il simbolo della Corsica. Una decisione che non era stata gradita dalla formazione del Bastia, storicamente molto vicina al movimento indipendentista isolano. Così la squadra corsa aveva manifestato contro la decisione indossando durante il riscaldamento una maglietta col simbolo del moro «barrato» con due pezzi di nastro rosso, per indicarne polemicamente il divieto.