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 2019  aprile 11 Giovedì calendario

Stato e privati divisi anche in Cina

Xi Jinping fatica a creare un fronte unico dell’economia cinese a sostegno delle sue iniziative di espansione tecnologica e strategica. Mentre le imprese controllate dallo Stato, le cosiddette Soe (State owned enterprises), hanno risposto positivamente al lancio, nel 2013, della Belt and Road Initiative (Bri, la Nuova Via della seta), e al piano made in China 2025 per l’egemonia tecnologica varato nel 2015, le aziende private hanno continuato come prima, si sono più o meno comportate come le loro concorrenti internazionali. Le prime sembrano dunque eseguire le indicazioni del Partito comunista, le seconde meno. Da qualche tempo, le analisi dei centri di ricerca si concentrano sempre più spesso sul modo di operare delle imprese cinesi. Uno studio appena pubblicato dall’Ifo di Monaco, uno dei think-tank più influenti della Germania, ha analizzato le acquisizioni dell’Impero di Mezzo dal 2002 al 2018. Se nel 2002 le imprese cinesi comprarono circa 40 aziende all’estero, le cose sono cambiate negli anni successivi e soprattutto dal 2013. In quell’anno le loro acquisizioni sono state 380, per un valore di otto miliardi di euro; nel 2015 sono salite a 520, per 17 miliardi (sono poi calate negli anni successivi a causa di problemi interni, di freni decisi dal governo e di opposizioni in alcuni Paesi target). L’elemento che accomuna le aziende pubbliche e quelle private in fatto di acquisizioni è che, ha calcolato l’Ifo, «in media, le imprese comprate da investitori cinesi sono sette volte più grandi in termini di asset delle aziende comprate da investitori di altri Paesi. Il loro rapporto di debito è del 6,5% più alto, la redditività al momento dell’acquisizione è vicina allo zero». La logica delle società cinesi, dunque, è in generale guidata più da un desiderio di espansione che non da ragioni di business (per queste ragioni, pagano le imprese che comprano meno della media del mercato). È però interessante notare che dal momento del lancio della Bri nel 2015 le aziende di Stato hanno aumentato le loro acquisizioni estere nei Paesi della Nuova Via della seta di un fattore pari a 0,103, mentre quelle private hanno ridotto l’attività di quel genere (sono invece attratte da investimenti in tecnologia e nei paradisi fiscali). Il presidente Xi ha parecchio lavoro da fare, per affermare e diffondere la sua strategia.