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 2019  aprile 11 Giovedì calendario

Intervista a Gino Paoli

C’è un signore di 85 anni che vive (bene) con una pallottola nel cuore e che se ci si mette - e ne ha voglia - dà ancora punti a figli e nipoti d’arte. Queste quattro stagioni di Gino Paoli sono l’uovo di Colombo per una ripresa di creatività che si regge su pochi ingredienti: per prime, parole scarne sull’eterno tema dell’amore, si alzano con una poesia lieve, aerea, eterna. Ci vuole una maestria fuori dal comune, e anche certo un mestiere consumato, per scrivere così. L’album Canzoni interrotte che esce il 19 aprile, è fatto di schizzi d’autore radunati con i nomi di ciascuna stagione, ma capita che spesso suonino come suites, in un flusso ininterrotto intorno a un tema. Così Ginettaccio festeggia 60 anni di musica. C’è l’amore, c’è l’andare per mare come metafora della vita; Inverno è certo la vecchiaia, ma parla di futuro e si fa beffe persino della morte. Per Paoli non è giusto morire sani, e canta: «Voglio morir malato/d’amore e di poesia/e anche di bronchite/perché fumo». 
A sostenere l’operina in quattro tempi, il meraviglioso pianoforte di Danilo Rea che è anche arrangiatore, e i prodi componenti della Roma Jazz String Quartet. Agli inediti si accompagna un secondo album, I Ricordi, con alcune sue perle e pezzi inattesi, come Ritornerai dell’amico Bruno Lauzi, e naturalmente Sapore di mare e Senza fine, con l’accompagnamento di un trio di musicisti di razza del jazz: Rita Marcotulli, Ares Tavolazzi e Alfredo Golino. Ci saranno concerti per ascoltarlo: il 12 maggio a Roma, il 13 luglio a Umbria Jazz, il 18 ai parchi di Nervi in Genova, sotto casa sua.
Caro Gino, è una bella sorpresa sentire che lei ha ancora voglia di sperimentare.
«È normale per un artista degno di questo nome, continuare tutta la vita a cercare. C’è stato proprio un big bang: basta con la canzone ovvia, sempre la stessa; liberiamoci e facciamo altro. È un metodo essenziale perché interrompi quando hai detto quel che volevi dire. È tutto qui».
Chiave di lettura delle sue quattro stagioni?
«È il ciclo della vita. Ognuna sembra definitiva, in inverno sembra tutto chiuso invece viene la primavera. Per tutto è così, sembra finito ma si ricomincia. Ogni fine ha in sé un nuovo inizio, ogni inizio ha in sé una fine. E con l’età, è normale che uno tenda all’essenziale».
C’è un’idea di immortalità dentro questi concetti.
«L’eternità della natura, della quale noi facciamo parte. Per questo non credo neanche alla morte, è solo una stagione alla quale ne seguirà un’altra. Abbiamo paura perché non sappiamo che cos’è, ma bisogna guardare fuori invece che la tv».
Lei si è appassionato ai social?
«Non partecipo quasi a niente. Non guardo la tv da 10 anni, solo i telefilm. I social non so cosa sono. Guardo Facebook la mattina, e il TG24 dove ci sono le notizie,senza opinioni».
Segue i fenomeni giovanili? Loro sono abituati, a questo universo
«I giovani che vedo danno i sintomi che si sono rotti: dicono basta con la plastica, basta con le stupidaggini. Sono specifici. Il consumismo è scoppiato, loro se ne sono già accorti».
La sua amica e coetanea Ornella Vanoni si diverte in tv
«Lei dice: alla mia età posso fare tutto. Si sfoga. Ha sempre avuto una vena comica forte, ma la nascondeva. Adesso se ne frega, le piace stupire».
Come si trova in questo mondo che ci ospita?
«Non mi ci trovo per niente, non mi trovo con il rancore la rabbia la cattiveria l’invidia. Non ho mai avuto invidia né competizione».
Lei che si pensa anarchico, e dice né Dio né padroni, che cosa pensa di Papa Francesco?
«È furbissimo, dice le cose che la gente vuol sentirsi dire. Nella chiesa non lo possono vedere, come tutte le star desta invidia, e le azzecca tutte».
Il secondo album del doppio cd «Appunti di un lungo viaggio» s’intitola «I ricordi». Come ha scelto fra le sue canzoni più famose.
«È una specie di commemorazione, come se dicessi: guardate che ho fatto anche queste e sono bravo. Non ne ho scelta manco una, si è mossa la famiglia, gli amici, i collaboratori». 
Lei vive sempre a Genova. È ottimista sul futuro?
«C’è stato un momento a Genova dove un ragazzo ha tirato una pietra contro gli austriaci. Balilla ha cambiato tutto. Genova è una città ferita e spezzata in due. Ma questi stanno lavorando bene, più alla svelta possibile. Mi fido, sulla viabilità han fatto molto, zitti zitti fanno. Mi va benissimo».