la Repubblica, 11 aprile 2019
La lirica di Orbán
A volte il razzismo invade anche la vita culturale delle piú vivaci metropoli europee. Nella capitale ungherese soltanto adesso intellettuali e artisti hanno trovato il coraggio di denunciare che alla gloriosa Opera di Budapest, “Porgy and Bess” di George Gershwin, ambientata nel mondo degli afroamericani, viene rappresentata da un anno solo con cantanti e artisti bianchi. Ciò contraddice nel modo piú assoluto le volontà anche testamentarie di Gershwin. Il direttore dell’Opera, Szilveszter Okovacs, è un grande amico del premier sovranista Viktor Orbán, il piú creativo tra i leader politici xenofobi edeuroscettici nella Ue.
Emerso lo scandalo, Okovacs ha cercato di correre ai ripari. Per cui 15 tra i 28 artisti che compongono la troupe della rappresentazione di “Porgy and Bess” hanno ceduto a pressioni e si sono dichiarati afroamericani, pur essendo bianchi e magiari. È la seconda volta in che l’Opera di Budapest fa discutere. L’anno scorso tolse dal suo cartellone la versione lirica di Billy Elliott, perché «incoraggia ai gay». «Dove avrei trovato 28 artisti di colore in Ungheria?», si difende Okovacs. Orbán si presenta ogni giorno come «l’ultimo baluardo europeo contro barbare culture portate dalle ondate di migranti».