Avvenire, 10 aprile 2019
Il crollo dell’olio in Puglia
La Xylella, oltre a devastare gli ulivi, sta mettendo in ginocchio anche i frantoi. Uno dei più importanti settori del Mezzogiorno si trova ad affrontare una crisi senza precedenti, acuita anche dalle gelate dello scorso anno.
Il grido d’allarme arriva dalla Coldiretti Puglia, che traccia un quadro a tinte fosche per gli impianti dove vengono lavorate le olive fino a ottenere il pregiatissimo olio extravergine: nei prossimi 12 mesi rischiano di chiudere oltre 250 frantoi nel Leccese e almeno 120 tra le province di Brindisi e Taranto. Il crollo della produzione del cosiddetto oro giallo, che nell’ultima campagna olearia ha raggiunto il 65% fino a punte del 90%, è l’altra faccia inquietante della stessa medaglia. In Puglia ci sono circa 939 frantoi oleari, che lavorano 53 varietà di olive, distribuiti in tutte le 6 province: Bari (228 frantoi attivi), Lecce (251), Brindisi (143), Foggia (136), Barletta- Andria-Trani (84) e Taranto (97). Per molti di loro l’attività molitoria si è drasticamente ridotta, causando la forzata chiusura con 2 mesi di anticipo per mancanza di prodotto che poi ha creato notevoli ripercussioni sull’occupazione.
La perdita in termini di prodotto lordo vendibile ha raggiunto i 400 milioni di euro, secondo le stime della Coldiretti. Il Salento, maggiormente colpito e flagellato dalla Xylella, continua a pagare un prezzo pesante. La perdita progressiva della produzione lorda vendibile è passata dai 50 milioni di euro della campagna 2016-2017 ai 300 milioni di euro del 2018-2019. I frantoi cooperativi, aziendali e industriali, hanno registrato un calo del quantitativo di olive molite del 50% (2016-2017), del 75% (2017-2018) e del 90% nella campagna 20182019, con l’equivalente crollo del fatturato e la riduzione del personale impiegato del 90 %, oltre al danno stimato per difetto al patrimonio olivetato di un miliardo e 200 milioni di euro.
«Vanno immediatamente snellite le procedure per espianto e reimpianto delle essenze, garantendo misure straordinarie a sostegno dei frantoi
e del lavoro – ha dichiarato il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia –. È necessario che i 400 milioni stanziati dal ministero per il Sud con delibera Cipe arrivino realmente ed esclusivamente ad olivicoltori, frantoiani e vivaisti».
Ma la lente d’ingrandimento del mondo olivicolo pugliese si è ora spostata soprattutto sul decreto per le emergenze approvato dal Consiglio dei Ministri e pubblicato con una ventina di giorni di ritardo: «Per il momento è una scatola vuota – sottolinea Muraglia –. Facciamo appello alle commissioni e ai parlamentari per riempirlo di contenuti e risorse prima della conversione in legge. Nulla è previsto per il Salento, dichiarato zona infetta dove non c’è obbligo di espianto. Inoltre gli olivicoltori devono fare le analisi a spese proprie per dimostrare che gli ulivi secchi sono affetti da Xylella e poi attendono anni per avere le autorizzazioni all’eradicazione a causa di vincoli paesaggistici e idrogeologici nazionali che il decreto legge avrebbe potuto superare, divenendo lo strumento operativo del Piano Centinaio, approvato il 13 febbraio scorso in Conferenza Stato-Regioni».
Alcuni agricoltori salentini hanno scelto la strada del reimpianto, affidandosi a specie resistenti al batterio della Xylella per tentare di rigenerare il patrimonio olivicolo. Purtroppo, la lenta rinascita degli ulivi viene continuamente minata dalla criminalità che imperversa nelle campagne pugliesi. Nelle ultime settimane sono aumentati i furti di piante di Favolosa e Leccino messe a dimora da poco. Raid notturni che gettano nello sconforto gli olivicoltori leccesi, impotenti di fronte al perpetrarsi degli atti vandalici. Ma, gravi episodi criminosi si registrano anche nei vitigni. La Coldiretti chiede una maggiore presenza delle forze dell’ordine e persino dell’esercito nelle campagne, invocando l’intervento diretto del ministro dell’Interno, Matteo Salvini.