Lei, Laura, risulta essere il padre di suo figlio?
«Sì, questa era l’unica soluzione perché Edoardo non fosse un bambino senza documenti, un ragazzino di serie b, da quando è entrato in vigore il nuovo decreto ministeriale. Viene infatti abolito il termine "genitori", come si usava dal 2015, e si obbliga, nelle carte di identità valide per l’espatrio dei minorenni, a indicare in modo specifico i nomi e cognomi di padre e madre».
Perché si nasconde?
«Come tante coppie gay con figli adesso abbiamo paura che Salvini o chi per esso per guadagnare un pugno di voti modifichi le norme in modo che non possiamo più riconoscere i nostri figli. È assurdo: la politica è molto più indietro della società».
Cittadini molto più avanti dei politici?
«Guardi io faccio l’impiegata, mia moglie è commerciante, stiamo insieme da dodici anni felicemente. Il segreto? Ridere insieme, tanto rispetto e molta pazienza. Quattro anni fa grazie ad un donatore in Spagna sono rimasta incinta ed è nato nostro figlio. Due anni fa ci siamo finalmente sposate e in comune a salutarci c’era il paese intero, dal sindaco a tutti i compagni di scuola di Edoardo con i loro genitori. Una grande festa piena di risate, di allegria, un matrimonio come tanti. Per la gente della nostra cittadina, per i genitori dei compagni della materna noi siamo una coppia come le altre, che partecipa alla vita quotidiana e sociale. Mai state discriminate, mai un problema per il fatto di essere una coppia di mamme».
A scuola come va?
«Le maestre sono eccezionali, in classe leggono Piccolo uovo, un libro per bambini sui tanti tipi di famiglia che possono esistere.
Edoardo poi sa tutto, sa che non ha un papà ma due mamme, sa che desideravamo tanto un figlio e un signore gentile e sconosciuto ci ha aiutate a metterlo al mondo».
Rapporti con le famiglie "tradizionali?"
«Chi sono? Io sono figlia di una coppia di divorziati, ho altri fratelli nati dal secondo matrimonio. All’inizio mio padre forse ha faticato un po’ ad accettare la mia vita, forse voleva un genero, ma adesso siamo una vera famiglia, allargata, affettuosa. È l’amore che secondo me crea la famiglia.
Comunque abbiamo amici, siamo delegate di classe e tutti partecipano alle feste di nostro figlio».
Come è andata in comune?
«Siamo state sfortunate, avevamo l’appuntamento prenotato da tempo, solo che è capitato il primo giorno in cui è entrato in vigore il decreto voluto da Salvini per fini elettorali».
Come siete state trattate?
«Noi eravamo preoccupate, ma più imbarazzati di noi erano i dipendenti dell’anagrafe che non sapevano bene come fare, come comportarsi. Anche per loro era la prima volta. Ci hanno aiutate, ci hanno capite. Sono stati gentilissimi, comprensivi».
Cosa hanno fatto gli impiegati?
«Hanno semplicemente preso i nostri dati ufficiali registrati dall’anagrafe e li hanno inseriti nei moduli prestampati già previsti con le diciture padre e madre. E così visto che il bambino ha il mio cognome, quando è nato non ero sposata ma mamma single, automaticamente sono finita nella casella padre».
Centinaia di coppie gay in attesa dei documenti?
«Sì prima o poi tutte dovremo rifarli man a mano che i bambini crescono. Siamo impauriti e scandalizzati. Troviamo questa innovazione una inutile malvagità: tratta i figli degli omosessuali come fossero di serie B. E pensare che avevo votato Lega».
Lei ha votato Salvini?
«Sì e no. Avevo votato Lega ma quando ero ragazzina e c’era la Pivetti. Io mi sento italiana, amo il mio paese, lavoro pago le tasse ma con tutto quello che c’è da fare per aiutare l’Italia, era questa la priorità? Una cosa è sicura, ricorreremo contro una norma ingiusta e che discrimina».