La Stampa, 11 aprile 2019
Intervista a Ignazio Marino: «Pd rovinato da Renzi»
Il tempo passa ma l’uomo resta irriducibile alle regole del “sistema”: dopo che la Cassazione gli ha restituito tutto intero il suo onore, le tv lo cercano per averlo in studio, ma il professor Ignazio Marino rimane su “Marte”: «La tv? Sono a Filadelfia. non tornerò in Italia prima di Pasqua, ho i miei pazienti da seguire». Dopo l’assoluzione, l’ex sindaco di Roma è diventato un eroe del web, ma Matteo Renzi e Matteo Orfini tengono il punto: Marino cadde non per colpa degli scontrini, ma perché incapace e lui risponde con freddezza: «Non conosco bene Renzi ma a me appare un egocentrico: ha distrutto il Pd e, con il Patto del Nazareno, ha condannato tutto il centrosinistra. Consentendo così alla destra populista della Lega di arrivare al governo senza alcuna opposizione».
Perché Renzi la delegittimò?
«Su Roma era mal consigliato da referenti di un Pd locale che il ministro Marianna Madia definì “un’organizzazione a delinquere sul territorio”. Renzi non sapeva, e non sa nulla della Capitale. Non se ne è mai interessato, non ha mai chiamato il sindaco per chiedere spiegazioni sul trasporto pubblico o sui rifiuti. Si è persino negato al telefono quando lo chiamai, dopo che alcuni membri del Pd romano erano stati arrestati. Poteva essere di aiuto, non lo ha fatto. Ha preferito ascoltare Orfini e compagnia che poi hanno perso le elezioni».
Iniziò da Roma la deriva che portò alla sconfitta nazionale del Pd?
«Il Pd a Roma era già stato sconfitto dopo che due elettori su tre mi scelsero come sindaco. Il Pd di fatto era all’opposizione contro la nostra giunta. Certamente quanto accadde a Roma ha aperto una voragine e allontanato un larghissimo numero di elettori anche nel resto d’Italia. Elettori che hanno una coscienza molto attenta e critica e non potranno fidarsi più di questo Pd».
L’inchiesta a suo danno fu aiutata da una manina politica?
«È plausibile pensare che dietro all’inchiesta vi sia stato chi ha fornito informazioni false. Oltre all’inchiesta c’è stato altro: lettere con proiettili, un piccione con la testa mozzata dinanzi a casa, le minacce alla mia famiglia, le campagne denigratorie di quasi tutta la stampa».
Quando lei cadde, i notabili del Pd tacquero, ma nelle scorse ore Zingaretti ha fatto un comunicato affettuoso. Apprezzato?
«Non sento Zingaretti dal 2015. Come Presidente della Regione avrebbe potuto fare moltissimo per Roma. Penso ai trasporti o alla gestione dei rifiuti. Ad ogni modo, i compagni (in senso lato) leali si riconoscono perché ci stanno a fianco sempre, anche nei momenti difficili. Certamente non ricordo un suo sostegno al momento in cui il Pd decise di andare da un notaio per far cadere la Giunta».
Continuano a dire di lei: onesto, ma non all’altezza. Immagine distorta o lei ci ha messo del suo?
«Certamente non ha aiutato contrastare il dominio di Manlio Cerroni, il Signore dei Rifiuti a Roma da decenni e che, come egli stesso affermò, aveva convissuto bene con tutti i sindaci che mi avevano preceduto. O la lobby dei camion bar, e neanche selezionare i manager delle aziende municipali sulla base del curriculum e non dell’appartenenza ai partiti; ostacolare la speculazione edilizia a Tor Vergata con il progetto delle Olimpiadi, battersi per i diritti civili. In 28 mesi mi sono guadagnato tanti nemici e il tempo non è stato sufficiente per incidere in profondità e far percepire a tutti i cittadini un cambiamento tangibile».
Cosa non funziona nell’amministrazione Raggi?
«Io ormai sono tornato a vivere negli Stati Uniti, a lavorare nel mio Ospedale e nella mia Università. Mi pare unanime il giudizio sul degrado progressivo, sulla decadenza, sull’incapacità di chi la amministra e sulla mancanza di visione e strategia da parte della sindaca. Anche l’onestà, tanto decantata, appare piuttosto traballante».
Tornerà a far politica?
«Una delle decisioni più felici della mia vita è stato tornare ad esercitare la mia professione. Essere vicino alle persone nel momento della malattia e avere il privilegio di insegnare ai medici di domani è il mestiere più bello del mondo. La sentenza per me un sollievo, ma resta la ferita per questi anni di fango subito ingiustamente. L’impegno civile non è passato, ma si può fare molto anche stando fuori dal circo della politica».